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Finito.

Giunto o condotto a termine, compiuto. ║ Di opere, lavori, prodotti dell'ingegno, della mano o dell'industria, condotto a compiutezza o perfezione, che ha avuto tutte le rifinitiure. ║ Determinato, limitato. ● Econ. - Prodotto f.: in linguaggio economico si considerano prodotti f., per i venditori, i beni che vengono normalmente ceduti a pagamento immediato, sia che siano destinati al consumo sia che debbano a loro volta servire per ulteriori produzioni. ● Arald. - Attributo del manico di un martello quando all'estremità è guarnito di smalto diverso. ● Gramm. - Modi f. del verbo: quelli che distinguono la persona, il numero, il tempo, e cioè, nella lingua italiana, i modi indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo. ● Filos. - Ciò che ha limite o termine, contrapponendosi a infinito. La contrapposizione tra il concetto di f. e quello di infinito è presente già nella filosofia greca, passando poi al pensiero scolastico medioevale. La caduta della dualità tradizionale tra f. e infinito viene posta da G. Bruno, secondo cui a Dio, causa infinita, deve necessariamente corrispondere un effetto infinito. Pertanto, secondo Bruno, così come è contraddittorio pensare che l'infinita potenza creatrice di Dio si esaurisca nella creazione di una realtà f., è altrettanto contraddittorio considerare f. l'universo. L'universo è infinito come Dio, anzi esso non è che la rappresentazione sensibile di Dio. Il tema della dualità f.-infinito viene largamente ripreso da Schelling che, nella fase più schiettamente religiosa del suo pensiero, giunse a concepire l'esistenza del f. come una caduta, un salto. Poiché il reale, in Dio, è anche ideale, la nascita della realtà f. equivale a una separazione del reale dall'ideale, il determinarsi di una realtà che non ha più in sé tutte le possibilità della sua esistenza ed è quindi condizionata. Pertanto, secondo Schelling, la caduta è il distacco del reale dall'ideale. La logica hegeliana intende cogliere l'immanenza dell'infinito nel f., dell'assoluto nel divenire, concependo la dialettica come un articolarsi dell'infinito nello sviluppo e nelle relazioni del f. Il tema del f., in contrapposizione all'infinito, ricorre in tutto il pensiero del filosofo danese S. Kierkegaard che, da esso, formula tutta una serie di categorie divenute i temi obbligati della filosofia esistenziale. Kierkegaard ripudia il f., in nome di una vita religiosa in cui l'esistenza umana si rivela nella sua singolarità irripetibile, come esistenza f. nella quale irrompe l'infinito. Secondo Kierkegaard, il f. è proprio della vita estetica che ha valore solo se si pone come momento di transizione verso una vita più alta. Egli pone come secondo stadio, quello della vita etica in cui l'uomo diviene consapevole di essere una creatura f. e peccaminosa e viene preso dalla disperazione del f. e dall'angoscia dell'assoluto, che egli risolve nella vita religiosa. L'umanesimo contemporaneo ha rivalutato il mondo f., non trascendentale, proprio dell'uomo storico, condizionato dalle proprie matrici biologiche ed esistenziali. ● Mat. - Un insieme I si dirà f. quando esso è equivalente a un insieme composto dai primi n numeri naturali. Ciò vuol dire che è possibile stabilire una corrispondenza biunivoca tra gli elementi di I e i numeri da 1 a n. Ma degli insiemi f. si può dare anche una definizione indiretta: un insieme è f. quando non è possibile stabilire una corrispondenza biunivoca tra i suoi elementi e gli elementi di un suo sottoinsieme proprio.