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Fotone.

(dal greco phôs: luce). Fis. - Particella di energia raggiante, o quanto di un'onda elettromagnetica luminosa: è neutra, con massa a riposo nulla, si propaga nel vuoto, con la stessa frequenza (v) e la stessa velocità dell'onda (c), ossia, per quella luminosa, con la velocità di circa 300.000 km/s, ed è dotata di un impulso (p) diretto nel medesimo senso di propagazione dell'onda. In questo caso si può dire che una radiazione elettromagnetica è una corrente di f., ciascuno dei quali ha una energia E = hv, dove h è la costante di Planck, un impulso p = hv/c, uno spin che vale h/2π; a seconda della frequenza dell'onda i f. sono detti luminosi, X, γ, ecc. L'esistenza del f. è postulata nella meccanica quantistica ed ondulatoria per accordare le teorie ondulatorie e corpuscolari della luce, e per spiegare la discontinuità dell'energia, il suo assorbimento e il suo trasporto: i corpuscoli delle onde, urtando contro gli atomi della materia, trasmettono agli elettroni periferici un'energia che varia a seconda della frequenza dell'onda, e a sua volta l'elettrone riemette un f. uscente con minore energia e minore quantità di moto, assorbendo energia pari alla differenza della quantità di moto tra il f. incidente e il f. uscente. Si può, dunque, affermare che un f. corrisponde all'energia e alla quantità di moto scambiate in un processo elettromagnetico, tra particelle cariche che interagiscono, e che sia, quindi, il vettore dell'interazione elettromagnetica. Il primo scienziato che postulò l'esistenza del f., per spiegare l'effetto fotoelettrico, fu A. Einstein, nel 1905.