Gruppo etnico africano stanziato nell'Africa orientale, nella regione che si
stende fra il monte Kenya, il Kilimangiaro e il lago Vittoria (sponda
orientale). Parlano la lingua bantu e sono separati dai loro vicini, i Masai, da
una pianura in parte arida e in parte ricoperta di fitte foreste; sono ottimi
agricoltori, molto abili nella costruzione di sistemi d'irrigazione per mezzo di
canali, nel disboscamento e nella preparazione dei terreni in pendenza,
comunissimi fra le colline separate da lunghe vallate che costituiscono il loro
territorio. Salvo i
K. guerrieri che amano nutrirsi con il sangue dei
bovini, gli altri elementi di questa grossa tribů sono vegetariani; il
bestiame viene ucciso solo in occasione di feste o di sacrifici propiziatori:
tuttavia il numero di zebů posseduti da un
K. è il simbolo
della sua ricchezza e quindi del rispetto che esso si merita. I
K. vivono
in capanne cilindriche a tetto conico: le loro armi sono simili a quelle dei
Masai e così gli ornamenti da guerra. Praticano la circoncisione e la
clitoridectomia. I morti vengono abbandonati nella foresta: solo i personaggi
molto importanti hanno diritto a una cerimonia funebre. I
K. divennero
notissimi per avere espresso il "movimento Mau-Mau", sorto come reazione
all'oppressione degli Europei. Tale organizzazione nacque sotto l'influsso di J.
Kenyatta e dei suoi collaboratori, che predicavano il recupero delle terre
invase dai bianchi e la fondazione di un governo indipendente. Grazie a
Kenyatta, gli scopi prefissi furono raggiunti nel 1963 quando il Kenya ottenne
l'indipendenza.