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Fosfato.

Sale dell'acido fosforico, che ha tre atomi di idrogeno sostituibili da metalli. In relazione al grado di sostituzione si hanno i metafosfati, i pirofosfati e gli ortofosfati, mentre per polimerizzazione dei metafosfati si ottengono i polimetafosfati. I f. si usano in metallurgia, come mordenti in tintoria, nella depurazione delle acque, in medicina e soprattutto come fertilizzanti. Infatti la maggior parte del fosforo è impiegata per la fabbricazione di concimi fosfatici o misti. Già i concimi naturali come il guano (escremento di uccelli marini) la farina di ossa e la farina di pesce contengono quantità di P2O5 (dal 10 al 35%). Il fosforo come elemento necessario allo sviluppo della pianta è relativamente scarso in tutti i terreni coltivi (salvo casi eccezionali). La sua azione è quella di stimolare uno sviluppo organico ed equilibrato della pianta; raramente può avere effetti nocivi anche se fornito in quantità eccessiva, a differenza dell'azoto che può stimolare un'eccessiva vegetazione arborea a scapito della resa. Un concime molto diffuso è il cosiddetto superfosfato (o perfosfato) nel quale il fosforo è presente essenzialmente come f. biacido di calcio Ca(H2PO4)2·H2O, che è ben solubile in acqua. Titola dal 16 al 23% in P2O5, e viene prodotto a partire da apatiti o fosforiti. Il trattamento generalmente seguito è una macinazione spinta, seguita da un attacco con acido solforico delle camere (al 66-68%). Si forma solfato di calcio e il f. tricalcico si trasforma essenzialmente in f. monocalcico. La ragione di questa lavorazione sta nel fatto che il f. tricalcico non è solubile in acqua, e quindi non verrebbe assorbito dalle piante. Nel caso che si parta da apatiti, si deve eliminare anche tutto il fluoro, dato che questo elemento è dannoso per lo sviluppo delle piante. Un concime più concentrato del superfosfato, e quindi adatto ad essere trasportato a grandi distanze è il cosiddetto perfosfato doppio o superfosfato doppio o superfosfato concentrato. Esso titola dal 45 al 50% in P2O5, con almeno il 40% di P2O5, in forma solubile in acqua. Si ottiene per trattamento con acido fosforico della fosforite o apatite, che passa quindi a f. monocalcico. Si differenzia dal precedente soltanto in quanto il trattamento con acido fosforico invece che con il solforico produce un prodotto più concentrato in fosforo. Un'altro concime, più usato in America che in Europa, è il metafosfato di calcio CA(PO3)2; esso ha il vantaggio di contenere molto più fosforo (almeno il 65% calcolato in P2O5). Si produce da anidride fosforica e f. tricalcico (fosforite). Concimi pure molto impiegati sono i f. ammonici, che accoppiano i benefici del fosforo a quelli dell'azoto. Se ne conoscono tre: il f. ammonico primario NH4H2PO4 a reazione debolmente acida, il f. ammonico secondario (NH4)2HPO4 a reazione debolmente alcalina ed il f. ammonico terziario (NH4)3 PO4·3H2O a reazione fortemente alcalina. Questi tre sali possono essere presenti contemporaneamente in una soluzione di acido fosforico e ammoniaca; ad ogni temperatura, dato che il sistema è monovariante, corrisponde una pressione di ammoniaca sopra la soluzione e quindi una certa composizione della fase liquida. Il prodotto più semplice da ottenere è il monoammonico, per gli altri si ha difficoltà crescente nell'ordine in cui sono stati riportati; solo il monoammonico infatti si ha quantitativamente senza dover operare sotto pressione. Il più interessante sarebbe il terziario, molto stabile, che contiene più azoto per ogni unità di fosforo; data la difficoltà di ottenimento si ripiega di solito sul biammonico, benché si produca anche il monoammonico. Il titolo di questi concimi binari si dà in azoto e P2O5. Spesso per tutti i concimi fosfatici si distingue la P2O5 totale da quella solubile in acqua e da quella solubile in citrato ammonico: questi dati dicono anche la facilità con la quale il fosforo contenuto potrà essere assorbito dalle piante.