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Fisicalismo.

Tendenza filosofica sorta nell'ambito del neopositivismo e che caratterizzò il "Circolo di Vienna". Questa denominazione cominciò ad apparire verso il 1930, per indicare la posizione di Otto Neurath secondo cui tutto ciò che nella realtà è fisico, quindi anche il linguaggio, è realtà fisica. Partendo dalla contestazione del punto di vista di L. Wittgenstein secondo cui, da un lato, ci sono i fatti, dati immediatamente, e, dall'altro, il linguaggio che rispecchia i fatti, il Neurath afferma che la scienza comincia subito col costruire il linguaggio scientifico. Egli rifiuta il principio secondo cui il discorso scientifico rispecchia la realtà e sostiene che non è necessario confrontare il linguaggio con la realtà che, se ha un senso, è realtà puramente fisica. Secondo Neurath, infatti, il linguaggio stesso è fisicamente reale, ma non può essere considerato come tale poiché l'unica realtà scientificamente conosciuta è quella delle relazioni spazio-temporali della fisica. La realtà fisica, in quanto discorso, è fatta di enunciazioni (che esprimono un'osservazione) e di elaborazioni logiche di tali enunciazioni. In ogni caso, si tratta sempre di confrontare proposizioni con proposizioni e mai di confrontare queste con una realtà posta al di fuori di esse. Inoltre, le relazioni tra le proposizioni sono fisiche come sono fisiche le proposizioni stesse. R. Carnap trasforma il naturalismo implicito nelle proposizioni fisicalistiche di Neurath, riducendo il f. a logicismo, ossia a una struttura linguistica oltre la quale non si può andare. Secondo Carnap, infatti, tutto ciò che ha realtà è logico-sintattico, per cui anche la fisica si riduce a sintassi.