(da
maccherone, inteso come cibo grossolano). Genere letterario italiano.
Proprio di un linguaggio artificioso, parodia del latino classico, composto da
parole latine e da parole italiane o dialettali latinizzate. ║
Poesia
m.: genere letterario nato in Italia, a Padova, nel XV sec. come pretesto,
forse esclusivamente goliardico, per una nuova vis comica. Gli accostamenti
imprevedibili di austere parole latine, e quindi di tutta una atmosfera aulica e
pretenziosa, con alcune grossolane espressioni popolari, creano un assurdo
stridore capace di sollevare una risata improvvisa. Certe verbalità
italiane sono latinizzate e altre espressioni latine vengono abilmente innestate
nel lessico volgare del tempo. L'origine prima delle composizioni in poesia
m. si fa risalire a Tifi Odasi, autore nel 1490 di una vera e propria
filastrocca in esametri, nata con il titolo eponimo di
Macharonea. Altre
opere in stile
m. sono il
Nobile Vigonze Opus, di anonimo e il
Baldus di Teofilo Folengo, una sorta di poema epico-cavalleresco che ebbe
il pregio più che altro di togliere le composizioni di questo tipo dalla
semplice aneddotica fine a se stessa, sovente gratuita nelle trame e
nell'invenzione lessicale. Questo tipo di esercitazione ebbe grande successo
nell'Italia settentrionale, soprattutto nel Veneto. In tempi più prossimi
ai nostri la poesia
m. ha avuto ancora qualche sparuto sostenitore (al di
fuori ovviamente dell'ambiente goliardico, presso cui ha continuato ad
attecchire). Nel XVII sec. spicca un Cesare Orsini, autore di una
Capriccia
Macaronica, che si può definire forse l'ultimo tentativo ufficiale di
fare della poesia
m. un genere letterario, sia pur inteso a livello di
espressione popolare.