Bot. - L'insieme delle forme vegetali fotosintetiche che galleggiano liberamente
sulle acque del mare. Esso comprende per lo più organismi microscopici
unicellulari che a volte formano delle "catene" di cellule e che vengono di
norma portati alla deriva dalle correnti marine. Tra questi organismi i
più numerosi sono le "diatomee" che, viste al microscopio, appaiono come
bellissimi astucci trasparenti entro i quali è contenuta una microscopica
particella di materia vivente, una minuscola alga di color verde-bruno.
Ciò che assomiglia ad un astuccio è in realtà uno scheletro
esterno costituito da silice, sostanza minerale emessa dalla diatomea dopo
averla sottratta all'acqua nella quale essa vive. Tale scheletro è di
regola formato da due valve perfettamente combacianti tra loro e può
presentare forme diversissime, rotonde, ovali, bacilliformi, simili a stelle,
rettangolari, ecc.; le spicole di silice sono intrecciate fra loro e formano dei
disegni bellissimi, caratteristici di ciascuna specie. Oltre alle diatomee fanno
parte del
f. i
dinoflagellati, anch'essi organismi unicellulari ma
con caratteristiche sia vegetali sia animali. Alcuni di essi sono in grado di
attuare il processo di fotosintesi clorofilliana grazie al quale possono
trasformare le sostanze minerali, tratte dall'acqua, in sostanze organiche che
servono loro di nutrimento. Altri dinoflagellati - sono così chiamati
perché possono muoversi agitando dei "flagelli" con i quali frustano
l'acqua - si servono delle loro appendici locomotorie. I flagelli, anche per
afferrare il cibo, comportandosi quindi come animali. Altri ancora sono
racchiusi in capsule di cellulosa, quella sostanza che serve di sostegno alle
piante della terraferma. Anche i dinoflagellati vengono trascinati dalle
correnti, tuttavia essi sono capaci di spostarsi in senso verticale compiendo
ogni giorno delle vere migrazioni da una profondità di 45-50 metri fino
alla superficie del mare dove sono attratti dalla luce, per ridiscendere poi
alla notte, in profondità. In questi loro spostamenti i dinoflagellati
coprono percorsi lunghi più di due milioni di volte la loro lunghezza
(come se un uomo, in un giorno, si facesse una bella nuotata di 3.000
chilometri). Numerose specie di questi microrganismi sono luminescenti e di
notte possono rendere fosforescente una vastissima parte della superficie
marina. Pur rappresentando essi uno dei principali nutrimenti dei pesci o di
vari cetacei, i dinoflagellati possono anche provocare la morte di migliaia di
animali marini a causa di certe sostanze tossiche da essi emesse in certi
periodi dell'anno od anche perché, periodicamente, essi consumano una
quantità enorme di ossigeno impoverendo le acque di tale vitale elemento
e causando, di conseguenza, la morte per asfissia di molti animali e perfino di
se stessi. Altre forme planctoniche sono la
Halosphaera, un'alga delle
eterococcali, unicellulare, verde, dotata di una membrana scarsamente
silicizzata; il
sargassum, nel suo stadio galleggiante, che è
un'alga bruna (feoficea) nota anche come
erba del golfo del Messico
(
Gulf weed); esso ha una grande importanza ecologica perché
costituisce in alto mare un substrato adatto all'insediamento di vari animali
bentonici come briozoi, policheti, idroidi, antozoi, ecc. Agli organismi
vegetali cui abbiamo finora accennato vanno aggiunte le
schizoficee che,
tuttavia, sono assai meno diffuse e limitano la loro presenza solo a certe
latitudini (da 03°17' di latitudine Sud a 14°27' di latitudine Nord).
Il
f., quasi completamente autotrofo, rappresenta il primo anello della
catena alimentare marina; di esso si nutre lo zooplancton che, a sua volta,
serve da cibo a numerosi gruppi di animali invertebrati o vertebrati. Il
f. che vive al di sotto dei ghiacci polari (nannoplancton) da autotrofo
diventa eterotrofo, a causa della scarsità o della mancanza di luce che
non consente la fotosintesi. Diverse sono anche le profondità nelle quali
può vivere il
f.; dipende soprattutto dal grado di trasparenza
dell'acqua e quindi dalla possibilità di penetrazione della luce. Nel Mar
dei Sargassi, per esempio, il
f. si può trovare anche a 100 m di
profondità; nell'Atlantico settentrionale la profondità massima
è di 40 m circa, mentre nel Baltico e nel Mare del Nord essa non supera i
20 o 30 m. Nella Great Sound Bay (Long Island) dove le acque sono molto torbide
il
f. non può scendere al di sotto dei 2,10 m.