L'aspetto esteriore; i contorni di qualche cosa. ║ L'aspetto umano,
specialmente se piacevole. ║ Il modo di essere peculiare di qualche cosa.
║ Contegno opportuno; comportamento educato. ║ Per estens. -
Sensazione di benessere fisico e psichico. ● Arte - L'impronta negativa
che si ottiene imprimendo una sostanza molle (gesso) su un'opera a rilievo o
scultura: la
f. può essere di un solo pezzo o di elementi
scomponibili, e versando in essa bronzo o altro metallo in fusione si ottiene
una copia o calco dell'opera d'arte originale. ● Biol. - La configurazione
esteriore di un organismo vivente e di ogni sua parte: oggetto di studio della
morfologia biologica, anatomia, ecc. ● Dir. -
Forma del negozio
giuridico: uno degli elementi essenziali dei negozi giuridici solenni. La
legge, infatti, prescrive per determinati atti la forma scritta più o
meno solenne:
f. che si identifica con l'atto pubblico o con la scrittura
privata. ● Filos. - Funzione formatrice della sensibilità e del
pensiero. Il vocabolo ebbe grande importanza nella filosofia aristotelica e
scolastica, per esprimere il principio sostanziale che caratterizza l'essere, in
opposizione a materia. Già usato da Democrito, che intitolò uno
dei propri scritti
Delle forme, identificando queste con gli atomi, fu
ripreso da Platone, secondo cui le idee rappresentano le forme esemplari e al
quale si deve la distinzione tra materia e
f. Ma è soprattutto con
Aristotele che il concetto assume il valore che rimarrà immodificato
nella filosofia antica. Nel concetto aristotelico di
f. confluiscono vari
elementi, spesso di difficile interpretazione. Aristotele considera la
f.
l'essenza stessa dell'individuo, un principio attivo operante in vista di un
fine. Egli parte dalla distinzione platonica di materia e
f., ma nega che
i due termini costituiscano un dualismo: materia, che è potenza, e
f., che è atto, si uniscono indissolubilmente per formare l'essere
reale. L'essenza del concetto aristotelico rimase pressoché immutata nel
pensiero greco posteriore, mentre la difficoltà di interpretazione del
pensiero aristotelico portò la filosofia scolastica medioevale a
moltiplicare le
f., distinguendo ciascuna mediante un attributo (
forma
mentis, forma substantialis, ecc.). Tommaso d'Aquino distingue le
formae
separatae (Dio, angeli), forme pure, senza materia, dalle
formae
adherentes, legate alla materia: l'anima umana, pur se considerata una
f. "separata", non è senza unione con la materia; essa infatti
è la
f. del corpo, per cui nell'uomo si ha la doppia composizione
di materia e
f., essenza ed esistenza. Il valore aristotelico del termine
rimase tuttavia sostanzialmente immutato e usato nell'accezione tradizionale da
numerosi altri pensatori, per quanto non trascurabile sia stato l'apporto di
filosofi quali Bruno, Cartesio, Bacone. Giordano Bruno fa giustizia di tutte le
f. particolari introdotte dalla scolastica medioevale, considerandole
come singole espressioni di un'unica attività intelligente. Più
difficile determinare ciò che Bacone intende quando parla di
f.,
se cioè, seguendo la tradizione scolastica, egli intenda l'essenza dei
corpi, o se, precorrendo una concezione moderna, intenda le leggi
dell'attività dei corpi. È certo, tuttavia, che con Bacone viene
portato il primo attacco contro la staticità e l'immobilismo aristotelico
e nasce una concezione positiva della natura fondata sulla sintesi tra la
f. permanente e il fluire continuo del divenire. Si impone, in tal modo,
il concetto di
forma fluens che aprirà la strada al concetto di
funzione. Comunque, la novità maggiore si ha con Kant che
definisce la
f. come la regolarità del nostro percepire e del
nostro pensare, come il principio ordinatore di tutta l'esperienza. Kant oppone
una struttura formale, ordinatrice della natura, a una materia intesa come
contenuto, ossia simile al materiale che l'artigiano adopera per dar vita alle
proprie creazioni. La
f., in Kant, si identifica con l'atto soggettivo
della mente e ha per carattere l'universale. Comunque, da Aristotele a Kant, il
termine è usato con un significato filosofico assai lontano dalla
più recente accezione che lo contrappone a
contenuto, quale
espressione di ciò che è esteriore, in contrasto con ciò
che è interiore. L'antitesi
f.-contenuto è usata
soprattutto in estetica (ma si parla anche di
logica formale, intendendo
l'espressione dei puri rapporti logici, indipendentemente dai contenuti
concettuali). Una particolare importanza ha infatti avuto il concetto di
f. nella storia delle teorie estetiche, in cui si è molto discusso
se l'arte sia da considerarsi la sintesi del binomio
f.-contenuto o,
invece, fosse da porre in relazione soprattutto col primo o col secondo dei
termini. Il problema fu dibattuto soprattutto in Germania nel secolo scorso,
investendo la natura e la definizione di arte, ma non ha portato a un definitivo
chiarimento circa il senso da attribuire in arte al termine
f. Se con
esso si debba intendere il puro equilibrio delle parti, o il giuoco delle linee
e dei ritmi, o un valore del tutto trascendente avvertibile soltanto
dall'artista, in quanto assolutamente inesprimibile. Il problema non è
stato sufficientemente chiarito neppure da F. De Sanctis che affermò
l'importanza della
f. per il processo estetico, né da B. Croce che
nega in estetica l'antitesi
f.-contenuto, affermando che artistici non
sono né la
f. né il contenuto, ma soltanto la loro
reciproca relazione. Invece, secondo il punto di vista formale, il valore
dell'arte non spetta al contenuto, cioè all'elemento logico del processo
artistico, ma all'elemento formale che innalza i contenuti pratici ad
espressione universale, in quanto a tutti comunicabile. Una teoria che, se
esasperata, degenera inevitabilmente nel puro
formalismo (questo vocabolo
ha sempre un senso deteriore), cioè porta alla proclamazione dell'arte
fine a se stessa, l'arte per l'arte, senza alcun'altra finalità che
quella immanente della sua formale perfezione. Un formalismo che riduce l'arte a
semplice perfezione tecnica, a raffinatezza formale, a creazione di puri valori
formali. Invece, secondo l'indirizzo spiritualistico, il problema di
f. e
contenuto va risolto considerando la
f. l'attività dello spirito
e, al tempo stesso, il suo prodotto. In genere, oggi, il concetto di
f.
si richiama al concetto positivo di un ordine delimitato che organizza gli
elementi amorfi e dà una struttura e un ritmo alla molteplicità
che ogni forma riunisce. Da questo punto di vista, non solo i prodotti
dell'arte, ma ogni manifestazione della vita della natura si esprime in
f. Pertanto, l'opera d'arte "è unica e pur tuttavia racchiude, nei
suoi valori formali, una molteplicità che altrimenti resterebbe amorfa.
È reale e pur racchiude, nella sua realtà, tutte le infinite
possibilità della vita, anche quella che ancora non si sono realizzate"
(E. Paci). ● Ling. - La parola considerata nella costituzione complessa
dei suoi elementi fissi e variabili secondo le norme della morfologia
linguistica.