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Maledizione.

Il maledire; l'essere maledetti. ║ Per estens. - Rovina, sciagura. ║ Parole e gesti con cui si invoca su qualcuno il male o il castigo divino. Tutte le grandi civiltà antiche rivelano l'importanza attribuita alla m. e il terrore da essa suscitato, nonché la grande potenza attribuita alla parola stessa. Già nel poema babilonese della creazione il tema della m. è largamente presente, come lo è nelle narrazioni bibliche. Anche nella teologia dei Sumeri, degli Egizi e dei Fenici alla parola è riconosciuta la facoltà di creare e di distruggere. La potenza della m. è presente anche nella concezione religiosa greca che la raffigura nelle Erinni, in origine personificazione della nuvola tempestosa apportatrice di malattia e di morte. Lo stesso termine Erinni (o Arai), indicava l'imprecazione e la m. inevitabile per il designato. Su gran parte delle tabulae defixionis trovate in territorio latino, la m. è accompagnata dall'invocazione al dio sotto la cui protezione è posta la benedizione o la m. Particolarmente ricco di m. fu anche l'antico mondo germanico e gli stessi combattimenti erano preceduti da m. lanciate contro i nemici. Poiché le ricchezze di molte famiglie erano conservate nelle tombe, molte antiche m. erano connesse alla difesa di queste, spesso colme di suppellettili e di monili di grande valore. La loro conservazione era assicurata dalle numerose formule di m. che vi si incidevano contro gli spogliatori e i profanatori. Imprecazioni terribili erano incise anche sui kudurru babilonesi, le pietre terminali, contro chi osasse spostarle, mutado i confini delle proprietà. Anche negli antichi codici di leggi il diritto era salvaguardato dalle imprecazioni. La stessa malattia era considerata nell'antichità e presso i popoli a cultura arcaica, dovuta non a cause naturali, ma come conseguenza di un maleficio. Di qui varie formule di esorcismo, destinate a liberare la persona colpita dal maleficio.