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Furberìa.

L'essere furbo, ossia astuto, scaltro, accorto nel fare il proprio tornaconto e nell'evitare o riuscire a venir fuori da situazioni imbrogliate o pericolose. Furbizia è termine più astratto rispetto a f. e indica maggiore sottigliezza, più prontezza nel capire e nel realizzare. La f. non coincide che in parte con l'intelligenza che, nella sua forma più completa, trascende la sfera ristretta della f., e può anzi sussistere senza la presenza di alcuna forma di scaltrezza e di f. Difficilmente, invece, la furbizia può sussistere se non si appoggia a una certa intelligenza, anche se si tratta di una forma particolare di essa, posta interamente al servizio di finalità pratiche. La f. può quindi essere definita una forma d'intelligenza pratica, di guida istintiva per il conseguimento d'interessi individuali, di cui non sono privi neppure gli animali. L'accortezza e l'intelligenza del furbo sta anche nel conoscere i propri limiti e quelli della f. in sé. Questa, infatti, per lo più, si afferma sul terreno della sprovvedutezza altrui. Il vero furbo evita perciò di commettere l'imprudenza di spingersi su un terreno che non gli è congeniale, perché in tal caso, qualora sopravvaluti le possibilità di manovra e di affermazione della propria f., rischia di trasformare questa in stupidità.