Elemento chimico di numero atomico 9, simbolo F, peso atomico 18,9984; è
il primo elemento del VII gruppo, sottogruppo A del sistema periodico,
cioè è il primo degli
alogeni. Presenta un solo isotopo
stabile, l'isotopo
19F, che ha massa nuclidica 18,9984046. Già
Davy nel 1810 ne aveva supposto l'esistenza, ma solo nel 1886 fu isolato dal
Moissan per elettrolisi a bassa temperatura (-20°) dell'acido fluoridrico
anidro in miscela con fluoruro potassico. Un metodo simile si usa ancora oggi
per la produzione industriale. Il suo nome deriva da quello del suo sale di
calcio, la
fluorite CaF
2, che era detta così in quanto
aggiunta come fluidificante di scorie in metallurgia e nell'industria del vetro;
fluo in latino significa appunto "scorro". ║
Stato naturale:
il
f. è un elemento relativamente abbondante sia nella crosta
terrestre (della quale costituisce circa lo 0,028%) che nell'universo (in cui vi
sono circa 1,6 atomi di
f. ogni 1.000 di silicio). Nel corpo umano
è presente in piccola quantità (0,01% circa) ed è
concentrato per lo più nelle ossa. Per la sua grandissima
reattività anche a temperatura ambiente non si trova mai allo stato
libero. I suoi principali minerali sono lo
spato fluore o
fluorite
CaF
2, la
criolite AlF
3 · 3NaF e le
apatiti (V. FOSFORO). ║
Preparazione: il metodo oggi usato per la produzione industriale del
f. è praticamente quello seguito dal Moissan per la prima
preparazione, e precisamente l'elettrolisi dell'acido fluoridrico anidro in
presenza di fluoruro potassico per renderlo conduttore. A seconda della
composizione della miscela HF + KF si può lavorare con miscela fusa in
intervallo di temperatura che va da quella ambiente a circa 300 °C. Oggi si
preferisce lavorare a poco meno di 100 °C mantenendo un rapporto molare
HF/KF di circa 2:1. Si utilizza una cella di costruzione particolare, con anodi
di grafite e catodi di acciaio. Le parti della cella a contatto con il bagno
fuso sono di teflon se isolanti, di monel se conduttrici. È necessario
ricorrere ad un simile costoso bagno di sali fusi in quanto non è
possibile produrre il
f. dalle soluzioni acquose di fluoroioni dato che
il suo potenziale normale di idrogeno è troppo basso (-2,8 Volt), a
differenza del suo omologo superiore, il cloro, che si produce abitualmente per
questa via, avendo un potenziale superiore (-1,36 Volt). ║
Proprietà fisiche: in condizioni ambiente il
f. si presenta
come un gas giallo-verdastro, dotato di odore fortemente irritante, tossico: ha
densità 1,695 g/litro, quindi un po' superiore a quella dell'aria. Bolle
a -187,92 °C e solidifica a -217,96 °C. Allo stato liquido sopra gli
80°K è miscibile in tutti i rapporti con ossigeno liquido. La sua
molecola allo stato gassoso è biatomica, cioè F
2; anche
ad alta temperatuira essa è poco dissociata e monoatomica, nonostante il
basso valore dell'energia di legame F-F (38 kcal/mole circa). È
l'elemento più elettronegativo esistente: ha infatti
elettronegatività 4,0 nella scala di Pauling. ║
Proprietà
chimiche: il
f. è un elemento estremamente reattivo: forma
composti con tutti gli altri elementi della tavola periodica, eccetto i primi
gas nobili. La reazione è molto spesso violenta, eccetto che con
l'ossigeno, col quale si ottiene il composto OF
2, e l'ossido
F
2O
3, abbastanza difficilmente. Con i non metalli si
combina pressoché istantaneamente, spesso con violenta esplosione: con i
metalli alcalini e alcalinoterrosi posti nel
f. si ha accensione
spontanea e combustione già a temperatura ambiente. Anche gli altri
metalli si combinano rapidamente, sempre dando i rispettivi fluoruri, eccetto
alcuni (Al, Cu, ecc.) che si ricoprono di uno strato compatto del fluoruro che
li protegge da un ulteriore attacco. Il
f. non attacca i metalli molto
nobili, come l'oro ed il platino. Per la sua elettronegatività riesce a
spostare anche l'ossigeno dai suoi composti, specialmente dagli ossidi: anche
gli altri alogeni sono spostati quasi sempre dai rispettivi alogenuri, con
formazione di fluoruri. Anche coi composti idrogenati la reazione è di
solito molto facile: ad esempio l'acqua è decomposta già a
temperatura ambiente con formazione di ossigeno misto ad ozono, secondo la
reazione:
2 F
2 + 2 H
2O → 4 HF +
O
2La reazione di spostamento dell'ossigeno dagli ossidi
è molto importante; un caso particolare di questo tipo di reazioni
è quello che avviene con la silice SiO
2:
2
F
2 + SiO
2 → SiF
4 +
O
2Questa reazione avviene solo in presenza di
umidità (in quanto il
f. si scioglie nell'acqua con formazione di
acido fluoridrico HF) e porta all'attacco del vetro e materiali simili, il cui
costituente base è appunto la silice. Il
f. umido (ovvero l'acido
fluoridrico) è uno dei pochissimi composti che attacca il vetro. Il
comportamento chimico del
f., benché abbia le caratteristiche
proprie degli alogeni, si differenzia sensibilmente da quello degli altri
elementi del suo gruppo; lo stesso accade anche per molti suoi composti. Ad
esempio tutti gli alogenuri di argento sono insolubili in acqua, eccetto il
fluoruro; per gli alogenuri dei metalli alcalinoterrosi succede il contrario:
sono tutti molto solubili, eccetto anche in questo caso i fluoruri. Lo stesso si
ha per gli acidi alogenidrici: quello derivato dal
f. è il meno
forte. Il
f. mostra una spiccata tendenza alla formazione di
fluoacidi, nei quali si sostituisce all'ossigeno (un atomo di ossigeno
è sostituito da due di
f.). Alcuni di questi hanno una
considerevole importanza pratica come l'acido fluoborico HBF
4,
l'acido fluosilicico H
2SiF
6 e l'acido esafluofosforico
HPF
6, tanto per citarne alcuni. ║
Chimica organica del
f.: la storia dei fluoroderivati organici è molto recente, e si
può dire che abbia inizio nell'ultima guerra mondiale. A dire il vero
tentativi di preparare dei fluoroderivati analoghi agli altri alogenoderivati
c'erano stati anche prima, e in grande quantità, ma erano tutti finiti
con una delusione. Infatti i prodotti che si ottenevano erano altamente inerti o
altamente reattivi, e quindi non potevano essere impiegati in nessun campo: se
si aggiunge a questo il fatto che l'acido fluoridrico è estremamente
corrosivo, tossico e (a quei tempi) anche difficile da ottenere sul mercato si
capisce come lo studio dei fluoroderivati sia stato fatto così tardi. Le
preparazioni dei fluoroderivati organici differiscono sensibilmente da quelle
degli altri alogenoderivati. Ne citiamo alcune fra le più importanti: l)
Fluorurazione con f.: si può avere sia la sostituzione di un
idrogeno che l'addizione al doppio legame.

Entrambe sono fortemente esotermiche e procedono per via
radicalica; richiedendo una forte energia di attivazione la reazione ha spesso
un periodo di incubazione, indi procede in modo esplosivo, se non si prendono
opportune precauzioni quali il lavorare in soluzione o in forte miscela con
inerti (se in fase gas). Un metodo molto usato fa avvenire le reazioni ponendo
il composto da fluorurare in una cella elettrolitica in cui si elettrolizza una
soluzione di HF. 2)
Fluorurazioni con fluoruri: molti dei fluoruri salini
e di non metalli sono relativamente instabili, e tendono a perdere
f. per
passare ad uno stato di ossidazione inferiore. La fluorurazione può
quindi essere fatta scaldando uno di questi fluoruri (ad esempio
AgF
2, SbF
5, CoF
3, IF
2,
IF
7, ecc.) in presenza dell'idrocarburo da fluorurare: questi
composti sono rigenerabili a freddo in un'atmosfera di
f. Con questo
metodo si ottengono in generale composti perfluorurati nei quali tutti gli atomi
di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di
f. 3)
Addizione ai
legami multipli (idrofluorurazione): l'acido fluoridrico si addiziona
facilmente ai doppi e tripli legami pur di operare a bassa temperatura e sotto
una certa pressione. Si deve però notare che se nella molecola trattata
in questo modo si hanno degli altri alogeni, essi verranno tutti sostituiti dal
f. Esempi:

Al solito l'addizione segue la
legge di Markownikow. 4)
Sostituzione di alogeni: si è già
detto che il
f. tende a spostare gli altri alogeni dai loro composti
organici; per realizzare queste reazioni basta trattare i composti in causa con
HF sotto pressione oppure con certi fluoruri metallici (esempio AgF, KF,
SbF
3, AgF
2, MgF
2, ecc.). Con acido fluoridrico
se si parte da prodotti polialogenati si ottiene una miscela di prodotti in cui
la sostituzione degli altri alogeni è più o meno completa secondo
le condizioni di lavoro. La reazione coi fluoruri si può scrivere
così:
R–Cl + KF → R–F +
KCl
avendo indicato con R– un radicale alchilico. Si è
detto che i derivati fluorurati degli idrocarburi sono o troppo reattivi o
troppo inerti. Infatti se la sostituzione è fatta su un solo atomo di
idrogeno, il composto che si ottiene è molto reattivo perché tende
a perdere HF e a trasformarsi nell'alchene corrispondente: se invece la
sostituzione degli idrogeni legati ad un carbonio è completa, il gruppo
–CF
3 o –CF
2 - che si ottiene è
estremamente stabile. Quest'ultima caratteristica permane anche se si
sostituisce parzialmente il
f. con altri alogeni, in particolare con il
cloro. Si apre così la strada a tutta una vasta serie di composti
fluoroclorurati, derivati da idrocarburi onde detti anche fluoroclorocarburi,
che sono noti col marchio di fabbrica di
Freon, e trovano molte
applicazioni come fluidi frigoriferi e solventi. Un altro composto degno di nota
è il perfluoroetilene F
2C═CF
2. Si può
preparare per cracking ad alta temperatura (600÷700 °C) del
difluorodiclorometano o
Freon 12 ovvero del difluoroclorometano. Le
reazioni sono le seguenti:
2 CCl
2F
2 →
Cl
2 + F
2C═CF
22 CHClF
2
→ 2 HCl + F
2C═CF
2Il
perfluoroetilene non ha importanza di per sé ma è il monomero di
partenza per la produzione del teflon, che è il suo polimero. Questa
polimerizzazione è analoga a quella dell'etilene e porta ad un composto
avente delle macromolecole del
tipo:
...CF
2–CF
2–CF
2–CF
2–CF
2...
cioè
identiche a quelle del polietilene con la sostituzione di tutti gli idrogeni con
dei fluori. Il teflon è un polimero di buone caratteristiche meccaniche e
di un'assoluta inerzia chimica fino a 300 ÷ 400 °C e anche in ambienti
fortemente corrosivi, onde trova vasto impiego in molti campi, nonostante il suo
costo elevato. Recentemente ne è stato tentato l'uso come rivestimento
della camera di combustione di missili ibridi: alle alte temperature che si
sviluppano il teflon si decompone assorbendo calore (e quindi mantenendo freddo
il corpo del missile) mentre i gas a basso peso molecolare che esso svolge
forniscono un impulso addizionale alla spinta. Altri composti organici derivati
dal
f. sono certi fluoroalogenati del tipo CBr
2F
2 e
CBrF
3, che sono efficacissimi composti antincendio, usati in
estintori; oltre a questi si producono anche elastomeri fluorurati, siliconi
fluorurati e diversi altri prodotti di interesse commerciale. Merita un cenno
l'acido monofluoroacetico CH
2F–COOH il cui sale sodico è
un potente insetticida e topicida, di vasto impiego nonostante sia fortemente
tossico anche per l'uomo. Anche gli altri acidi fluoroacetici, cioè il
difluoroacetico CHF
2–COOH e il trifluoroacetico
CF
3–COOH, hanno interesse commerciale (o lo hanno i loro sali)
come intermedi per altre preparazioni di composti fluorurati o di miscele
insetticide o di erbicidi. ║
Usi: il principale uso del
f.
è la preparazione dei suoi derivati come il teflon, i
Freons e gli
altri prodotti che sono stati citati. Altro uso importante è la
preparazione di fluoruri volatili di uranio (per l'arricchimento via diffusione
gassosa) o altri metalli pesanti (per la deposizione sotto vuoto). L'acido
fluoridrico è impiegato anche come catalizzatore in molte sintesi
organiche, oltre che come componente di bagni galvanici; altri acidi usati in
questo campo sono il fluoborico ed il fluorsilicico (ad es. nella raffinazione
elettrochimica del piombo). Sempre l'acido fluoridrico viene comunemente usato
per produrre vetri "smerigliati" per attacco di lastre liscie. La criolite
già citata è oggi preparata anche sinteticamente, in quanto la
produzione dell'alluminio ne impiega forti quantitativi.