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Fotografìa.

Processo mediante il quale l'immagine di un oggetto, ottenuta nella camera oscura, viene fissata e resa permanente su di un supporto di materiale, generalmente sensibile ai raggi luminosi visibili. ║ Immagine ottenuta con tale processo. ║ Fig. - Descrizione esatta, viva, efficace di una persona o di un avvenimento. ● Encicl. - La prima descrizione completa della camera oscura fu fatta da Leonardo da Vinci, nel XV sec., e quella della camera completa di obiettivo da Barbaro (1568), Benedetti (1585) e Della Porta (1589). Le prime osservazioni sull'azione fotochimica della luce risalgono ad Aristotele. Nel 1556, Giorgio Fabritius osservò l'oscuramento del cloruro d'argento, ma soltanto nel 1727 Schultze dimostrò che l'annerimento era dovuto alla luce e non all'aria. Il merito di avere ottenuto la prima immagine durevole, inalterabile cioè alla luce, e di aver applicato la camera oscura alla f., spetta al francese Niepce (1822), che si servì di una lastra di rame ricoperta d'argento. Successivamente il francese Daguerre chiamò dagherrotipia il metodo, da lui inventato, per rendere stabili le immagini luminose all'interno della camera oscura. L'invenzione destò molto scalpore, ma aveva il grosso limite della non riproducibilità. Venne quindi soppiantata dalla scoperta di Talbot (1840) del processo negativo-positivo con stampa su carta, che permise la riproduzione dell'oggetto fotografato in illimitate copie e che diede al mezzo fotografico la possibilità di estendere il proprio campo d'uso. Scott-Archer ideò (1851) il processo al collodio, che si affermò per circa un trentennio. Dopo il 1850, vennero effettuati i primi tentativi di ripresa istantanea di oggetti e persone in movimento, ma solo con il perfezionamento delle tecniche fotografiche (sensibilità dei materiali negativi, luminosità degli obiettivi), fu possibile riprendere in decimi di secondo il soggetto interessato. La scoperta ed il miglioramento delle gelatine al bromuro d'argento, molto sensibili alla luce, resero possibile la f. istantanea, ma solo nel 1947 Land inventò il procedimento atto all'impiego di una speciale camera per la f. istantanea, che permise la realizzazione di una stampa finita in bianco e nero o a colori, qualche secondo dopo l'esposizione. ● Tecn. - Le f. si eseguono con apparecchi (macchine fotografiche) formati dalla camera oscura, che reca montata su una faccia la parte ottica; dal telaio, che contiene la lastra o la pellicola impressionabile, con la parte sensibile rivolta verso l'obiettivo; dall'otturatore, dispositivo che permette alle radiazioni luminose emesse dall'oggetto ripreso di colpire per un tempo d'esposizione stabilito l'emulsione della pellicola. L'obiettivo è la parte più delicata: essendo le immagini fornite dalle lenti affette da vari tipi di aberrazioni, il problema primo è l'eliminazione quasi totale di tali aberrazioni. Caratteristiche principali dell'obiettivo, generalmente formato da più lenti costituenti un sistema convergente, sono: la distanza focale, la distanza cioè fra il fuoco della lente o del sistema di lenti ed il suo vertice; l'angolo di campo, l'angolazione cioè sotto cui l'oggetto è visto dall'obiettivo; l'apertura relativa, il rapporto cioè fra l'apertura o diametro di ingresso dell'obiettivo e la distanza focale. Il diaframma è un dispositivo composto da più lamelle metalliche concentriche, disposte in modo da lasciare un foro centrale di contorno poligonale, con il centro sull'asse ottico dell'obiettivo. Le dimensioni del foro sono regolabili a seconda della necessità, in base alla luminosità del soggetto, alla sua distanza dall'obiettivo ed al tempo di esposizione. Il mirino consente l'inquadratura del soggetto. Il materiale sensibile, introdotto nell'apparecchio, è costituito da un supporto trasparente, sul quale è distesa l'emulsione a base di bromuro d'argento, sensibile alla luce. I raggi luminosi provenienti dal soggetto producono, durante l'esposizione alla luce, una trasformazione dei sali d'argento. L'alogeno che si libera, reagisce immediatamente con la gelatina dell'emulsione, impedendo la ricostruzione del sale d'argento. La luce agisce sui granuli di alogenuro d'argento, presenti nell'emulsione, in misura proporzionale all'illuminamento del soggetto. Uno ione espelle un elettrone e torna ad essere atomo neutro di bromo. L'elettrone espulso penetra in un altro ione, costituendo così l'atomo neutro d'argento, sul quale agisce poi il rivelatore nel processo di sviluppo. In laboratorio, il successivo trattamento di sviluppo fa sì che l'argento primario invisibile dell'immagine latente, in presenza di opportuni riducenti, agisca come catalizzatore. Il trattamento di fissaggio, infine, stabilizza l'immagine, la rende, cioè, inalterabile alla luce. L'immagine così ottenuta è negativa. Dal negativo si ricava l'immagine positiva, impressionando con la luce, attraverso il negativo stesso, della carta sensibile recante un'emulsione analoga. La carta viene sottoposta agli stessi trattamenti di sviluppo e di fissaggio, che rendono definitiva e inalterabile l'immagine. La carta sensibile generalmente usata in f. è quella al bromuro od al clorobromuro d'argento. ║ F. a colori: i primi tentativi di riproduzione fotografica di un soggetto nei suoi colori naturali risalgono all'enunciazione, da parte di Maxwell, con cui si stabilì che tutti i colori possono essere ottenuti a partire da tre colori fondamentali. La ripresa del soggetto si effettua attraverso tre filtri di selezione, colorati ciascuno con uno dei colori fondamentali (rosso, verde, blu), in modo da ottenere tre negativi, ognuno dei quali corrisponde a ciascuno dei tre filtri. Questi negativi, in bianco e nero, presentano zone annerite che corrispondono, per ciascuno di essi, all'azione effettiva esercitata sull'emulsione dai raggi rossi, verdi e blu. Se ciascuno dei tre positivi viene illuminato con una sorgente di luce bianca, filtrata attraverso un filtro dello stesso colore fondamentale usato per ottenere il relativo negativo, e proiettato su di uno schermo contemporaneamente agli altri due, in modo da ottenere un'immagine unica, questa immagine riprodurrà il soggetto nei suoi colori naturali. In tal modo si applicano i principi della sintesi additiva dei colori. Se invece ciascuno dei positivi viene colorato, mediante un processo di pigmentazione, nel colore complementare di quello del filtro corrispondente, l'immagine a colori che risulterà sullo schermo è ottenuta per sintesi sottrattiva: tale metodo è più usato attualmente. ║ F. nello spettro delle radiazioni invisibili: la sensibilità dell'emulsione fotografica è generalmente diversa da quella dell'occhio umano, nel senso che radiazioni di determinata lunghezza d'onda, invisibili all'occhio, sono fotografabili; ciò è possibile usando adatte emulsioni fotografiche e determinati accorgimenti tecnici. Le applicazioni più notevoli della f. nello spettro invisibile sono: la roentgenfotografia, mediante la quale si ottengono f. a raggi X; la f. nell'ultravioletto, usata nella tecnica del restauro e dalla polizia scientifica, per scoprire falsi od impronte o segni sugli oggetti; la f. nell'infrarosso, che permette di fotografare nella nebbia o nell'oscurità. ║ F. astronomica: i tentativi di fotografare gli astri risalgono a Daguerre; la prima vera f. celeste fu però fatta soltanto nel 1849 all'Osservatorio Harvard di Cambridge (Stati Uniti d'America), da Bond e Whipple, i quali ottennero un dagherrotipo della Luna, in cui apparivano nitidamente molti particolari della sua superficie. Tuttavia, lo sviluppo deciso della f. astronomica si ebbe con l'invenzione delle lastre secche (1871) e con la costruzione di obiettivi acromatici. Oggi, ci si serve anche di dispositivi fotografici lanciati nello spazio a bordo di missili o razzi, allo scopo di ottenere immagini dei corpi celesti più particolareggiate e precise. ║ F. grafica: dopo le prime fotoincisioni, ovvero matrici ottenute con bicromato di potassio, incise per effetto della luce e stampate su carta comune, si è passati ad un perfezionamento delle tecniche ormai consolidate e all'ausilio di nuovi materiali, che hanno permesso ulteriori sviluppi nel rapporto fra f. grafica e, più in generale, mezzi di comunicazione. Fra le svariate metodologie d'esecuzione della f. grafica vanno ricordate: il procedimento del color Key, che permette di passare dal semplice oggetto fotografato, alla sua manipolazione in sede di risultato finale, attraverso la differenziazione del colore e dell'effetto grafico; le stampe su pellicole ad altro contrasto e sviluppo lith che, usate in particolare per manifesti, rendono possibile la riduzione "al tratto" di immagini di mezzatinta; le solarizzazioni che, realizzate attraverso un effetto luce a cui viene sottoposto il negativo sviluppato, ma non ancora fissato, modificando il risultato finale di un'immagine. Effetti nuovi si ottengono anche attraverso il metodo della retinatura, che consiste nel riprodurre in immagini in biancoe nero o a colori il senso del chiaroscuro. ║ F. elettronica: negli ultimi anni, i grossi passi compiuti nel campo dell'elettronica, hanno messo in crisi le prospettive future della tradizionale tecnica fotografica, basata sugli alogenuri d'argento e sull'annerimento causato dalla luce. È il caso della macchina fotografica inventata dalla Sony giapponese, denominata Mavica, capace di registrare immagini fisse e singole non su pellicola tradizionale ma su disco di materiale magnetizzabile; la f. così realizzata è composta da segnali elettrici, che si prestano ad essere trasmessi via telefono. Nuova invenzione è pure quella della black-box della Kodak, una scatola all'interno della quale, un sensore elettronico è capace di trasformare in positivo un rullino di negativi già sviluppati e di trasmetterli direttamente sullo schermo televisivo. ● Dir. - Agli effetti della legge sul diritto d'autore, sono considerate f. le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell'arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Non sono comprese le f. di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti simili. Spetta al fotografo il diritto esclusivo di riproduzione, diffusione e spaccio della f. per ciò che riguarda il ritratto e senza pregiudizio, riguardo alle f. riproducenti opere dell'arte figurativa, dei diritti d'autore sull'opera riprodotta. Tuttavia se l'opera è stata ottenuta nel corso e nell'adempimento di un contratto di impiego o di lavoro, entro i limiti dell'oggetto e delle finalità del contratto, il diritto esclusivo compete al datore di lavoro. Il presidente del Consiglio dei ministri può fissare apposite tariffe per determinare il compenso dovuto da chi utilizza la f. Gli esemplari della f. devono portare le seguenti indicazioni: 1) il nome del fotografo o della ditta da cui il fotografo dipende o del committente; 2) la data dell'anno di produzione della f.; 3) il nome dell'autore dell'opera d'arte fotografata. Se gli esemplari non portano le indicazioni di cui sopra, la loro riproduzione non è considerata abusiva, a meno che il fotografo non provi la malafede del riproduttore. La riproduzione di f. nelle antologie ad uso scolastico ed in generale nelle opere scientifiche o didattiche è lecita, contro pagamento di un equo compenso; come pure è lecita la riproduzione di f. pubblicate su giornali od altri periodici, concernenti persone o fatti di attualità od aventi comunque pubblico interesse. Il diritto esclusivo sulle f. dura vent'anni dalla produzione della f. Per le f. riproducenti opere dell'arte figurativa e architettonica o aventi carattere tecnico o scientifico o di spiccato valore artistico il termine di durata è di quarant'anni, a condizione che sia effettuato il deposito dell'opera: su di esse deve apporsi l'indicazione "riproduzione riservata per quarant'anni".
Schemi di macchine fotografiche