Scienza che studia le funzioni degli organismi viventi, animali e vegetali, allo
scopo di conoscere e chiarire le cause e le modalità dei fenomeni vitali,
quali la fecondazione, la nascita, l'accrescimento, le trasformazioni
energetiche, l'invecchiamento e la morte. Viene distinta in
f. vegetale,
che si occupa delle piante;
f. comparata, che svolge un'analisi comparata
delle differenze funzionali tra le diverse specie;
f. umana, che è
parte della scienza medica e indaga il funzionamento degli organi sani;
fisiopatologia, che studia le funzioni organiche in condizioni morbose.
La
f. moderna si avvale del metodo sperimentale: agendo, infatti,
sull'organo oggetto di studio, o su parte di esso, mediante rimozione o
stimolazione, si registrano le alterazioni che ne derivano, raccogliendo
informazioni sulle funzioni delle stesso. Allo scopo si utilizzano animali
scelti secondo lo studio in corso, e poiché molti processi fondamentali
(respirazione, divisione cellulare, ereditarietà, riproduzione) sono
comuni a tutti o quasi gli organismi, il risultato delle prove può essere
esteso a una vasta gamma di esseri viventi. Data la vasta articolazione degli
studi, in seno alla
f. sono nate delle specializzazioni, che si occupano
ognuna di un organo o di un apparato. Così, ad esempio, la
neurofisiologia si occupa del sistema nervoso centrale e periferico, la
f. cardiovascolare della circolazione del sangue e l'emodinamica e
così via. ║
F. umana: le prime interpretazioni delle
funzioni organiche furono di carattere speculativo, così come si
ritrovano nei testi di Alcmeone di Crotone, Empedocle e Democrito. Nei testi
ippocratici si incontra la prima importante sintesi teorica delle funzioni
dell'organismo, il cui normale svolgimento era ricondotto all'equilibrio di
quattro umori (sangue, bile gialla, bile nera e flemma), direttamente
influenzato, oltre che da condizioni ambientali, da un calore interno con centro
nel cuore, prodotto dall'incontro tra nutrimento e aria (pneuma) assorbita nei
polmoni. Secondo Aristotele l'anima dava forma e dirigeva i vari organi e aveva
sede nel cuore; al cervello egli attribuiva solo la funzione di raffreddare il
sangue. Il riconoscimento più preciso delle funzioni di quest'organo,
così come dei nervi e dei muscoli, fu opera della scuola di Alessandria
durante il IV e III sec. a.C., soprattutto attraverso gli studi anatomici di
Eurofilo ed Erasistrato, che per primi riconobbero cause distinte per i fenomeni
corporei e quelli psichici. Galeno, al quale si deve la sintesi della medicina e
delle
f. antiche, identificò l'anima, principio organizzatore
delle funzioni corporee, con lo spirito o pneuma, cui attribuì natura
quasi materiale secondo tre forme distinte: naturale, con sede nel fegato;
vitale, localizzato nel cuore; e animale, agente nel cervello. Per la
f.
galenica, che per prima utilizzò il metodo sperimentale ma fu tuttavia
influenzata dall'impostazione teleologica di Aristotele, i processi vitali,
retti da leggi rigorose, erano sempre volti a scopi precisi e nulla in essi vi
era di superfluo; il sangue, composto dai quattro umori già individuati
da Ippocrate e prodotto nel fegato, giungeva, per Galeno, alla parte destra del
cuore e qui, attraverso una parete divisoria o setto, ritenuta perforata,
passava alla parte sinistra (ventricolo), dove veniva mescolato con il pneuma
proveniente dai polmoni e riscaldato; le sue impurità erano esalate
attraverso i polmoni col respiro. Lo spirito vitale, giungendo col sangue nel
cervello si trasformava in spirito animale con funzioni psichiche e, percorrendo
i nervi, supposti cavi, giungeva ai muscoli provocandone i movimenti. Per tutto
il medioevo la
f. non si discostò sensibilmente dall'insegnamento
di Galeno e solo con le ricerche anatomiche svolte nel XVI sec. si ebbero nuovi
sviluppi. A. Vesalio negò che il setto interventricolare, che separa le
due parti del cuore, fosse permeabile al sangue, mentre M. Serveto e R. Colombo
suggerirono che per circolare dal ricettacolo destro del cuore a quello sinistro
il sangue deve passare attraverso i polmoni (piccolo circolo). La completa
dimostrazione della circolazione del sangue si ebbe nell'opera
Exercitatio
anatomica de motu cordis et sanguinis (1628) di W. Harvey, che segnò
l'inizio della
f. moderna. Harvey dimostrò che il sangue non
compie un movimento di flusso e riflusso dal centro alla periferia attraverso i
vasi, come aveva sostenuto Galeno, bensì viene espulso dal ventricolo
sinistro, che si contrae ad ogni pulsazione, e, attraverso le arterie, giunge a
tutti gli organi dove, secondo le modalità successivamente chiarite con
la scoperta dei vasi capillari da parte di Malpighi, trapassa nelle vene e
giunge al lato destro del cuore (grande circolo). Questa rivoluzionaria
scoperta, basata su osservazioni, vivisezioni di animali e sul calcolo della
quantità di sangue in movimento, aprì la strada alla cosiddetta
anatomia animata che studiava la funzione degli organi partendo dalla
loro struttura; il considerare il cuore come una pompa e i vasi come condotte
idrauliche, armonizzava con la visione cartesiana dell'organismo come macchina,
che fu alla base della scuola iatromeccanica. Fra i sostenitori di questo
indirizzo: S. Santorius, che usò la bilancia per calcolare l'equilibrio
delle sostanze assorbite ed espulse dall'organismo e A. Borelli, che
applicò le leggi della meccanica allo studio della deambulazione degli
animali e del volo negli uccelli. A questa impostazione si contrappose nel
Seicento la scuola iatrochimica. Già Paracelso aveva sostenuto che il
corpo umano era essenzialmente un sistema chimico composto da mercurio, zolfo e
sale e J.B. van Helmont, suo seguace, aveva indicato col termine gas i fermenti
che governano le funzioni vitali, basati, secondo F. Sylvius, sull'equilibrio di
sostanze acide e alcaline. T. Willis suppose che la contrazione muscolare fosse
dovuta a una sorta di esplosione di particelle sulfuree e nitriche del sangue,
mentre R. Lower e G. Mayow ritennero che la respirazione non fosse destinata a
raffreddare il sangue bensì a trarre dall'aria una sostanza
indispensabile alla vita. Nei primi anni del Settecento furono elaborate grandi
sintesi teoriche, accomunate dalla ricerca di un unico centro regolatore
dell'intero organismo. Per F. Hoffmann, meccanicista, le funzioni erano regolate
da uno spirito derivante dall'etere cosmico e agente come sottile materia
attraverso il sistema nervoso. Per G.E. Stahl, vitalista, è un'anima
immateriale che salva il corpo, fino alla morte, dalla decomposizione chimica.
Verso la metà del XVIII sec. si affermò l'idea
dell'attività spontanea della materia, della sua capacità di
produrre la vita. Per J.O. La Mettrie non solo l'animale ma anche l'uomo
è paragonabile ad una macchina, concepita però come un insieme di
organi capaci di muoversi e funzionare anche se isolati fra loro. Questa
concezione fu sviluppata dalla scuola medica di Montpellier, in particolare da
T. Bordeu, il quale ritenne che gli organi avessero una propria vita e si
armonizzassero per mutuo consenso o simpatia. Tale concezione pluralistica o
fedeativa dell'organismo portò a una fusione del vitalismo col
materialismo attraverso il riconoscimento della vita come una proprietà
peculiare della materia e non come effetto dell'anima. Sempre intorno alla
metà del secolo si aprì un nuovo capitolo della
f. moderna
con gli studi di A. Haller sull'irritabilità e sensibilità,
riconosciute come proprietà di strutture anatomiche precise (muscoli e
nervi) e risultanti dall'applicazione di stimoli differenti cui l'organismo
reagisce. A questo studioso si deve anche la coordinazione di tutti i dati
fisiologici acquisiti fino ad allora. Al sorgere dell'Ottocento la
f.
trasse nuovo impulso dagli studi di anatomia: X. Bichat scompose gli organi nei
rispettivi tessuti, considerati i portatori delle proprietà vitali; F.
Magendie distinse i nervi sensoriali da quelli motori. La sensazione visiva nei
suoi aspetti soggettivi fu indagata da J. Muller, che teorizzò l'energia
specifica dei nervi per cui questi reagiscono in modo costante agli stimoli
più diversi (colore, suono, ecc.). Abbandonando il vitalismo, i suoi
allievi H. Helmholtz, E. Du Bois Reymond, E. Brücke formarono, verso la
metà del secolo, la nuova scuola meccanicistica destinata a trionfare
anche in seguito alla ripresa degli studi al microscopio. L'osservazione delle
cellule, riconosciute come le unità elementari della vita, portò
R. Virchow a concepire l'organismo come la somma degli individui cellulari, che
permangono nella massima autonomia possibile, e inaugurò la branca della
f. cellulare. Un'importanza decisiva per lo sviluppo della
f.
assunsero in questo secolo le ricerche di chimica. Lavoisier aveva stabilito che
respirazione e combustione erano processi di ossidazione produttori di calore;
F. Berzelius fece i primi tentativi per stabilire la composizione delle sostanze
organiche a partire da carbonio, ossigeno, idrogeno, azoto. Le indagini furono
orientate a stabilire quali sostanze chimiche fossero assorbite o espulse e in
qual modo si trasformassero nell'organismo, che appariva ormai come una macchina
termica in grado di produrre lavoro attraverso una lenta combustione che si
verifiva nelle cellule. Altri impegnativi campi di ricerca furono aperti: la
contrazione muscolare e la natura degli enzimi. La riduzione della
f. a
indagine fisico-chimica, però, trascurava spesso gli aspetti peculiari
degli organismi favorendo qualche effimero ritorno al vitalismo. Si riconobbe
tuttavia sempre più l'importanza dei processi di interazione fra organi e
di regolazione delle funzioni che garantiscono la conservazione e l'adattamento
all'ambiente. Con la scoperta della secrezione di ormoni da parte delle
ghiandole endocrine, si evidenziava una nuova rete, che si integrava con quella
del sistema nervoso. Per quest'ultimo, che era sempre stato uno dei più
difficili campi di indagine della
f., i maggiori contributi si ebbero da
P. Flourens, che identificò il cervello come la sede delle funzioni
psichiche superiori (si giunse anche a localizzare nella sua corteccia i centri
sensoriali e motori). M. Hall individuò l'azione riflessa come base dei
movimenti involontari legati al midollo spinale, mentre H. Jackson
concepì il sistema nervoso come una macchina sensomotoria con tre livelli
di organizzazione, quello riflesso, quello dei centri intermedi e quello
volontario. Quest'ultimo fu collegato in modo inequivocabile alla corteccia,
studiata anche in base alla teoria dei riflessi condizionati formulata da P.
Pavlov. Tali funzioni vengono oggi analizzate da punti di vista e con
metodologie estremamente diverse e specializzate, dalla cibernetica alla
biologia molecolare, all'analisi del comportamento animale. Tali indirizzi, pur
essendo aperti a un fecondo incontro interdisciplinare, non sono giunti per ora
ad adeguate sintesi teoriche. ║
F. vegetale: consiste nello studio
dei processi vitali, dell'accrescimento e dello sviluppo dei vegetali,
considerandoli sia da un punto di vista biologico, sia da quello fisico-chimico.
La
f. vegetale come scienza ha origini recenti: tuttavia osservazioni su
fenomeni vitali delle piante si trovano già presso gli antichi.
Aristotele e il suo discepolo Teofrasto, autore del
De causis plantarum,
ritennero che le piante traessero dalla terra le sostanze nutritive in una forma
giàdirettamente assimilabile. Tale concezione, in parte ripresa da
Cesalpino, dominò praticamente fino al XVI sec. quando, avvalendosi dei
progressi della chimica e della fisica, furono avviati i primi studi
sperimentali sul processo di nutrizione delle piante, sulla circolazione della
linfa e sul trasporto delle sostanze sotto forma di soluzione. J.B. van Helmont,
basandosi sulle sue esperienze, ritenne che i vari costituenti delle piante
fossero fabbricati da quelle stesse. E. Mariotte tentò di ricondurre a
processi chimici o fisici la nutrizione e la crescita vegetale. Fondamentale per
lo sviluppo della
f. vegetale fu l'opera di S. Hales, che svolse una
serie di sistematiche esperienze sul problema della circolazione della linfa,
mettendo in luce soprattutto il ruolo svolto dalla traspirazione delle foglie e
scoprendo la pressione radicale. La funzione della clorofilla fu evidenziata
verso la fine del XVIII sec. da G. Priestley, il quale dimostrò che le
piante verdi sono capaci di emettere "aria vitale", cioè ossigeno. G.
Ingenhousz completò questa osservazione constatando che soltanto le
piante verdi e solo alla luce sono in grado di produrre "aria vitale" e diede in
seguito l'esatta interpretazione del fenomeno avvalendosi delle scoperte di A.L.
Lavoisier. L'insieme degli scambi gassosi che avvengono nelle piante furono
ulteriormente precisati da J. Sebenier, il quale riconobbe che l'anidride
carbonica viene scomposta, sotto l'influenza della luce, con emissione di
ossigeno. All'inizio del XIX sec., T. de Saussure eseguì precise
esperienze che consentirono di valutare in termini quantitativi i fenomeni che
avvengono durante la nutrizione. H. Dutrochet scoprì le leggi
fondamentali che regolano la permeabilità e i fenomeni dell'osmosi, in
seguito precisati anche da W. Pfeffer. La
f. vegetale trasse nuovo
impulso dagli studi di J. Sachs che, in una serie di resoconti pubblicati tra il
1860 e il 1865, espose sistematicamente il significato generale dei processi
fotosintetici e chiarì come e dove avvenisse l'organizzazione
dell'anidride carbonica fino alla formazione di amido. Ricerche intorno alla
nutrizione minerale furono avviate da J. Liebig e, successivamente da J.B.
Boussingault, i quali dimostrarono l'importanza delle sostanze azotate,
soprattutto dei nitrati, per la vita vegetale. Nel 1887 H. Helbriegel e H.
Wilfarth scoprirono la fissazione biologica dell'azoto. Con il XX sec. la
f. vegetale ha un nuovo impulso: si scoprono fenomeni comuni che erano
passati inosservati (ad esempio la foto-periodicità) così come
l'esistenza di caratteri fisiologici ereditari; si isolano sostanze regolatrici
dello sviluppo; si scoprono molti enzimi e, utilizzando la tecnica degli
elementi marcati e della cromatografia, si chiarisce il processo della
fotosintesi. Allo stato attuale risulta difficile operare una separazione tra la
f. vegetale e la biochimica, scienze che, unitamente alla genetica hanno
sempre più contribuito all'affermarsi della biologia molecolare, mentre
più stretti diventano i legami tra
f. vegetale ed ecologia.