St. del dir. - Gli schemi, i modelli di formule documentati che servono di guida
per la compilazione di atti giuridici della stessa natura. Già in uso
presso i Romani, i
f. hanno non poca importanza nel diritto del Medioevo
e particolarmente nel diritto ecclesiastico e canonico, soprattutto in quella
parte formalistica che negli usi e nelle tradizioni ecclesiastiche è
tanto radicata. La Francia detiene il primato nella produzione di
f. Sono
denominati in genere dalla regione in cui furono in uso, talvolta dal nome dello
scopritore: per esempio, le
salicae Bignonianae, le
salicae
Merkelianae (VIII sec.) e le
salicae Lindenbrogianae (di età
incerta); qualcuna appena dal nome del compilatore (le
marculfinae).
Questa fonte giuridica ha nel periodo barbarico, oltre che l'origine, la
più diffusa ed elaborata attuazione. Le principali collezioni di
formulari sono: le
Ostrogothicae (VI sec.) contenute nelle
Variae
di Cassiodoro, segretario del re Teodorico; le
Visigothicae (VII sec.)
del re Sisebut; in Francia le
Andecavenses (Aongers, VI-VIII sec.), le
Marculfinae (VIII sec.), raccolte dal monaco Marcolfo per le scuole del
notariato; le
Turonenses (Tours, VIII sec.) e le
Arvernenses
(Clermond-Ferrand, VIII sec.). Di minore importanza le
Senonenses (Sens
VII-IX sec.), le
Flavinacenses (Flavigny, IX sec.) e le
Bituricenses (Bourges, VIII sec.). Particolarmente importante per il
diritto ecclesiastico è la raccolta, usata dalla Cancelleria pontifica
nel Medioevo, del
liber diurnus romanorum pontificum. Dovendo servire di
schema, i
f. contenevano generalmente soltanto la pura formula giuridica,
in modo da potersi riempire con i nomi della persona e dei luoghi per cui l'atto
doveva servire. Quasi scomparsi in seguito alle moderne codificazioni, alcuni
f. si trovano tuttora in uso nella pratica forense e notarile.