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Fùnebre.

Che riguarda un defunto o le onoranze che si rendono ai defunti. ║ Fig. - Che richiama l'idea della morte; mesto; doloroso; lugubre. ● Etn. - Rito f.: le pratiche, le usanze, le cerimonie che, alla morte di un individuo, hanno luogo presso tutte le culture umane, sia presso gli uomini primitivi sia presso quelli civilizzati. Tali costumi rispecchiano, in genere, le necessità fisiche e culturali del gruppo sociale presso il quale si sviluppano; di conseguenza ci sono popoli che distruggono i cadaveri, nel timore che i morti - o le loro anime - abbiano a ritornare per nuocere ai vivi: ed altri che, invece, praticano un vero culto dei morti. Uno dei maggiori problemi dell'etnologia è appunto quello di studiare la particolare posizione di questo o di quel popolo e delle varie culture di fronte al fenomeno della morte, posizione che trae origine, di norma, dal modo di prendere in considerazione i defunti quali esseri capaci di malefici o come esseri benefici. Importanza, per l'etnologia, ha anche l'atteggiamento assunto dagli individui in presenza della morte o al suo avvicinarsi: i principali elementi da cui derivano i diversi comportamenti sono, in primo luogo, la credenza nell'aldilà, l'assistenza ai malati e, in particolare, ai moribondi, il modo di effettuare i funerali, il modo di trattare il cadavere, le usanze del lutto, il modo, da parte dei familiari o della comunità, di accettare la morte, il culto dei morti, le teorie sul suicidio. Da questo complesso di elementi hanno origine i vari riti f.: questi possono consistere nella veglia del morto, nei banchetti b., nelle cerimonie praticate per evitare al morto di far ritorno a casa quando è già stato sepolto, nei modi diversi di seppellimento o nella distruzione del cadavere, nel modo di vestire. Un rito f. comune ai Lapponi, per esempio, è quello dell'uccisione di una renna al momento della sepoltura; l'animale dovrebbe servire a sostentare il morto durante il suo viaggio della durata di tre anni per recarsi nell'aldilà. Ci sono popoli che sotterrano i morti facendo loro assumere una posizione rannicchiata come se fossero un feto nel grembo della madre; il rito sta a significare che essi stanno per tornare nel grembo della madre terra. I Parsi espongono i cadaveri nelle torri del silenzio affinché vengano liberati dalla carne ad opera degli avvoltoi; in questo caso il rito di esposizione è molto elaborato e in certe zone dura anche due o più giorni. Anticamente alcune tribù della Polinesia ponevano i loro morti in una canoa che poi veniva abbandonata al largo; elemento importante era il rito dei rifornimenti alimentari al quale partecipava tutta la tribù con offerte individuali; il cibo serviva al defunto per arrivare nel mondo delle tenebre. In Cina, dove il culto degli antenati è grandemente sviluppato, lo spirito dei defunti è sempre considerato pericoloso per i viventi, parenti compresi; perciò chi sta per morire viene portato con grandi cerimonie nella casa dei morti, lontano dalla propria abitazione: intorno al moribondo amici e parenti ne alleviano gli ultimi momenti cantando e suonando. Nella casa dei morti, una costruzione formata da telai di legno rivestiti di carta colorata, i parenti depongono tutto ciò che potrà essere utile al morto nella sua vita futura. Poi la casa viene bruciata perché si trasferisca nell'aldilà e possa servire da abitazione al defunto. Il desiderio d'ingraziarsi gli antenati fa compiere ai Cinesi singolari riti e caratteristiche cerimonie perché, se trattati bene, gli antenati diverranno i protettori della famiglia. Interessanti le usanze di certe tribù africane che, alla morte del capo, abbandonano il villaggio e per un lungo periodo di tempo non pronunciano più il proprio nome né quello del villaggio per timore di richiamare su di sé l'attenzione degli spiriti maligni. Anche il cannibalismo, un tempo praticato in certe regioni dell'Africa, della Melanesia, dell'America meridionale, aveva un significato rituale; il mangiare la carne del morto impediva a questi di esercitare poteri malefici e inoltre faceva acquistare le sue migliori qualità (forza, coraggio, intelligenza) a chi lo divorava. Riti propiziatori e purificatori vengono effettuati da molti popoli asiatici alla morte di un parente o di un amico; tali riti sono dettati dalla credenza che il defunto debba fare una lunga anticamera prima di poter entrare nel regno delle ombre. Tipico fra i vari riti del genere è quello praticato dai Kota dell'India meridionale, che bruciano il cadavere ma, prima che questo sia totalmente distrutto dal fuoco, ne prelevano un osso che verrà a sua volta bruciato insieme con tutti gli ossi sottratti alla cremazione dei morti durante l'anno; la cremazione generale ha luogo in un giorno prestabilito in cui il sacerdote dichiara quei morti finalmente liberi di lasciare la terra. Anticamente vari popoli del Mediterraneo orientale, durante un'importantissima cerimonia, ungevano con oli finissimi, dopo averli lavati, i cadaveri; la stessa usanza ha luogo anche oggi tra alcune popolazioni arabe. Nella Nuova Guinea, dove è diffuso il seppellimento in due tempi, la vedova secondo un antichissimo rito, deve indossare gli appositi ornamenti di lutto consistenti in bracciali e in collane di conchigliette e in una sottana di erbe. Tra gli indigeni brasiliani Crahò è uso, durante i funerali, partecipare a particolari danze col corpo disegnato a segni magici dipinti con vistose tinte vegetali. Tra gli Indù, le madri che hanno perso un bambino cantano lunghe nenie nelle quali elencano tutte le cose brutte della vita che la morte ha loro risparmiato. Una tribù dell'Amazzonia, quella degli Hopi, segue l'usanza di seppellire il morto lasciandogli tra le mani una canna o un bastone; questo deve sporgere al di fuori della tomba affinché l'anima del morto possa, seguendone la direzione, innalzarsi fino al paese degli spiriti. In India, la cremazione dei defunti posti su cataste di legna, segue precise regole. In Thailandia, dove pure viene praticata la cremazione, il defunto è posto in un sarcofago ma non sarà bruciato se non quando i monaci e gli astrologi, in seguito a riti particolari, giudicheranno esser giunto il momento propizio. Nell'Africa meridionale gli Hereo seppelliscono i morti con la faccia sempre rivolta a Nord, verso l'Omungavara, dove ha sede il mondo dei defunti; durante il seppellimento, chi partecipa alla cerimonia indossa vesti di color rosso, la tinta del lutto. Nell'antica Cina, quando moriva un principe od un potente personaggio i riti f. duravano parecchi giorni e vi partecipavano centinaia di persone, con vessilli, carri trainati da buoi sui quali si ergevano particolari torri di legno, sacerdoti indossanti maschere f. Una cerimonia assai suggestiva ha luogo in Siberia, presso i Coriachi, prima che si dia fuoco alla catasta di pali - in mezzo ai quali è stato deposto il cadavere - per procedere alla cremazione. Ma il rito più semplice, e forse il più commovente, viene praticato presso alcuni popoli eschimesi: quando un vecchio si sente prossimo alla morte si allontana, nottetempo, dal proprio igloo senza svegliare i parenti e, camminando sul ghiaccio, raggiunge un posto isolato in riva al mare; qui giunto attende serenamente di trasferirsi nel mondo degli spiriti.