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Phormio). Commedia in versi in cinque atti di Terenzio, derivata dal
Marito aggiudicato di Apollodoro. Il titolo le viene dal nome del
parassita Formione, un ghiottone senza scrupoli che con cavilli e raggiri muove
le intricate fila dell'azione. I due fratelli Fedria e Antifone sono
rispettivamente innamorati di una suonatrice e della bella Fanio, lontana
parente di Antifone. Approfittando dell'assenza dei padri, il parassita Formione
riesce a far sposare Antifone e Fanio, facendo valere un'antica legge secondo la
quale chi ha una consanguineità con una fanciulla deve o dotarla o
sposarla. Antifone spiegherà al vecchio padre Demifone come sia stato
costretto a sposare Fanio. Resta da sistemare Fedria e la suonatrice, e lo
scaltro azzeccagarbugli vi riesce carpendo a Demifone 30 mine che egli dice
destinate a sciogliere il matrimonio di Antifone e che invece saranno spese per
riscattare l'amata di Fedria. L'azione sembra concludersi con la sconfitta dei
vecchi, ma la rivelazione improvvisa che Fanio è una figlia adulterina
del padre di Fedria, Cremete, porta la gioia in tutti i cuori e suggella la pace
generale. Il mondo piccolo-borghese, caro a Terenzio, è qui contemplato
con accorata simpatia e ironica comprensione. Non vi sono nella commedia
personaggi cattivi: i vecchi contrastano le pazzie dei figli non per malanimo ma
per una saggia preoccupazione del loro avvenire. Lo stesso Formione sembra
operare non soltanto per il gusto dell'intrigo, ma per un invincibile senso di
cordialità e di solidarietà umana.