(dal tedesco
Kunst: arte e
Wollen: volere). Termine coniato dallo
storico e critico d'arte A. Riegl per definire una sua particolare concezione
dell'espressione estetica in quanto volontà o intenzione d'arte. Le
teorie di Riegl affermano che lo sviluppo artistico non è direttamente
dipendente dall'evoluzione tecnica o dall'immediato contesto storico, ma dalla
volontà dello spirito creatore, negando le interpretazioni della
storiografia artistica legate al positivismo e al causalismo storico. Applicando
questa concezione all'arte medioevale, egli identificò un principio
comune all'arte paleocristiana e a quella bizantina in una particolare
dimensione creativa,
K., che, nettamente contrapposta a quella del
periodo classico-romano, crea un linguaggio del tutto autonomo dai canoni
estetici precedentemente fissati (un'indagine approfondita a questo proposito
è contenuta in una delle sue opere maggiori:
La produzione artistica
tardoromana del 1923). Per quanto attualmente del tutto superata, questa
teoria ebbe il merito di liberare la critica d'arte dai diffusi preconcetti che
dividevano la storia dell'espressione artistica in periodi alterni di positivo
sviluppo o di netta decadenza. Tra i critici che seguirono questa concezione
sono da ricordare Panofsky e Bettini.