Generale e uomo politico anteniese. Figlio di un artigiano, derivò dalla
scuola di Platone e di Senocrate il disprezzo verso la democrazia. Persuaso che
Atene non avrebbe saputo impedire l'espansione macedone, si dichiarò
costante avversario di Demostene, capo del partito favorevole alla guerra. I
suoi talenti militari e l'austerità della sua vita lo fecero innalzare 45
volte alla carica annua di
stratega. Impedì che l'Eubea e Megara
fossero occupate dai macedoni, salvò Bisanzio e Perinto assediate da
Filippo. Mentre si svolgeva la battaglia di Cheronea, comandava la flotta
ateniese dell'Ellesponto: non poté, quindi, che consigliare ai suoi
concittadini di subire le condizioni del vincitore. Contrario al movimento che
scoppiò all'avvento di Alessandro Magno, si recò presso il giovane
re macedone dopo la distruzione di Tebe ed ottenne condizioni favorevoli agli
Ateniesi; rimase a capo del partito della pace fino alla morte di Alessandro.
Allora, il partito democratico riprese il sopravvento. Dopo l'insuccesso della
guerra lamiaca (322),
F. fu inviato da Antipatro che pretese la
proscrizione di Demostene e altri oratori e la restaurazione dell'oligarchia.
Ritornato a capo degli affari pubblici, si dichiarò a favore di
Cassandro, figlio di Antipatro, il cui generale Nicanore occupò Munichia
e subito dopo il Pireo; ma il partito democratico, sostenuto da Alessandro,
figlio di Poliperconte, non tardò a riprendere il potere.
F.,
rifugiatosi presso Poliperconte, fu dato in mano ai suoi nemici che lo
condannarono a bere la cicuta. Tre mesi dopo Cassandro si impadroniva di Atene e
rialzava il partito oligarchico. Allora furono tributati a
F. funerali
pubblici e in suo onore venne posta una statua. Plutarco raccontò la sua
Vita (Atene 402 circa a.C. - 318).