Si dice di corpo allo stato liquido o aeriforme. I
f. non hanno forma
propria e assumono quella del recipiente che li contiene; i liquidi hanno volume
definito, mentre gli aeriformi occupano completamente il volume a disposizione.
Gli aeriformi possono essere compressi senza difficoltà, mentre i liquidi
sono praticamente incomprimibili. La resistenza che incontrano gli strati di un
f. scorrendo gli uni sugli altri si chiama viscosità o attrito
interno; la viscosità è piccola negli aeriformi e ha valori
più o meno grandi nei liquidi. Un
f. ipotetico, privo di
viscosità, è detto
f. perfetto o
ideale. La
meccanica dei f. ne studia le leggi dell'equilibrio e del moto e si
articola in
fluidostatica e in
fluidodinamica. La fluidostatica
studia le leggi dell'equilibrio dei
f. e può essere divisa in
statica dei liquidi, o idrostatica, e statica dei gas, di cui la parte che si
occupa dell'atmosfera in quiete e dell'equilibrio dei corpi solidi in essa
immersi è denominata aerostatica. Poiché le forze dovute alla
viscosità si annullano in un
f. in quiete, la statica dei
f. reali è identica a quella dei
f. perfetti. La legge
fondamentale della fluidostatica è la legge di Stevino. Conseguenza
immediata della legge di Stevino è che la superficie di separazione di
due liquidi di diverso peso volumico è (in condizioni di equilibrio, e se
tale superficie non è troppo grande o troppo piccola) orizzontale, e in
particolare che quella libera di un liquido è pure orizzontale. Da
ciò si ricava il principio dei vasi comunicanti. Il fatto che in un
liquido la pressione cresca linearmente con la profondità e non dipenda
dalla quantità di liquido né dalla forma del recipiente, dà
luogo ai cosiddetti paradossi idrostatici (per esempio quello della botte di
Pascal). Dalla legge di Stevino si ricava infine il principio di Pascal, che
trova applicazione nel torchio idraulico e nelle trasmissioni idrauliche. Tale
principio è applicabile anche agli aeriformi poco estesi, perché
in essi la pressione è praticamente la stessa in tutti i punti, essendo
il loro peso volumico molto piccolo. Se un corpo è immerso in un
f., questo esercita una sollecitazione dovuta alla pressione dei
f. nei vari punti della superficie contorno del corpo; tale
sollecitazione è uguale e contraria a quella che esercitava il
f.
spostato; si ricava così il principio di Archimede, che è alla
base della teoria del galleggiamento e trova applicazione per la determinazione
dei pesi volumici di solidi e di liquidi. Per i gas, a causa della loro
comprimibilità, esiste una dipendenza tra pressione e volume espressa
dalla legge di Boyle. Per quanto riguarda i liquidi, alla superficie si possono
verificare fenomeni di tensione superficiale, e quindi di capillarità,
che rappresentano delle deviazioni dalla legge fondamentale; questi sono
provocati da interazioni intermolecolari, che si rendono particolarmente
sensibili in prossimità delle superfici di separazione fra due o
più mezzi. La fluidodinamica studia le leggi del moto dei
f. e si
divide in idrodinamica, che si occupa dei liquidi, o più in generale dei
f. che si possono considerare incomprimibili, e in gasdinamica che si
interessa dei
f. comprimibili. L'idrodinamica e l'idrostatica pratiche
vengono studiate dall'idraulica, mentre la parte di gasdinamica che si occupa
dei problemi connessi al moto relativo dei corpi, quali automobili o aeromobili,
rispetto ad aeriformi, viene detta aerodinamica. Lo studio del moto dei
f. presenta molte difficoltà teoriche e sperimentali; ci si giova
pertanto di schemi semplificatori, riferendosi al moto dei
f. perfetti e
incomprimibili. Queste condizioni ideali sono agevolmente raggiungibili nel caso
di liquidi che si muovono con velocità relativamente basse in condotti
non troppo stretti. Lo studio del moto di un
f. può essere
effettuato in due modi diversi: o si isola idealmente un volume molto piccolo
(assimilabile a un punto) di
f. e lo si segue nel suo moto (metodo
Lagrangiano) o ci si pone in un punto fisso dello spazio e si rilevano le
grandezze cinematiche, quali la velocità e l'accelerazione, dei volumi di
f. che passano per quel punto (metodo Euleriano); questi due metodi sono
comunque equivalenti. Con il metodo Euleriano, un
f. in movimento offre
l'esempio di un campo vettoriale; in ogni punto p del
f. è in
generale definibile un vettore velocità v, il quale rappresenta la
velocità di traslazione della particella generica di
f. che si
trova in p; per il campo del vettore v si introducono le definizioni dei campi
vettoriali. Il vettore v è in generale funzione delle coordinate
cartesiane di p e del tempo; una facilitazione nella trattazione analitica si ha
nel caso, importante per le applicazioni, in cui v sia funzione delle sole
coordinate spaziali; si dice allora che il moto del
f. è
permanente, o in condizioni stazionarie, o di regime; in tali condizioni una
stessa particella di
f. in moto assumerà successivamente le
posizioni P
1, P
2, P
3 di una linea tangente in
ciascun punto alla velocità del
f. detta linea di corrente o di
flusso. Se S è una sezione normale di un tubo di flusso e v è la
velocità media nei punti della sezione, il prodotto Sv misura la portata
del tubo, cioè il volume di
f. che attraversa S nell'unità
di tempo. Se il
f. è incomprimibile, la portata è la stessa
attraverso tutte le sezioni normali di uno stesso tubo di flusso. Chiamando
S
1 e S
2 le aree di due di queste sezioni e v
1 e
v
2 le corrispondenti velocità del
f. si ha che
S
1 v
2 = S
1 v
2 (equazione di
continuità idrodinamica), da cui si ricava che la velocità di un
f. in un tubo è inversamente proporzionale alla sezione di questo.
Di capitale importanza nella fluidodinamica è l'equazione espressa nel
teorema di Bernoulli, che essenzialmente rappresenta la formulazione del teorema
della conservazione dell'energia nel caso del moto di un
f. perfetto.
L'equazione di Bernoulli è valida a stretto rigore solo per i
f.
perfetti incomprimibili; nei casi in cui l'attrito interno è molto
piccolo i risultati ottenuti con tale equazione sono sufficientemente
approssimati per fini pratici o hanno bisogno soltanto di piccole modifiche.
Pertanto l'equazione può essere applicata ai processi di efflusso, ai
moti gradualmente variati, cioè con le linee di corrente aventi piccola
curvatura, nei condotti convergenti, ad alcuni apparecchi di misura quali il
tubo di Pitot e al paradosso di D'Alembert. L'equazione di Bernoulli può
essere estesa ai
f. reali viscosi e comprimibili introducendo termini
correttivi empirici che tengano conto delle condizioni effettive in cui avviene
il moto. Il moto di un
f. può svolgersi secondo due
modalità differenti: in regime laminare o turbolento. Al di sotto di una
velocità critica caratteristica del
f. il moto avviene come se le
lamine di
f. concentriche (filetti
f.) scorressero le une rispetto
alle altre senza mescolarsi con velocità crescente dalla parete all'asse
del condotto, conservando linee di corrente distinte; in tali condizioni il moto
è detto regolare, o laminare o per filetti, o in regime di Poiseuille. Se
il moto è laminare, nel caso di tubo cilindrico, la legge di variazione
della velocità nella direzione del raggio è parabolica; una
differenza di pressione applicata fra due sezioni del tubo determina un moto
uniforme di portata data dalla relazione di Hagel-Poiseuille. Oltre alla
velocità critica i filetti cominciano a presentare oscillazioni e infine
si spezzano provocando la formazione di vortici: il moto in tali condizioni si
dice turbolento; in esso non si riconoscono linee di corrente distinte e il
f. si presenta come un ammasso di vortici con velocità massima al
centro mentre alle pareti la velocità è circa di quella relativa
al centro. Si ha stabilmente in un
f. moto laminare o turbolento a
secondo che il numero di Reynolds, che esprime il rapporto tra le forze
inerziali e le forze viscose che agiscono sulle singole particelle di
f.,
sia inferiore o superiore a un valore critico.