Stats Tweet

Fotometrìa.

Ott. - Tecnica di misurazione della luce, intesa come sensazione visiva, e in particolare delle sue grandezze, le cosiddette grandezze fotometriche, che rappresentano le caratteristiche di un fascio di luce così come è percepito dall'occhio umano. Occorre dunque considerare che l'occhio ha una capacità visiva selettiva, basata sulla lunghezza d'onda delle radiazioni, la cui funzione è definita curva di visibilità ed è stata fissata per convenzione: a parità di intensità energetica, il colore della radiazione così come è percepito dall'occhio umano, e, quindi, la quantità di luce percepita varia da un massimo dato dal colore giallo, di circa 5.500 Å di lunghezza d'onda, a un minimo dato dal colore violetto, di circa 3.800 Å di lunghezza d'onda, e dal colore rosso, con una lunghezza d'onda maggiore di 7.600 Å. In genere la misurazione dei valori della luce avviene tramite il confronto tra due fasci luminosi, per lo più omocromatici, ossia dotati della stessa lunghezza d'onda e della stessa composizione spettrale. La f. di base è quella relativa alla misurazione della luce bianca. Tuttavia spesso si pone il problema di misurare luci eterocromatiche: il metodo più comune è quello a sfarfallamento o a confronto successivo, in cui i fasci di luce sono presentati all'occhio alternativamente e sono misurati grazie ad una proprietà della luce detta legge di Talbot: la sensazione visiva prodotta da una luce intermittente equivale a quella prodotta da una luce continua, quando l'energia del flusso intermittente sia pari all'energia del flusso continuo. ║ Grandezze fotometriche: caratteristiche ed effetti di un fascio di radiazioni luminose, prodotti sull'occhio umano. Stabilite dalla Commissione Internazionale dell'Illuminazione (CII), sono l'intensità, la quantità di luce, la luminosità, l'illuminamento, il flusso luminoso e la luminanza. L'intensità luminosa o visibile (I) è il flusso luminoso emesso da una sorgente puntiforme in una determinata direzione x; la sua unità di misura è la candela. La quantità di luce (Q) è la quantità di energia raggiante emessa da una sorgente nell'intervallo di tempo; l'unità di misura è il lumensecondo. La luminosità o emittenza luminosa (R) è il flusso luminoso emesso nella direzione x in rapporto all'unità dell'area della superficie emittente; la sua unità di misura è il lumen al metro quadrato. L'illuminamento (E) è rapporto tra un flusso luminoso e l'unità dell'area della superficie illuminata; l'unità di misura è la lux. Il flusso luminoso o visibile (Fotocalc01.png) è il prodotto del flusso energetico di una sorgente luminosa per il coefficiente di visibilità di una data radiazione monocromatica; la sua unità di misura è il lumen. La luminanza o brillanza luminosa (L) è l'intensità luminosa di una sorgente in una data direzione x nell'unità di area normale alla direzione della radiazione; l'unità di misura è la candela al metro quadrato o nit. ║ Legge fondamentale della f. detta anche legge dei quadrati delle distanze: l'illuminamento (E) di una data superficie (S) è direttamente proporzionale all'intensità (L) della sorgente e inversamente proporzionale al quadrato della distanza (r); si può anche dire che è proporzionale al coseno di α, l'angolo formato dalla normale alla superficie con la direzione della sorgente. La formula è : E = I/r² cos α. ● Astron. - La f. astronomica misura il flusso luminoso e in particolare la magnitudine o l'illuminamento delle stelle e in genere delle sorgenti luminose celesti. In genere la misurazione di una magnitudine avviene per confronto con una magnitudine già conosciuta. Si possono usare strumenti diversi per rilevare le radiazioni: l'occhio umano per la f. visuale, la cellula fotografica per la f. fotoelettrica, la lastra fotografica per la f. fotografica, il bolometro per la f. termoelettrica. Si hanno, quindi, rispettivamente magnitudini visuali, fotoelettriche, fotografiche e termoelettriche; di queste solo quella visuale corrisponde alla f. in senso proprio, perché stimata sulla base della capacità ricettiva convenzionale dell'occhio umano; per le altre occorre sempre considerare che ogni rilevatore ha una propria sensibilità allo spettro delle radiazioni.