Titolo di onore che si usava anticamente rivolgendosi a una donna o parlando di
essa; premesso a un nome proprio o ad altro titolo. ║ Per antonomasia, la
Vergine Maria, madre di Gesù, con tutti i suoi attributi. ║
M.
pellegrina: si dice di un'immagine della
M. che è portata di
parrocchia in parrocchia e di casa in casa per devozione. • Icon. - Il
culto della
M., il più diffuso e popolare di tutta la religione
cristiana, ha ispirato un numero elevatissimo di opere artistiche che risalgono
ai primi tempi del cristianesimo. L'arte bizantina se ne impadronì per
prima creando diversi generi iconografici come quello della
M. con
Bambino, in cui viene messa in particolare risalto la funzione della
M. come madre di Dio, della
M. in preghiera e della
M.
odigitria, ovvero raffigurata in piedi con il Bambino in braccio.
Quest'ultimo tipo è quello che venne dall'arte bizantina maggiormente
diffuso nell'arte russa e che si ritrova in numerosissime icone. Altri tipi meno
frequenti dell'arte bizantina sono la
M. che allatta e la
M. che dona
la vittoria, che fu ripreso anche dalla tradizione occidentale.
Nell'iconografia che si è sviluppata in occidente, il primo genere
iconografico che si ritrova è la
M. che partorisce il cui esempio
maggiormente importante è rappresentato da uno stupendo affresco di Piero
della Francesca che è conservato nella Cappella del cimitero di Monterchi
e che mostra la
M. affiancata da due angeli mentre indica il grembo con
la mano. Il tema forse più trattato dalla iconografia occidentale
è però la
M. con Bambino. Influenzata dapprima dalla
statica ieraticità dei dipinti bizantini, la pittura italiana ha poi
saputo infondere maggiore senso umano al genere, soprattutto con le opere di
Cimabue, Giotto, Duccio da Boninsegna e Simone Martini. Sempre nella pittura
italiana si trovano altri illustri esempi di soggetti di questo genere come la
M. Litta di Leonardo (Leningrado, museo Ermitage) e la
M. dello
svezzamento di Michelangelo da Caravaggio (Roma, museo di arte antica).
L'iconografia riguardante la
M. si arricchì anche di apporti
fiamminghi e della pittura renana con il genere della
M. del roseto
illustrato soprattutto da Stefan Lochner a Colonia. Dal Rinascimento al XVII
sec. la trattazione iconografica riguardante la
M. fu uno degli argomenti
preferiti dai pittori italiani. Ricordiamo tra le altre la
M. con il bambino
dormiente, opera di Andrea Mantegna (Milano, museo Poldi Pezzoli), la
M.
dei fiori di Leonardo (Monaco di Baviera, Pinacoteca), la
M. sistina
di Raffaello (Dresda), la
M. Campori del Correggio (Modena, Galleria
estense), la
M. del roseto, di Bernardino Luini (Milano, Pinacoteca di
Brera), la
M. col Bambino detta la
zingarella, del Tiziano
(Vienna), la
M. dal collo lungo del Parmigianino (Firenze, galleria degli
Uffizi) e la
M. del passero del Guercino (Londra). Un altro genere assai
comune è la
M. della misericordia, spesso raffigurata senza
bambino nell'atto di accogliere sotto il suo manto coloro che cercano protezione
da lei. L'esempio più famoso di questo genere è la
M. della
Misericordia di Piero della Francesca (Arezzo, Pinacoteca di Sansepolcro),
che fa parte del polittico omonimo dipinto su commissione della Compagnia della
Misericordia di Sansepolcro. Altra famosa
M. della Misericordia è
quella dipinta da Domenico Ghirlandaio nella chiesa di Ognissanti a Firenze.
Altro genere è quello della
M. del rosario, in cui la Madre di Dio
appare incoronata di rose dagli angeli oppure dai Santi del Paradiso. Di questo
genere si possono citare i dipinti di Dürer e di Van Dyek. Un genere
specialmente diffuso in Germania e nelle regioni renane è quello della
M. addolorata, del quale citiamo la bella
M. che si trova nella
chiesa della
M. de Las Angustías a Valladolid.