Bot. - Complesso delle piante che vivono in un determinato territorio,
considerate da un punto di vista essenzialmente tassionomico, sistematico e
filogenetico.
F. e vegetazione rispondono a due concetti diversi: la
prima è riferita soprattutto al numero delle specie, la seconda al numero
delle piante. Una regione quindi potrebbe avere una fittissima e quindi ricca
vegetazione, ma costituita da poche specie, per cui avrebbe una
f. assai
povera, oppure, viceversa, una vegetazione più rada, ma comprendente un
gran numero di specie, e quindi una
f. assai ricca. La
f. di un
determinato territorio presenta di solito una o più specie tipiche, che
sono assunte come caratteristiche distintive; così per es. la
f.
mediterranea ha l'olivo, il leccio, il sughero, ecc. Le specie che costituiscono
la
f. di una regione possono essere stabilite da tempi remotissimi
(specie paleoendemiche), o infine esservi pervenute e conservate per migrazione
naturale o per opera dell'uomo (specie migrate). ║
F. alpina:
complesso delle varie forme vegetali e di quegli aggruppamenti di piante che
colonizzano le maggiori altitudini di tutti i continenti. In senso più
limitato e riferendosi all'Italia, la locuzione designa l'insieme di complessi
vegetali che sono propri del territorio in cui si sviluppa l'arco delle Alpi.
È un succedersi di pascoli, di boschi, di brughiere, di popolamenti
rupestri che si ripete con una certa regolarità col rinnovarsi delle
condizioni relative di altitudine, di clima, e cioè, di ambiente. Sotto
l'aspetto dell'altitudine le zone alpine, per quanto concerne la vegetazione, si
dividono in
zone altitudinali rappresentate da
piani,
fasce,
cinture di vegetazione. Partendo dal piede delle Alpi e
salendo fino alle vette più alte abbiamo: 1)
piano basale
(vegetazione pedemontana) formato da un
orizzonte submediterraneo (delle
sclerofite con olivo e leccio) e da un
orizzonte submontano (delle
latifoglie eliofile: castagno e querce caducifoglie); i due orizzonti sono
separati dal
limite superiore delle sclerofite. 2)
piano montano
suddiviso in
orizzonte montano inferiore (latifoglie sciafile: faggio) e
da un
orizzonte montano superiore (delle aghifoglie: abete rosso e
larice); i due orizzonti sono separati dal
limite superiore dei Boschi di
latifoglie mentre il piano montano è diviso da quello basale dal
limite superiore di querce e di castagno. 3)
piano culminale
separato da quello montano dal
limite superiore della vegetazione
forestale. Esso comprende 4 orizzonti:
subalpino (o degli arbusti
contorti) con rododendri e pino montano:
alpino (o dei pascoli) con
festuceti, nardeti e cariceti:
alto-alpino (o delle zone pioniere): con
curvuleti e saliceti nani:
nivale (o delle tallofite) con vegetazioni a
cuscinetto, muschi, licheni, alghe. Ciascun orizzonte è diviso da quello
immediatamente superiore da un limite e precisamente dal
limite superiore
della vegetazione arborea, che separa l'orizzonte subalpino da quello
alpino; dal
limite superiore delle zolle erbose continue posto fra
l'orizzonte alpino e quello alto-alpino: dal
limite superiore delle zolle
pioniere e dal
limite inferiore delle nevi perenni che separano
l'orizzonte alto-alpino dall'orizzonte nivale. I vari limiti non sono uguali per
tutto l'Arco Alpino; essi sono più alti nel settore occidentale,
più bassi in quello orientale e ciò si spiega per le condizioni
climatiche che caratterizzano le due zone. Nelle zone prealpine vegetano
soprattutto la roverella, il nocciolo, i cotognastri, il carpino nero, il pero
corvino, il maggiociondolo, il ligustro, l'orniello, l'edera, la clematide, il
biancospino, l'erba della Trinità, l'elleboro, l'astro giallo,
l'asparago, e molte orchidee selvatiche. Fino ai mille metri, poi, si forma
spesso un bosco misto spesso ridotto a boscaglia ricco di specie legnose ed
erbacee. Vi crescono oltre alla farnia, l'acero, il prugnolo, l'olmo, il tiglio,
la frangola, la robinia, l'orniello e talvolta anche il faggio; tra le erbe
prevalgono l'aconito, gli anemoni, le genziane, la digitale, il ciclamino e poi
primule, mirtilli, margherite, l'erba paris, ecc. Sulle Prealpi cresce sovente
anche il cerro, una specie di quercia che è diffusa spesso fra piante di
erica. Nell'orizzonte submontano sono diffusi i castagni e le querce a foglia
caduca; nel caratteristico sottobosco regnano le felci, la ginestra, il brugo,
il mirtillo, ecc. Oltre la zona delle querce e del castagno si affaccia quella
dei boschi di faggio (le faggete) che arriva al massimo fino ad un'altezza di
1.700 m. Anche qui il sottobosco è tipico: viola silvestre, acetosella,
lattuga montana, erba laurina e così via. Vi si possono trovare piante di
tasso, di abete bianco, di acero, di carpino nero, ecc. Nell'orizzonte del
faggio si incontrano talvolta, e non di rado, delle estese abetaie che possono
giungere fino ai 1.800 metri di altitudine; si tratta dell'abete bianco, specie
di pianta nettamente montana. Non sono rare, nello stesso orizzonte, anche le
pinete costituite soprattutto dal pino silvestre che prende il posto del faggio
e dell'abete rosso dove questi alberi non possono allignare: questo albero
cresce particolarmente nelle valli centroalpine a clima continentale.
Nell'orizzonte montano sono diffuse le peccete, grandi boschi di abete rosso
(peccio) col quale convivono arbusti e piante erbacee di vario genere. Tra
queste ultime il mirtillo rosso, i muschi, il mirtillo nero, la saxifraga, il
lampone, la fragola di monte, un licopodio, qualche orchidea selvatica, ecc. Il
peccio arriva fino a 2.274 metri (Trentino-Alto Adige). Un limite superiore
più basso di quello dell'abete rosso ha invece il larice, l'albero alpino
per eccellenza; quest'albero, quasi esclusivo delle Alpi, forma i lariceti il
cui sottobosco è formato praticamente dalle stesse piante che vivono nei
pascoli esterni alla foresta; dal trifoglio alpino al nardo, erica, mirtilli,
rododendri, dafne, erba orsina, ecc. Più in alto troviamo i ginepri nani,
specie pioniere, che sulle Alpi Lepontine si trovano anche a 2.570 metri di
altezza. Oltre il limite della vegetazione arborea ecco i prati e i pascoli
formati quasi sempre da erbe foraggere. Più in alto, la vegetazione
nivale: veronica, ranuncoli, muschio, ed altre crittogame, alghe, ecc. ║
F. marina: l'insieme delle specie vegetali che vivono nel mare. Si
può distinguere in
f. litoranea le cui forme non si sviluppano a
profondità superiori ai 300 metri, e in
f. d'alto mare costituita
essenzialmente da alghe galleggianti tra le quali possono inserirsi altre specie
di piante. La varietà di tipi vegetali che vivono nel mare è assai
più limitata di quella presente sulla terraferma e per lo più
è formata dalle alghe che possono presentare forme fisse e forme vaganti;
alcune specie, poi, tra le più piccole, si attaccano ad altre piante o
addirittura agli animali. Le alghe marine possono esser suddivise in cinque
grandi gruppi principali fra loro distinguibili per la struttura, il colore e
l'habitat. Le alghe meno evolute sono le
cianofite dette
alghe
azzurre che generalmente vivono alla superficie o presso di essa; talvolta
formano uno strato viscido sugli scogli e sulle rocce immediatamente sotto il
segno dell'alta marea o, talaltra, costituiscono uno strato melmoso sull'intera
superficie del mare. Fra le alghe azzurre ci sono numerose specie che non sono
azzurre, come la
Trichodesmium erythraeum che ha un pigmento rosso: ad
essa si deve la colorazione del Mar Rosso. Vicino alle rive del mare crescono
abbondanti varie forme di
alghe verdi, le
clorofite, limitando
però la loro diffusione alla zona di bassa marea dove le acque sono
sufficientemente calde. Una delle specie più note è la lattuga di
mare (
Ulva lactuca e
Ulva latissima) che spesso danno all'acqua
una tenue sfumatura verdastra. Più comuni delle alghe verdi, in mare,
sono le
alghe brune, le feofite; presentano forme svariatissime per
struttura e dimensioni. Alcune, come l'
Ectocarpus sono piccole, molto
ramificate, delicatissime mentre altre dei generi
Macrocystis e
Nereocystis sono colossali, giungendo talvolta anche a varie decine di
metri di lunghezza. Di medie dimensioni sono la
Fucus vescicolosus,
tipica per le vescichette che la mantengono a galla, o la
Laminaria
saccharina, dai rami piatti ed arricciati; queste due forme crescono in
vicinanza delle spiagge. Fra le alghe brune ce ne sono molte di planctoniche e
di notevoli dimensioni come i
sargassi che popolano il grande vortice
dell'Atlantico settentrionale detto, appunto
Mar dei Sargassi: il nome di
queste alghe deriva dal portoghese
sarga (acino d'uva), per le vesciche a
forma di chicchi d'uva che consentono alla pianta di galleggiare; queste alghe
ospitano un'immensa quantità di animali planctonici. Nel mare vivono poi
le
alghe rosse, le
rodofite, di norma più piccole di quelle
brune: sono lunghe al massimo due metri. Alcune specie sono tipiche, oltre che
per la colorazione, anche per la loro iridescenza: in genere sono molto belle
oltre che economicamente importanti come sorgente dell'agar-agar una sostanza
mucillaginosa usata largamente e con impieghi diversi. Vivono tutte sommerse,
talvolta a notevole profondità; alcune sono parassite ed hanno perduto la
loro colorazione. Tutte le alghe di cui abbiamo finora parlato fanno capo alla
grande suddivisione delle
eufite ovvero delle vere alghe; ma nelle acque
marine sono diffuse anche le cosiddette
alghe gialloverdi che comprendono
numerosissimi organismi microscopici e, in particolare, le bellissime
diatomee note anche come
bacillariofite; si tratta di alghe
unicellulari isolate o riunite in colonie, talvolta immobili oppure dotate di un
lento movimento autonomo: alcune specie sono fissate al substrato per mezzo di
un peduncolo. Esse secernono membrane traslucide di silice che formano una sorta
di guscio: quando una diatomea muore, il suo guscio cade sul fondo marino dove
contribuiscono a formare gran parte dei sedimenti organici che ricoprono estese
superfici del fondo marino (con la sabbia costituiscono il tripoli, la farina
fossile che trova molte applicazioni nelle industrie: materiale refrattario,
abrasivi, ecc.). Le diatomee poi, con altre alghe microscopiche, hanno enorme
importanza biologica perché rappresentano il principale alimento di gran
parte degli animali marini. Servono anche per una miglior ossigenazione
dell'ambiente in cui vivono. Se ne conoscono circa 5.000 specie. Insieme con le
diatomee vivono spesso varie altre specie di alghe giallo-verdi; alcune di esse
sembrano comportarsi come animali; tra queste sono i
dinoflagellati
capaci di muoversi nell'acqua grazie a un paio di flagelli simili a
microscopiche fruste. Molte di queste alghe unicellulari sono luminescenti e
talvolta si trovano in così grande quantità da impartire una
caratteristica colorazione alla superficie del mare. Oltre alle decine di
migliaia di forme di alghe che popolano le acque marine, nel mare vivono anche
circa trenta specie di piante cosiddette superiori appartenenti al
phylum
delle angiosperme. Una delle più interessanti è l'erba anguilla
(
Zostera marina) che non è affatto un'erba e che deve il suo nome
volgare alle foglie lunghe e sottilissime come fili d'erba. La zostera vive
vicino alle coste, dalla più bassa linea di marea fino a sedici metri
sotto la superficie del mare fissandosi al terreno mediante vere e proprie
radici (a differenza delle alghe che non emettono radici ma si attaccano al
fondo - solo quelle fisse - per mezzo di una massa di espansioni chiamate
arpioni). I fiori della zostera vengono impollinati sott'acqua grazie all'azione
delle correnti. Essa appartiene all'ordine delle
elobie, piante
monocotiledoni, come anche altre specie marine fra le quali citiamo quelle del
genere
posidonia che vivono pure totalmente sommerse anche a notevole
profondità. Un altro genere di angiosperme marine è
Cymodocea, molto comune lungo le coste del Mediterraneo. Tutte queste
piante acquatiche presentano una notevole riduzione dell'apparato florale per
meglio adattarsi alla vita acquatica marina. A volte queste piante formano delle
vastissime colonie: tipiche sono quelle di
posidonia che costituiscono le
cosiddette praterie sottomarine
Fiori di Ninfea