Parte della fisica che studia i fenomeni legati al campo magnetico e gli effetti
che questo ha sulla materia. La scienza del
m. ebbe origine
dall'osservazione che certe pietre (magnetite) attraggono pezzetti di ferro. Il
termine
m. deriva dalla zona di Magnesia nell'Asia Minore, una delle
località nelle quali furono trovati i suddetti minerali. Questi prendono
il nome di
magneti naturali e si distinguono dai
magneti
artificiali che si ottengono sottoponendo pezzi di ferro dolce all'azione di
campi di induzione magnetica, generati da corpi già magnetizzati o da
correnti elettriche. Nella seconda metà del XVIII sec. ebbero inizio i
primi studi quantitativi di
m., che portarono Coulomb alla scoperta della
sua legge (V.
COULOMB, CHARLES AUGUSTIN). Qualche decennio più tardi S.D.
Poisson costruì le basi della magnetostatica applicando la teoria del
potenziale allo studio delle forze che si esercitano fra corpi magnetizzati. Nel
1820 Oersted fu il primo a scoprire che una corrente in un filo può
produrre effetti magnetici, sostanzialmente può cambiare l'orientamento
di un ago magnetico. Questa importante scoperta contribuì a collegare le
scienze, fino allora separate, del
m. e dell'elettricità. Le
ricerche di Oersted vennero proseguite da A. M. Ampère e da M. Faraday.
Le leggi generali sull'elettromagnetismo trovarono infine sistemazione nel
Trattato sull'elettricità e il m. di J.C. Maxwell. Le leggi di
Maxwell però descrivevano soltanto il comportamento macroscopico delle
sostanze elettriche e magnetiche senza collegarlo alla natura delle sostanze
stesse. Lo sviluppo della fisica atomica e, in particolare, della meccanica
quantistica hanno consentito lo studio più particolareggiato dei fenomeni
magnetici e la scoperta di nuove importanti proprietà. ║ Fin
dall'antichità esistono in natura dei minerali che oltre ad attirarsi o
respingersi mutuamente, attirano il ferro e questo e altri corpi (detti
ferromagnetici) posti a contatto con la magnetite o portati nelle sue vicinanze,
acquistano le medesime proprietà; si dice allora che questi corpi si
magnetizzano e tale nuovo stato può essere temporaneo (ferro) oppure (per
certi acciai) durevole. È inoltre noto che il fenomeno più
caratteristico che si manifesta sempre e ovunque si abbia movimento di cariche
elettriche è quello dell'azione deviatrice sull'ago di una bussola posta
nelle vicinanze; inoltre, tutte le volte che un conduttore in cui fluisce
corrente elettrica viene portato in prossimità di un magnete naturale o
di un magnete artificiale oppure di un secondo conduttore anch'esso percorso da
corrente elettrica, si manifestano mutue azioni di forza tra i sistemi
contrapposti. Possiamo riassumere quanto detto dicendo che un conduttore
percorso da corrente e un magnete (naturale o artificiale) danno luogo, nello
spazio circostante, a un nuovo stato di cose che chiamiamo
campo
magnetico, la cui presenza è rivelabile mediante le azioni deviatrici
che si esercitano su aghi magnetizzati o le azioni di forza che si esercitano su
circuiti elettrici chiusi. L'ago della bussola (e più in generale
qualunque corpo magnetizzato) può essere caratterizzato mediante due poli
magnetici: nord e sud. I poli di corpi magnetizzati diversi si respingono o si
attraggono, mostrando una dualità di comportamento che ricorda quella
delle cariche elettriche: poli magnetici eteronimi si attirano mentre poli
magnetici omonimi si respingono. Ma se si spezza in due un magnete, le due
polarità non si separano: infatti, sulle due parti della linea di rottura
si formano due poli opposti e si ottengono due magneti più piccoli,
ciascuno con i propri poli nord e sud. Così, mentre è possibile
separare le cariche elettriche positive da quelle negative, non è
possibile, comunque si suddivida un corpo magnetizzato immerso o meno in un
campo magnetico, separare i poli nord dai poli sud. La inseparabilità dei
poli nord e sud è una delle caratteristiche più salienti dei
fenomeni magnetici ed è indice di una maggior complessità che si
riflette sia sul piano operativo che su quello interpretativo. ║
Campo
magnetico: nello spazio circostante un magnete (come anche nel magnete)
agisce un campo magnetico rappresentato visivamente mediante
linee di
forza che si chiudono attraverso il magnete. È necessario associare
alle linee di forza un verso (
vettore di campo): il polo Nord è la
loro sorgente rispetto allo spazio esterno. Nell'immediato intorno di un magnete
molto lungo le linee di forza escono in tutte le direzioni approssimativamente
rettilinee; l'intensità del campo, e quindi l'azione su un polo di un
altro magnete dello stesso tipo, a distanza r, è proporzionale a
1/r² (
legge di Coulomb). L'intensità del campo di un piccolo
magnete di momento pd (momento = intensità del campo p X distanza d fra i
due poli), a distanza r maggiore di d, è proporzionale a pd ·
1/r
3. Un magnete completamente libero di muoversi subisce in un campo
magnetico H un momento magnetico angolare meccanico pd · H senφ, se
l'asse del momento magnetico pd forma l'angolo φ con la direzione del
campo. Il momento angolare è nullo se (φ = 0) magnete e campo sono
paralleli. I campi magnetici sono prodotti con magneti permanenti,
elettromagneti o
solenoidi. Campi di massima intensità si
ottengono con magneti a ferro di cavallo. Il campo magnetico di un solenoide
(una lunga bobina arrotolata in una o più posizioni) percorso da una
corrente di i Ampère ammonta nella parte mediana ad H = Ni/l amperspire
(N numero delle spire, l lunghezza del solenoide), negli estremi a un valore
uguale esattamente alla metà di questo. Ricordiamo inoltre che ogni
spazio in cui agisce un campo magnetico contiene energia magnetica di campo; la
densità di energia (energia per cm²) nel vuoto è
proporzionale ad H². ║
Effetti del campo magnetico sulla
materia: tutti i fenomeni magnetici si basano, secondo le nostre concezioni
sulla struttura della materia, sul fatto che ogni atomo si può
considerare come un insieme di microscopici circuiti elettrici, costituiti dagli
elettroni in rapidissimo movimento intorno al nucleo. A seconda della
disposizione degli elettroni negli atomi, nelle molecole, nei cristalli, si fa
distinzione fra
paramagnetismo, diamagnetismo e
ferromagnetismo.
Prescindendo da casi eccezionali, la forza esercitata da un campo magnetico su
corpi paramagnetici e diamagnetici ha un ordine di grandezza minore di quella
esercitata su sostanze ferromagnetiche. le proprietà magnetiche delle
diverse sostanze si possono riassumere nella relazione che intercorre tra i
vettori intensità di campo

e
intensità di magnetizzazione

. Tale legame
può essere studiato sperimentalmente mediante appositi dispositivi che
consentono la misura contemporanea di queste due grandezze. a)
Sostanze
diamagnetiche. L'intensità di magnetizzazione

risulta proporzionale al campo magnetico

e diretta in
verso opposto. La costante di proporzionalità è caratteristica
della sostanza impiegata e prende il nome di
suscettività
magnetica (χ); date le dimensioni di

e

essa è un numero puro e risulta negativa:

=
χ

. L'induzione magnetica

vale

= µ
0µ
r

, avendo indicato con µ
0 la
permeabilità magnetica relativa al vuoto e con µ
r = 1 +
χ la permeabilità magnetica relativa. Le permeabilità
magnetiche relative per le sostanze diamagnetiche sono minori dell'unità,
mentre la suscettività χ (negativa) è molto piccola in valore
assoluto (dell'ordine di 10
-5 –10
-6); l'esperienza
mostra che essa è indipendente dalla temperatura del materiale. b)
Sostanze paramagnetiche. L'intensità di magnetizzazione

è proporzionale a

e diretta nello
stesso verso. Anche in questo caso si può scrivere

=
χ

e

=
µ
0 µ
r 
. La
suscettività χ è positiva e piccola in valore assoluto
(dell'ordine di 10
-4 -10
-5). La permeabilità
magnetica µ
r è maggiore dell'unità. In entrambi i
casi considerati (sostanze dia e paramagnetiche) il coefficiente di
proporzionalità tra

e

si indica con
µ = µ
0 (1+χ) = µ
0 µ
r e
µ chiamasi
permeabilità magnetica del mezzo. c)
Sostanze
ferromagnetiche. Appartengono a questa categoria sostanze quali ferro,
cobalto, nichel e un grande numero di leghe costituite da questi elementi e da
altri. La magnetizzazione delle sostanze ferromagnetiche è un fenomeno
assai complicato, ancora oggi non interamente spiegato. Senza entrare nei
dettagli ricordiamo che esso consiste nell'orientamento dei momenti magnetici
elementari esistenti nell'interno della sostanza; ma questi momenti magnetici
elementari non sono quelli dei singoli atomi o molecole, ma piuttosto quelli di
aggregati di dimensioni microscopiche, costituite da un gran numero di atomi e
molecole (regioni o domini di Weiss): all'interno di ciascuna regione i momenti
magnetici-atomici sarebbero tutti paralleli e concordi, ma i momenti magnetici
delle diverse regioni sarebbero, in assenza di magnetizzazione, orientati a
caso. A costituire il momento magnetico di una regione di Weiss contribuirebbe
una forte interazione tra atomi adiacenti essenzialmente attraverso i momenti
magnetici propri di ciascun elettrone. In particolare, il fenomeno della
saturazione magnetica di un materiale ferromagnetico si spiega con l'ipotesi del
progressivo orientamento, sotto l'azione di un campo esterno crescente, dei
momenti magnetici delle microscopiche regioni di Weiss. Si raggiunge la
saturazione quando questi risultano tutti orientati, e il momento magnetico per
unità di volume non può evidentemente crescere ulteriormente. In
realtà il processo è alquanto più complicato perché
quando si magnetizza una sostanza ferromagnetica si hanno due effetti: uno
è l'aumento delle dimensioni delle regioni orientate nella direzione del
campo a spese delle altre che non lo sono; il secondo consiste nella
possibilità di ogni regione di ruotare rigidamente assumendo una
direzione più vicina a quella del campo. Le sostanze ferromagnetiche
perdono gradualmente le loro proprietà al crescere della temperatura,
comportandosi come sostanze paramagnetiche per temperature superiori a un certo
valore critico (punto di Curie), caratteristico di ogni sostanza. Le sostanze
paramagnetiche sono quelle per le quali il punto di Curie è molto al di
sotto delle temperature ordinarie. Per il ferro, invece, la temperatura di Curie
è intorno ai 1.000 °C. Nel caso di sostanze ferromagnetiche
µ
r e µ non sono delle costanti, come per le sostanze dia e
paramagnetiche, ma dipendono esse stesse da

. I corpi
ferromagnetici presentano, rispetto a molte proprietà fisiche, notevoli
particolarità, dette spesso
anomalie ferromagnetiche: calore
specifico, dilatazione termica, conducibilità elettrica e termica,
effetti termoelettrici. Il calore specifico delle sostanze ferromagnetiche
risulta la somma del normale valore termico e di una parte "magnetica": per le
sostanze ferromagnetiche è quindi maggiore del normale. All'avvicinarsi
alla temperatura di Curie il calore specifico aumenta fortemente, calando, oltre
la temperatura di Curie, al valore normale per gli altri metalli. La resistenza
elettrica specifica è fortemente diminuita nella zona ferromagnetica,
rispetto ai valori per gli altri metalli; il suo coefficiente di temperatura
cresce rapidamente fino alla temperatura di Curie per cadere poi al valore
normale. Un comportamento analogo presenta la conducibilità termica.
║
M. stellare: l'esistenza di intensi campi magnetici sulle stelle,
prevista già dal 1892 da Schuster, è stata accertata
sperimentalmente da Babcock all'osservatorio di M. Wilson nel 1947, mediante
misura dell'effetto Zeeman su sottili righe metalliche dello spettro di stelle
in rapida rotazione. Babcock ha potuto appurare la presenza di un campo
magnetico dell'intensità di 1.500 gauss al polo nelle stelle 78 Virginis
e γ Equulei. Il Sole possiede un campo magnetico con intensità media
di 1 o 2 gauss, ma ancora non perfettamente noto: in particolare non è
noto se esso sia variabile con il tempo. Sul Sole esistono però alcuni
campi magnetici locali, strettamente collegati all'attività solare,
associati alle macchie nel cui centro si riscontra il massimo di
intensità. Deboli campi magnetici si osservano prima che appaiano le
macchie e subito dopo la loro scomparsa. Lo studio dei campi magnetici solari
è quindi un mezzo più utile dell'osservazione visuale per rilevare
eventuali perturbazioni solari. Alcune stelle, le cosiddette
stelle
magnetiche, manifestano fortissimi campi magnetici con notevoli variazioni
periodiche. Oggi è accettata l'ipotesi dell'esistenza di un campo
magnetico interplanetario. Tale ipotesi è basata sul fatto che il
materiale continuamente emesso dal Sole è fortemente ionizzato e, in
quanto tale, ha la proprietà di trascinare con sé il campo
magnetico solare. Esiste anche un campo magnetico interstellare le cui linee di
forza passano per il piano della Via Lattea. Si rivela attraverso fenomeni vari
come, ad esempio, la polarizzazione che la luce di alcune stelle subisce
nell'attraversare lo spazio in cui sia presente un campo magnetico e granuli di
materia interstellare con esso interagente. ║
M. terrestre: la
Terra è sede di un campo magnetico dell'intensità, alla
superficie, di circa 0,5 gauss: la causa che produce questo campo si dice
m.
terrestre. La presenza del campo magnetico terrestre è rilevata
dall'orientarsi dell'ago magnetico lasciato libero di muoversi intorno a un
punto. La retta su cui si dispone l'ago magnetico è la direzione del
campo in quel punto. Il piano verticale passante per la direzione del campo
definisce con la sua intersezione con l'ellissoide terrestre il cosiddetto
meridiano magnetico. Gli elementi che definiscono il campo magnetico terrestre
in un luogo sono l'intensità (misurata dalla forza che agisce su un polo
N isolato di m · 1), la declinazione (angolo fra la direzione del campo,
cioè dall'ago magnetico, e il meridiano geografico) e l'inclinazione
(angolo fra la direzione del campo e il piano orizzontale). La distribuzione
dell'intensità è approssimativamente quella che produrrebbe un
opportuno momento magnetico posto al centro della Terra: l'asse di tale dipolo
ideale interseca la superficie terrestre in due punti opposti detti poli
magnetici. Il polo nord geomagnetico (che corrisponde al polo sud del dipolo) si
trova a 78°, 6 di latitudine e a 289°, 9 di longitudine Est.
L'identificazione del campo magnetico terrestre con quello del dipolo ora detto
è solo approssimativa e vale solo in media: ci sono infatti notevoli
deviazioni per cui il campo differisce da quello teorico originato dal dipolo
per valori che raggiungono 0,1 gauss. I luoghi in cui l'ago magnetico si dispone
verticalmente si chiamano
poli magnetici e si trovano l'uno a 74° di
latitudine e 101° di longitudine Ovest, l'altro a -69° e 143°
Est. L'intensità del campo magnetico terrestre appare essere diminuita
del 5% nel corso degli ultimi 100 anni. Oltre a tali variazioni secolari, il
campo magnetico terrestre presenta piccole variazioni giornaliere dei suoi
elementi (intensità, declinazione, inclinazione); quando queste
variazioni sono particolarmente accentuate prendono il nome di
tempeste
magnetiche. Queste interessano tutta la Terra pressoché
contemporaneamente e la loro durata è dell'ordine di un giorno. Per la
comprensione dell'origine del campo terrestre sono state discusse numerose
possibilità plausibili teoricamente, ma non si è giunti a nessuna
ipotesi in qualche modo sicura. Soprattutto è ancora aperto il problema
delle relazioni tra le variazioni secolari e questa questione fondamentale.
Possiamo accennare qui solo ad alcune considerazioni. Se il campo esterno
provenisse da una magnetizzazione uniforme di tutto il corpo terrestre, tale
magnetizzazione dovrebbe avere il valore di 0,075 gauss, un valore che solo
raramente si misura in singole rocce ferromagnetiche. L'ipotesi che solo la
crosta terrestre contribuisca al
m. terrestre, è da escludere
perché in tal caso la sua magnetizzazione specifica media dovrebbe essere
di 8 gauss. Un'altra ipotesi, che cioè il nucleo terrestre sia composto
di materiali ferromagnetici perché la temperatura di Curie sarebbe
fortemente aumentata a causa dell'alta pressione, escluderebbe la notevole
variazione secolare. D'altra parte la velocità della Terra è
troppo piccola di alcuni ordini di grandezza per provocare un'orientazione dei
momenti di spin e il formarsi di una componente parallela all'asse terrestre.
Oggi si pensa anche a conseguenze ancora completamente oscure di una differenza
nella velocità di rotazione della crosta e dell'interno della Terra; si
deve pensare anche al campo magnetico di correnti terrestri, a correnti
termoelettriche ed elettrochimiche e a effetti di induzione dovuti alle diverse
velocità relative di parti della Terra. Influenze esterne sul campo
magnetico terrestre si hanno dalla sovrapposizione al campo magnetico terrestre
del campo magnetico galattico, che agisce sul sistema galattico, e dai campi
magnetici delle correnti di elettroni (e ioni) provenienti specialmente dal
Sole. Questi ultimi danno origine alle già citate tempeste magnetiche. Il
campo magnetico terrestre presenta inoltre una variazione degli elementi del
m. terrestre con una periodicità di 11 anni, corrispondente al
periodo dell'attività solare.