Termine introdotto per indicare quegli oggetti appartenenti alla categoria del
disegno industriale che costituiscono un a sé rispetto a quelli
di
serie, generalmente accettati dal più vasto pubblico. Il fenomeno del
f. è stato presentato spesso in contrapposizione a quello della
moda. Mentre questa costituirebbe un conformarsi ad alcuni dettami del
gusto corrente, il
f. costituirebbe un non conformarsi. Alcuni studiosi,
tra cui Gillo Dorfles (
Il disegno industriale e la sua estetica, 1963),
contestano la validità di tale contrapposizione, rilevando che il
f. non rappresenta un non-conformarsi rispetto al gusto generalmente
accettato, in quanto il fatto di volersi distinguere dal prossimo mediante
l'adozione di un oggetto, sia esso un'automobile, un abito, un mobile, un
oggetto decorativo o altro, inusitato o accessibile, per il suo costo, a una
ristretta
élite, non significa un non-conformarsi, ma è
quasi sempre un'accettazione ancor più specifica ed esaltante di quella
delle masse, insomma "un conformismo dell'anticonformismo". L'oggetto
f.,
infatti, non va contro la moda o lo stile del momento, anzi li asseconda e
spesso li esaspera. Rileva il Dorfles che le carrozzerie delle automobili di
Pininfarina, Bertone, Ghia, rappresentano "soltanto un genere che porta alle sue
ultime conseguenze la “linea” divenuta di moda e la rende più
duttile ed efficace mediante l'uso di materiali e di rifiniture migliori".
Inoltre, più che di
f. si dovrebbe parlare di
piccola
serie, in contrapposizione alla
grande serie, ossia di una serie
artificiosamente limitata. Tale limitazione avviene quando le particolari
esigenze di vendita di un prodotto industriale, un prodotto d'eccezione
destinato a un'
élite (prodotti di alta moda, oggetti ornamentali,
suppellettili, automobili, ecc.), inducono a limitarne la seriazione, creando
così un mercato a sé stante, in cui l'esiguità della
domanda e la voluta scarsità dell'offerta si accompagnano all'alto prezzo
e alla particolare ricercatezza nella linea e nella fattura degli oggetti.