Med. - Condizione patologica dovuta a un lungo periodo di insufficiente (
m.
da carenza) o eccessiva (
m. da eccesso) o non equilibrata (
m. da
squilibrio) alimentazione. Può raggiungere quadri più o meno
gravi, passeggeri o duraturi, ed è notevolmente diffusa nel mondo in
forma lieve o spiccata. Si parla di
m. primitiva, in rapporto al tipo di
alimenti ingeriti a seguito di tradizioni, abitudini, disponibilità
economiche, ecc., e di
m. secondaria, in rapporto a lesioni di apparati
diversi che ostacolano l'ingestione, l'assimilazione e il metabolismo degli
alimenti stessi. La
m. da carenza può essere legata a
insufficiente apporto di tutti i principi alimentari (
m. calorica) o di
uno di essi (
m. proteica o
glucidica o
lipidica);
può inoltre conseguire anche a stati più o meno gravi di
avitaminosi. È la forma più diffusa di
m., specialmente nei
Paesi sottosviluppati, e si manifesta con l'insorgere di malattie tipiche come
rachitismo, beriberi, scorbuto, ma anche indebolimento fisico e psichico. In
tali condizioni il soggetto è impossibilitato a lavorare o a
intraprendere qualsiasi attività, pertanto la malattia ha anche una forte
valenza sociale. La conseguente debilitazione dell'organismo espone inoltre il
soggetto al rischio di contrarre più facilmente altre malattie,
minacciando quindi la sua stessa sopravvivenza. In molti casi risulta difficile
diagnosticare la
m. da carenza perché la sintomatologia non
è sempre evidente e varia a seconda della causa specifica della malattia:
ad esempio la
m. calorica provoca una forte perdita di peso e atrofia
muscolare mentre nella
m. proteica insorgono edemi e anemia. La
m.
da eccesso è, al contrario, tipica dei Paesi più ricchi nei quali
l'alimentazione esagerata e non equilibrata provoca obesità e affezioni a
danno degli organi del ricambio (prime fra tutte il diabete e la gotta).