Regione esterna della Terra nella quale si risente l'azione del campo magnetico
terrestre, limitato a una distanza di 10 raggi terrestri (circa 64.000 km) dalla
parte del lato illuminato della Terra. Dalla parte della faccia non illuminata,
invece, la
m. si estende come la coda di una cometa a considerevoli
distanze, forse a diverse unità astronomiche. Il quadro della
m.
è complesso. Per esempio, il vento solare, che viaggia a velocità
di 350-700 km/s, quando raggiunge la
m. ne disturba la zona confinante.
Perciò si hanno tre regioni: la cavità geomagnetica e lo spazio
interplanetario, dove il campo è relativamente stabile, e una zona di
transizione di turbolenza magnetica, dove il vento solare interagisce con la
m. La prima prova sperimentale diretta di una correlazione fra fenomeni
geomagnetici rivelati sulla Terra e fenomeni magnetici localizzati nello spazio
Terra-Sole si è avuta dalle rilevazioni effettuate durante il volo della
sonda spaziale
Pioneer V (1960). Durante il volo il
Pioneer V
incappò in una nuvola di plasma che ha elevato notevolmente il valore del
campo misurato. In corrispondenza, sulla Terra si è avuta una tempesta
magnetica e nei raggi cosmici si è rivelato un effetto Forbush,
cioè un improvviso abbassamento di intensità. Alla
m. si fa
risalire l'origine delle fasce di Van Allen in quanto essa ha la
proprietà di catturare le particelle vaganti nello spazio e di
concentrarle secondo strati ben delimitati. In questo senso, risultati di
notevole importanza si sono ottenuti con la serie di satelliti Explorer (X, XII,
XIV e XVIII) ai quali sono seguiti gli IMP 2 e 3.