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Karinà.

Etnol. - Popolazione nomade del Venezuela stanziata nelle regioni del Nord-Est del Paese; i K. sono diretti discendenti degli antichi e feroci Caribe che abitavano, fino alla fine del secolo scorso, le zone che si stendono tra i fiumi Barama e Barima nella ex Guayana inglese. Attualmente i K. costituiscono alcune tribù che vivono di caccia, di pesca e della coltivazione di Juka (manioca), che rappresenta il loro principale nutrimento. La coltivano col sistema detto conuco, consistente nel disboscare un tratto di giungla bruciando la vegetazione e seminando la juka che, a maturazione, viene raccolta. In seguito la comunità si sposta per disboscare un altro tratto di giungla onde sfruttarne il terreno vergine. Come bevanda usano il cachirì, liquore ottenuto dalla fermentazione della manioca. Ogni gruppo tribale ha il proprio piache, lo stregone, che è una professione ereditaria; il piache cura gli ammalati con erbe o soffiando sulle ferite o sulle parti del corpo che dolgono. I K. pensano che un individuo muoia quando Canaima, il demonio, penetra nel suo corpo. I defunti vengono avvolti nella loro amaca e deposti, seduti, ai piedi di un albero, se si tratta di persone importanti; vengono posti nel cavo di un albero con i piedi e la testa sporgenti in fuori se si tratta d'individui comuni. Per due giorni di seguito i parenti portano al cadavere cibi vari e mantengono acceso un fuoco vicino ad esso; passati i due giorni, si appropriano della sua amaca e gli gettano sopra alcune manciate di sabbia di fiume; poi lo seppelliscono. A questo punto i parenti si spostano e cambiano zona. Gli uomini indossano un perizoma; le donne portano soltanto un guajuco, lembo di stoffa, che copre solo il davanti. I bambini girano nudi. Di tanto in tanto la tribù organizza delle feste notturne che sono delle vere e proprie orge sfrenate. L'unica divinità conosciuta dai K. è Canaima, il diavolo, che temono moltissimo.