(o
fisiognomìa) (dal greco
physis: natura e
gignósko: conosco). Scienza che ricava i nessi tra le
manifestazioni fisiche e le essenze spirituali. Il termine fu introdotto da
Aristotele per indicare la scienza che deduceva i caratteri spirituali degli
individui dal loro aspetto corporeo e, in particolare, dai tratti del loro
volto. Nel campo psicodiagnostico "indiretto" sino dai tempi più remoti
si è tentato - talvolta con grossolane trasposizioni alogiche, talvolta
con criteri razionali o empirici - di ricavare qualche informazione dallo studio
delle strutture somatiche. La
f., in quanto scienza che interpreta le
espressioni delle forme statiche (figura statica del corpo), si distingue dalla
patognomica che si interessa delle forme in movimento. Anche le
formazioni inanimate, come nuvole, rocce, ecc., possono indurre l'osservatore a
supporre in esse l'esistenza di un principio informatore connaturato al loro
modo di manifestarsi. Sulla base delle prime enunciazioni aristoteliche, la
tradizione fu continuata da scrittori ellenistici e arabi, protraendosi, senza
troppe innovazioni, sino al XVI sec. in cui si ebbe una ricca fioritura di
teorie. Particolare risonanza ebbe l'opera di G.B. Della Porta,
De humana
physiognomonia (1586). La continuità storica è tra l'altro
confermata dal fatto che gli aristotelici confronti tra particolari tratti
somatici umani e caratteristiche di certi animali (si presume che in origine
avesse un significato totemico) si sono conservati e trovano ampia illustrazione
nell'opera di Della Porta. La
f., infatti, fece ampio ricorso
all'assimilazione di tratti del volto o del corpo umani con caratteristiche
"psicologiche" attribuite, piuttosto arbitrariamente, ad alcuni tipici animali:
la volpe, il gatto, il cane, il bove, il montone, ecc. A cominciare dal XVIII
sec. l'interesse degli studiosi andò spostandosi sulle nuove scoperte
anatomiche e fisiologiche e furono elaborate nuove teorie. Studiosi come J.-J.
Engel (1741-1802) e J.K. Lavater (1741-1801) dettero grande rilievo alla
f., che divenne una scienza alla moda, sulla base del concetto che il
corpo è la raffigurazione dell'anima. Si volle così associare lo
"spirito greve" alla "costituzione tarchiata", ed è di Lavater
l'affermazione che "la forma rettilinea sta, in quanto tale, alla forma
curvilinea come la forza alla debolezza, come la fermezza alla docilità,
come l'intelletto alla sensibilità". Ulteriore sviluppo ebbe la
f.
nel XIX sec. con C.G. Carus (1789-1869), mentre assumeva nuove caratteristiche
attraverso i contributi di F.J. Gall (1758-1828), che introdusse
l'
organologia, e dall'allievo di questi J.C. Spurzheim (1776-1832) che
introdusse la
frenologia. Per quanto la dottrina di Gall abbia
contribuito ai successivi sviluppi della psichiatria, si basava su ipotesi,
dimostratesi poi errate, secondo le quali le facoltà spirituali (per es.
l'inclinazione all'amore, all'allegria, alla quiete, alla combattività,
all'arte o alla scienza, ecc.) si localizzerebbero in sedi ben determinate della
corteccia cerebrale, così come lo sviluppo dei sensi veniva supposto in
relazione con il volume delle corrispondenti parti encefaliche. Si credeva
inoltre che la forma della scatola cranica consentisse di risalire ai tratti del
carattere. I nuovi studi si inserivano in un procedimento razionale secondo cui
le funzioni psichiche sono condizionate da strutture corporee. Questa corrente
di pensiero, per quanto abbia avuto il suo massimo sviluppo in epoca
relativamente recente, ossia con la moderna neurologia ed endocrinologia,
affonda le proprie radici nella classificazione dei "temperamenti" di Ippocrate
e Galeno. Il valore del metodo è però strettamente subordinato
alla possibilità di stabilire un preciso rapporto tra certe strutture
somatiche e certe funzioni psichiche. Ed è proprio questa
difficoltà che ha portato la moderna psicologia a spostare l'accento
sull'esame del
comportamento umano, che ha rappresentato un considerevole
sviluppo nel passaggio dallo studio delle strutture anatomiche a quello delle
funzioni fisiologiche e psico-fisiologiche. Infatti l'esame delle strutture
somatiche a fini psicodiagnostici, nonostante la sua lunga tradizione e la sua
apparente maggiore semplicità e concretezza, si è dimostrato
relativamente meno fertile di quanto non sia lo studio del comportamento
interpretato in termini di caratteristiche psichiche. Resta comunque il fatto
che ciascuno reagisce affettivamente alle impressioni della fisionomia altrui,
della mimica e della pantomimica, nonché alla intonazione della voce di
chi gli sta di fronte, ed è indotto ad ammettere implicitamente la
possibilità di risalire dalle fattezze e dall'impressione che ne riceve
alla natura del soggetto.