Il prodotto della macinazione; in particolare la farina ottenuta macinando il
grano. ║
Imposta sul m.: imposta sul raccolto del grano che, sulla
scia di una consimile tassazione in vigore precedentemente in diversi Stati
della penisola, fu approvata dal Parlamento italiano nel maggio del 1868 durante
il secondo ministero Menabrea. Questa tassazione, entrata in vigore il primo
gennaio 1869, era stata progettata da Quintino Sella fin dal 1862, ma la sua
messa in atto si era resa improrogabile dopo le forti spese sostenute per il
finanziamento della guerra del 1866 che aveva prosciugato le casse del pubblico
erario. Il governo contava, perché fosse resa esecutiva, sulla
passività delle popolazioni contadine ma, al contrario, la lotta per la
sua abrogazione cominciò quasi immediatamente. Le prime sollevazioni si
ebbero in Emilia e in Romagna dove vennero presi di mira soprattutto i mugnai.
Vennero distrutti diversi mulini sui quali erano stati applicati dei contatori
che rilevavano la quantità del grano
m. Successivamente i moti
assunsero carattere insurrezionale, soprattutto nelle province di Modena e
Reggio. Vennero occupati edifici comunali e assalite e saccheggiate numerose
questure. Il governo affidò la repressione della rivolta a reparti
dall'esercito comandati dal generale Raffaele Cadorna, il cui intervento
provocò centinaia di morti. Contemporaneamente veniva scatenata su scala
nazionale una grande campagna anticontadina durante la quale le popolazioni
delle campagne vennero accusate di essersi alleate con elementi dell'antica
feudalità per sabotare l'unità del Paese. L'impossibilità
di risolvere il problema della tassa sul
m. fu una delle cause che
portarono alla caduta dei governi della Destra (1876) e condussero la Sinistra
al potere. Il nuovo governo, capitanato da Agostino Depretis, suscitò
allora molte speranze, dal momento che aveva nel suo programma l'abolizione
della tassazione sul
m. Contemporaneamente a questa misura, Depretis
aveva progettato un vasto programma di ristrutturazione della pubblica
amministrazione che doveva servire a mantenere in pareggio il bilancio e ad
abolire la tassa sul
m. Questo piano incontrò però
l'ostilità del Senato (di nomina regia) che rifiutò il voto che
avrebbe abolito l'imposta. Questo rifiuto provocò un contrasto fra i due
rami del parlamento, che riuscì a essere sanato da Depretis soltanto con
la presentazione di un piano che prevedeva, per compensare l'abolizione della
tassa sul
m., l'aumento dell'imposta sugli spiriti, del dazio di entrata
degli olii minerali, della resina, dei proventi del lotto e delle concessioni
governative. L'abrogazione integrale della tassa era prevista per il 1884, ma la
legge fu approvata dai due rami del Parlamento già nel luglio del 1880.