(dal greco
philosophía: amore del sapere). Originariamente il
termine venne usato in senso generale per indicare la scienza e la ricerca
culturale in genere. Una sua delimitazione, nel senso di disciplina avente per
oggetto lo studio dell'attività speculativa, cominciò ad aversi
solo con Platone. Il termine
f. cominciò infatti a prevalere nei
circoli socratico-platonici in contrapposizione a sofista (sapiente), usato sino
allora col significato che oggi viene dato al vocabolo filosofo. Successivamente
il termine sofista passò a indicare una particolare scuola filosofica
classica e, nel suo significato più largo, chi si dedica a una ricerca
pretenziosa e fa uso di ragionamenti intenzionalmente capziosi. La
f.
presocratica circoscriveva il proprio compito alla ricerca intorno al supremo
principio della natura. Pur rimanendo questo uno dei compiti della ricerca
filosofica di ogni tempo, essa assunse una nuova dimensione con Socrate e
Platone, trasformandosi da ricerca naturale in ricerca ideale dei valori, e fu
questa la ragione per cui questi pensatori respinsero l'attributo di sapienti.
Secondo la nuova concezione, infatti, il filosofo non è un "sapiente", ma
un semplice "ricercatore di sapienza", e la
f., intesa come scienza dei
valori, non è più "sapere", bensì "ricerca". Questa nuova
concezione non annullò quella originaria della
f. intesa come
ricerca intorno al supremo principio della natura. Da essa tuttavia
derivò una nuova interpretazione e l'esigenza di nuovi valori da porre al
pensiero. Questa concezione caratterizzò tutta la
f. classica. Col
crollo della società antica, venne a cadere anche il tentativo di trovare
un principio logico da cui dedurre scientificamente il mondo e prevalse la
tendenza a ricorrere a un Essere supremo, concepito come persona dotata di
volontà assoluta e perciò trascendente ogni ragione umana. Il
problema del rapporto tra ragione e fede divenne predominante. Il contributo del
pensiero cristiano alla
f. fu di mostrare che il principio universale non
può essere che l'atto di coscienza. Questo era stato già intuito
da Platone che, però, non ne aveva sviluppato a sufficienza il
significato. Con ciò il pensiero cristiano poté considerarsi
l'interprete delle stesse esigenze della
f. greca. Col ritorno al
classicismo del periodo rinascimentale, venne ripresa anche l'esigenza di
considerare la
f. come la base costitutiva dell'ordine scientifico del
mondo. Si pervenne così alle concezioni di Cartesio e di Spinoza. A
quest'ultimo si deve il tentativo più compiuto di spiegare tutto e di
giustificare tutto, compreso il male, inserendolo in una costruzione scientifica
del mondo, interpretato come un'unica grande coscienza, avente in sé la
ragione del proprio ordine. La possibilità di far coincidere una
sistemazione scientifica del mondo con un ordinamento di valori venne posta in
dubbio da Kant che postulò, invece, un mondo degli oggetti avente
soltanto valore relativo, fenomenico, ossia privo di valore, e un mondo di puri
valori. Con Kant, la
f. rinuncia a costituirsi come scienza suprema,
mentre viene approfondito il concetto di valore e si afferma il principio che
ogni valore trova fondamento nell'unità della coscienza. L'idealismo
post-kantiano, pur riconoscendo che tutto deve essere l'espressione di un atto
di coscienza, tenta di ricostruire l'unità del mondo e dei valori. Esso
però si richiama alla coscienza in generale, ossia allo spirito. Nella
f. contemporanea è prevalso invece il tentativo di concepire il
valore come atto della coscienza singola, pur non rinunciando alla sua
universalità e alla costruzione di un ordine razionale, scientifico,
della natura, in cui questi valori siano applicati. Avendo rinunciato a una
visione unitaria del pensiero, si sono poste alcune esigenze fondamentali: 1)
spiegazione scientifica, razionale, del mondo fisico, biologico e psicologico;
2) necessità che tale spiegazione risponda a valori assoluti; 3)
necessità che questa visione del mondo, secondo fini assoluti,
costituisca una garanzia contro la falsità e il male. Come osserva il
filosofo esistenzialista K. Jaspers, la
f. non può essere definita
in quanto "non è determinabile mediante altro che non sia
f.".
Essa tuttavia si differenzia dalle altre forme di conoscenza e dalle scienze
particolari in quanto, pur avendo in comune con esse l'esigenza scientifica,
presenta anche l'esigenza, a queste sconosciuta, che l'ordine razionale
scientifico abbia anche valore assoluto. Pertanto la
f. non può
raggiungere, come invece le scienze particolari, risultati definitivi e
perfettamente dimostrabili. Nella
f., infatti, poiché ogni termine
è in rapporto con un valore postulato, esso ha validità solo per
coloro che accettano tale valore, e ogni deduzione risulta opinabile. La sua
esigenza scientifica differenzia però la
f. dalla religione per
quanto anche questa si presenti come la ricerca di un valore supremo. Infatti,
la ricerca filosofica, pur cominciando con un atto di fede in un valore
assoluto, pone a se stessa l'obbligo di presentare tale valore come un principio
di razionalità. Nel corso di tutta la storia del pensiero, la
validità della
f. è stata a varie riprese negata. Scettici,
mistici e dogmatici negano infatti, con diverse motivazioni, la
possibilità di pervenire alla conoscenza dei fini ultimi e a una visione
razionale della realtà. Spesso, però, tra i negatori della
f. e della validità della ricerca filosofica, figurano pensatori
che occupano un posto di primo piano nella storia della
f. che essi hanno
arricchita di nuovi fermenti. ║
Storiografia filosofica: sin
dall'antichità classica si trovano tentativi di ordinare lo sviluppo del
pensiero precedente nelle sue varie ramificazioni. Questo tentativo fu compiuto
da Aristotele con lo scopo di tracciare una linea di sviluppo, un processo
storico delle correnti filosofiche a lui anteriori. La storia della
f. ha
però assunto la caratteristica di branca autonoma solo nel XIX sec.,
quando più viva cominciò a farsi sentire l'esigenza di vedere, al
di là della costruzione sistematica del singolo filosofo, la
continuità di un lungo processo razionale. La storia della
f. si
propone infatti di cogliere il filo sotterraneo che lega i singoli pensatori e i
problemi dibattuti, lungo tutto il corso del pensiero, pur nella libera
concezione del filosofo. Da parte di alcuni storici della
f. è
stato inoltre posto il problema del rapporto esistente tra l'apparire storico di
certe correnti di pensiero filosofico e i problemi da queste sollevati, e i
contemporanei sviluppi di altre branche quali l'arte, la letteratura, la
dottrina politica. Si è così arrivati a una concezione che tende a
vedere in ogni età l'espressione di una problematica comune a tutti i
pensatori, pur nella diversità delle singole interpretazioni. La storia
della
f. tende sempre più ad essere considerata un momento tipico
della storiografia in generale, senza un proprio sviluppo autonomo, scisso dal
processo degli eventi storici. Sulla necessità di mantenere un costante
contatto tra la storia della
f. e la storia della cultura in generale
hanno insistito i migliori storici della
f. Infatti, i vari fenomeni
culturali sono tra loro strettamente connessi, per cui non è possibile
intendere e penetrare i sistemi e le dottrine filosofiche, se ci si limita a
seguire l'evoluzione del processo filosofico attraverso la filiazione delle idee
da altre idee, senza tener conto del complesso svolgimento della civiltà
umana. Così, per es., è impossibile intendere la rivoluzione
filosofica del Rinascimento, se non si tiene conto della novità
introdotta dal sistema copernicano, né è possibile dare una giusta
valutazione del positivismo del XIX sec. se non si tiene presente il
contemporaneo sviluppo delle scienze. ● Encicl. - Se non si tien conto del
pensiero orientale, ossia della tradizione filosofica cinese e indiana, lo
sviluppo storico della
f. ha inizio con la civiltà greca e si
distingue, nelle sue grandi linee, in
f. antica, medioevale, moderna,
contemporanea. Nel periodo pre-socratico (VII-V sec. a.C.) il pensiero si
volge all'osservazione del mondo e al problema delle origini del reale e i
pensatori sono, insieme, filosofi e scienziati della natura. Così i primi
filosofi fioriti nella Ionia (
Scuola ionica o
Scuola di Mileto)
tra cui Talete, Anassimene, Anassimandro, ricercano la "sostanza prima" del
mondo. Talete sostiene che tutte le cose scorrono in un flusso continuo, come
vuole la natura del loro elemento originario, l'acqua. Anche l'anima viene
considerata come un principio di movimento in un universo tutto animato. Altri
pensatori, seguendo una concezione pluralistica, basano invece la loro ricerca
sulle "sostanze molteplici" costitutive del cosmo: così Empedocle
(concezione dei quattro elementi: acqua, aria, terra, fuoco), Anassagora (teoria
delle omeomerie, le particelle elementari della realtà), Democrito
(concezione atomistica). Già con Anassagora, però, s'inizia un
processo di differenziazione tra natura e spirito, mentre gli Eleati (Parmenide,
Melisso, Zenone) si pongono il problema dell'essere. Col movimento sofistico
(Protagora, Gorgia, Prodico di Ceo), l'interesse si volge prevalentemente verso
l'uomo. Tale processo di avvicinamento all'uomo e ai problemi etici raggiunge la
sua piena maturità con Socrate (469/70-399 a.C.) che pone la ricerca
filosofica su nuove basi e col quale s'inizia un'opera di rinnovamento e si apre
un processo etico-spirituale che raggiunge le vette più alte nell'opera
di Platone. Per distinguerle dalla scuola socratica che fa capo a Platone,
vengono indicate come "scuole socratiche minori" quelle che raggrupparono i vari
discepoli e continuatori di Socrate, ramificandosi in varie correnti: cirenaica
(Aristippo, Egesia, Annicceri); cinica (Antistene, Cratete, Diogene), megarica
(Euclide di Megara, Eubolide, Stilpone). Seguendo l'ispirazione etica del
maestro, Platone (428/ 27-348/47) giunge a costruire una
f. che non
rappresenta un rigido sistema, ma un complesso di problemi alla cui base si pone
la teoria delle forme eterne del reale, nota come "dottrina delle idee".
Discepolo di Platone, Aristotele (384/83-322/31) svolge una profonda critica
all'assolutismo trascendente platonico, in nome delle reali esigenze e debolezze
degli individui nella loro concretezza presente. Con Platone e Aristotele,
l'analisi del pensiero porta al completamento della
Fisica con
l'
Etica e la
Metafisica, e alla costruzione della
Logica.
Lo spirito, in quanto sostanza pensante, viene distinto dal corpo, e indicato
come dovere morale dell'uomo quello di svilupparlo, domando la sua natura
materiale. Contro gli sviluppi logico-ontologici del socratismo, compiuti da
Platone e Aristotele, e come reazione al movimento socratico minore, si
sviluppò lo scetticismo greco di cui fu primo assertore Pirrone (365-274
a.C.). A partire dal III sec., la ricerca filosofica acquistò un
orientamento prevalentemente etico, con lo sviluppo della Scuola stoica ed
epicurea. Fondatore dello Stoicismo fu Zenone (334-262 a.C.). Esso si basava su
una logica del concreto non molto dissimile da quella epicurea. Queste due
correnti filosofiche, soprattutto lo Stoicismo, ebbero il loro sviluppo finale a
Roma. Tra i massimi rappresentanti dell'ultima fase stoica, figurano M.A.
Seneca, Musonio Rufo e l'imperatore Marco Aurelio. Nel primo secolo dell'era
cristiana, si sviluppa una filosofia semiorientale della rivelazione che si
svolge in parte sul terreno dell'ellenismo greco e in parte su quello giudaico,
avendo il suo centro in Alessandria, punto d'incontro e di fusione delle due
culture. Questo indirizzo ebbe tra i suoi massimi rappresentanti Filone di
Alessandria (30/20 a.C. - 50 d.C.). Tra le scuole di questo periodo, ebbe
particolare fortuna il Neopitagorismo, rappresentato dai cosiddetti scritti
"ermetici". Questo indirizzo si concretò nel Neoplatonismo in cui
confluirono le grandi correnti della filosofia precedente: platonismo,
aristotelismo, stoicismo, pensiero giudaico-alessandrino, neopitagorismo.
Iniziato da Ammonio Sacca, il Neoplatonismo ebbe il suo massimo rappresentante
in Plotino (204-270) che cercò di conciliare le esigenze razionalistiche
del mondo ellenico con l'esperienza mistica dell'Oriente, sulla base di
un'ispirazione eminentemente religiosa. Pertanto, con Plotino, gl'interessi
religiosi prendono il sopravvento su quelli filosofici e lo scioglimento della
scuola di Atene nel VI sec. segna la fine della
f. greca. ║
F.
medioevale: il pensiero cristiano, in quanto volto a creare una
f. di
Dio, del mondo e dell'uomo, è l'erede del pensiero greco, filtrato
però attraverso il Neoplatonismo che, con le sue esigenze spirituali,
più si avvicina alle preoccupazioni teologiche degli scrittori cristiani.
Nei primi tre secoli si affermano i Padri apostolici, gli apologisti e i
controversisti. Particolarmente importanti, sotto l'aspetto filosofico, sono i
Padri apologisti, tra cui spicca San Giustino, in quanto essi sviluppano il loro
pensiero in polemica con quello classico. Il massimo sviluppo della Patristica
si ha a partire dal III sec. durante il quale centro del pensiero cristiano fu
la Scuola di Alessandria, il
Didascaleion, in cui si opera un
avvicinamento dell'apologia cristiana con le dottrine classiche. Massimi
rappresentanti di questa scuola furono Clemente Alessandrino e Origene che fu il
primo vero grande filosofo del Cristianesimo. Mentre l'indirizzo
filosofico-teologico della Patristica orientale è prevalentemente
speculativo, quello seguito dai padri latini è soprattutto pratico. Tra
questi un posto di primo piano occupa Tertulliano, al quale fece seguito
Sant'Agostino (354-430), il massimo pensatore della Patristica e uno dei
più grandi di tutti i tempi. In ogni modo, più che filosofico,
l'interesse vitale dell'età patristica fu di natura teologica e i Padri
operarono per pervenire a una sistemazione dell'insegnamento evangelico:
dottrina della Trinità, Incarnazione, Redenzione, Provvidenza, Grazia,
ecc. Al di là della riduzione della
f. a teologia, si ebbe
l'assimilazione del pensiero classico che penetrò nell'elaborazione della
dottrina di Dio e dell'uomo, affermando l'ancillarità della
f.
rispetto alla teologia. A partire dal IX sec., con la formazione delle nuove
scuole, s'inizia la Scolastica che non è un sistema filosofico, ma una
convergenza spirituale. È questa l'epoca in cui l'individuo tende a
nascondersi dietro la comunità e la personalità singola dietro la
corporazione.
Scholasticus fu detto chiunque si occupasse di
f. o
di teologia nell'ambito delle
scholae. La
f. delle varie "scuole",
in quanto organi ufficiali della Chiesa Cattolica, presenta caratteri comuni sia
dal punto di vista formale sia da quello contenutistico. Al di là di
questi caratteri è tuttavia possibile ravvisare una molteplicità
d'indirizzi e di correnti. La
f. scolastica è prevalentemente
ricettiva e si richiama al pensiero antico e a quello patristico, basandosi sul
commento di testi e su dispute interpretative (il famoso problema degli
universali). Molla di tutta la speculazione scolastica è la metafisica e
il problema centrale della speculazione cristiana tra il IX e il XIV sec.
è quello dei rapporti tra fede e ragione:
credo ut intelligam.
All'interno della Scolastica si muovono vari indirizzi di cui i principali sono
quello mistico e quello razionalistico. Il centro più vivo della mistica
speculativa fu nel XII sec. l'abbazia di San Vittore di Parigi, da cui il nome
di Vittorini dato a questi pensatori. Un altro centro particolarmente vivo
durante il XII sec. fu la scuola del chiostro di Chartres che s'impegnò
per lo sviluppo della cultura profana e che ebbe il suo massimo rappresentante
in Giovanni di Salisbury. I maestri del XIII sec. approfondirono l'utilizzazione
della filosofia orientale e dei motivi più rilevanti della speculazione
araba ed ebraica. Centro culturale particolarmente vivo fu l'università
di Parigi. Tra i grandi maestri di questo secolo si ricordano Guglielmo
d'Auvergne, San Bonaventura, Alberto Magno. Ma la Scolastica tocca le sue vette
più alte con Tommaso d'Aquino, Sigieri di Brabante, Duns Scoto. La
speculazione del primo (Tomismo) doveva diventare più tardi la dottrina
ufficiale della Chiesa. Il secondo è il massimo rappresentante
dell'Averroismo latino, ossia dell'indirizzo di pensiero che si rifà
all'arabo Averroè per contestare l'interpretazione tomistica
dell'aristotelismo. G. Duns Scoto, infine, ebbe il merito di aver vigorosamente
contrapposto il mondo della conoscenza a quello dell'azione, il mondo della
necessità a quello della libertà, facendo una distinzione fra
ricerca teorica e ricerca pratica, e preludendo alla fine della Scolastica che
avvenne con l'insinuarsi della sfiducia nella possibilità di mantenere la
fede come perno della ricerca umana. Ma, ancor più che da Duns Scoto, la
fase critica del distacco del mondo della fede da quello della ricerca razionale
è rappresentata da Guglielmo di Occam. Critica della metafisica
razionalistica e fondazione della metafisica mistica sono i due aspetti
complementari dell'occamismo in cui la fede tende a diventare un residuo
teorico-pragmatico; mentre la ragione, come esperienza, diventa il principio
della ricerca. A Occam si ricollega il movimento (movimento occamistico) che si
affermò lungo tutto il XIV sec., preannunciando la
f. moderna.
║
F. moderna: la
f. moderna si apre con il moto culturale
(Umanesimo) che cominciò ad affermarsi soprattutto in Italia, nella
seconda metà del XIV sec., per raggiungere le sue vette più alte
nel secolo successivo. Le molteplici tendenze filosofiche del Rinascimento, pur
partendo da posizioni tra loro molto diverse, convergono nella loro
contrapposizione, spesso fortemente polemica, alla declinante
f.
scolastica. Il XV sec. è percorso dal tema di un rinnovamento del
pensiero, e dall'espressa esigenza di un ritorno ai classici, visti nella loro
luce vera e non attraverso le deformazioni e alterazioni operate dalla
Scolastica medioevale. Si afferma che l'opera degli antichi va colta nel suo
significato più profondo, per scoprire verità nuove, e non per
ripetere temi già noti. Nasce così l'
Accademia Fiorentina
che si propone come continuatrice dell'antica Accademia Ateniese, fondata da
Platone. Da essa non uscì nessun grande filosofo, ma rilevante fu il suo
contributo alla diffusione delle dottrine platoniche secondo l'interpretazione
umanistico-rinascimentale. Parallelamente si sviluppava la dottrina politica e
religiosa e tra le figure di maggior rilievo si ricordano N. Machiavelli, Erasmo
da Rotterdam, Lutero, Calvino, G. Bruno, T. Campanella. Contemporaneamente,
anche la ricerca scientifica compiva grandi progressi e si avevano le geniali
intuizioni di Copernico, Keplero, Galileo, Newton. Questi fermenti e i mutamenti
di pensiero riflettevano le trasformazioni politiche, sociali ed economiche che
andavano verificandosi in tutto il complesso della società europea,
simili dunque, per quanto distinte da innumerevoli differenze locali. Si
andò accentuando il distacco della filosofia politica dalla teologia alla
quale era stata unita per tutta la precedente era cristiana. I fermenti di
quest'epoca dovevano portare al razionalismo cartesiano e allo sviluppo di varie
correnti di pensiero, aventi prevalentemente carattere nazionale. Nasce
così e si sviluppa l'empirismo inglese che ha inizio con F. Bacone
(1561-1626) il cui merito principale fu quello di aver considerato ormai matura
per il proprio tempo la fondazione di una scienza della natura, assegnando al
pensiero filosofico il compito di determinarne il metodo. L'empirismo inglese
raggiunse il suo pieno sviluppo con Th. Hobbes, J. Locke (il padre
dell'Illuminismo inglese), G. Berkeley, D. Hume. Dal razionalismo di Cartesio
(1596-1650) si sviluppa in Francia una corrente di pensiero che porta alla
revisione dei valori teorici e pratici del passato, sino a sfociare
nell'Illuminismo settecentesco. Diverso sviluppo ebbe il razionalismo cartesiano
filtrato attraverso il pensiero di Spinoza che pervenne a una metafisica
monistica da cui si diramano i grandi sistemi idealistici del pensiero tedesco.
La filosofia di G. W. Leibniz rappresenta, nel XVII sec., la più compiuta
espressione dell'esigenza razionale di unità e di universalità
nell'ambito religioso e culturale. Tra i grandi pensatori del XVII sec. figura
G.B. Vico, secondo cui la vera scienza umana è la "scienza della storia".
Si perviene così all'Illuminismo, termine col quale s'indica il vasto
movimento di idee sviluppatosi in Europa tra la Rivoluzione inglese (1688) e la
Rivoluzione francese (1789). Esso raggiunse la massima intensità e forza
rinnovatrice in Francia anche per le violente opposizioni che le idee da esso
propugnate incontrarono nelle forze conservatrici. Dalla Francia il moto si
diffuse nel resto d'Europa e soprattutto in Germania. Carattere essenziale
dell'illuminismo fu il proposito di fare trionfare i "lumi della ragione" in
ogni campo del pensiero e della vita. Esso si oppose a ogni dogmatismo e
metafisica, e nella sua polemica contro il passato giunse talvolta a concezioni
materialistiche. L'illuminismo ebbe la sua massima espressione
nell'
Enciclopedia francese alla quale collaborarono, tra gli altri,
Rousseau, Voltaire, Montesquieu. Tra gli Illuministi italiani si ricordano: A.
Genovesi, P. Verri, C. Beccaria. Una nuova fase della storia della
f. si
apre con I. Kant, la cui
f. costituisce la base di tutto il pensiero
successivo: la realtà è un mondo di fini e tutto il nostro
conoscere è un giudizio di valore. Con Kant s'inizia la fondazione
dell'idealismo che si svilupperà poi in modo diverso con Fichte,
Schelling, Hegel. ║
F. contemporanea: la
f. contemporanea
viene in genere fatta iniziare a partire dal movimento romantico che, nel suo
sviluppo filosofico, si oppone all'intelletto e alle sue astrazioni, ossia
all'Illuminismo, in nome del sentimento, della passione, dell'oscurità
dionisiaca dell'anima umana e di tutto ciò che d'irrazionale vi è
nell'uomo. Se Novalis è il pensatore più dichiaratamente
romantico, l'irrazionalismo romantico è presente anche nel pessimismo di
Schopenhauer, nell'esaltazione del superuomo di Nietzsche, nell'esistenzialismo
di Kierkegaard. Filosofo romantico per eccellenza fu J.G. Fichte (1762-1844)
che, dal kantismo, sviluppò per primo un sistema idealistico originale.
Dal fichtismo si sviluppò la
f. di F. Schelling (1775-1854). Essa
si propone come
f. della libertà (basata sulla ricerca di un
realismo capace di spiegare l'esistenza come libera creazione insieme di Dio e
dell'uomo) contrapponendosi all'hegeliana
f. della necessità. Il
pensiero di Hegel (1770-1837) sovrasta ogni altra costruzione filosofica del XIX
sec. per l'ampiezza dei suoi orizzonti, per la risonanza avuta nel proprio tempo
e per l'influenza avuta sugli sviluppi del pensiero successivo. All'idealismo
hegeliano si richiamano infatti le massime ideologie politiche del XIX e XX
sec.: costituzionalismo conservatore, liberalismo, socialismo marxista. Una
nuova fase nella storia della
f. s'inizia dopo la parentesi
positivistica. Vengono indicate come Positivismo quelle dottrine sviluppatesi
dal pensiero di A. Comte (1798-1857) e che hanno in comune il principio
fondamentale secondo cui valida e feconda è soltanto la conoscenza dei
fatti, ragione per cui la certezza viene unicamente dall'osservazione che
è propria delle scienze sperimentali. Le nuove correnti di pensiero
sviluppatesi a cominciare dagli ultimi decenni del secolo scorso, e che
rappresentano più propriamente la
f. contemporanea, costituiscono
per gran parte una reazione al positivismo. Le principali sono:
Pragmatismo (S. Perice, W. James, J. Dewey);
Spiritualismo (C.
Renouvier, L. Brunschvicg, O. Laprune, M. Blondel, H. Bergson);
Neocriticismo (R. Lotze, G. Fechner, W. Wundt, W. Windelband, E. Rickert,
W. Schuppe, H. Cohen, P. Natorp, E. Cassirer);
Neoidealismo o
Neohegelismo (J. Royce, P. Martinetti, G. Gentile, B. Croce); il
Personalismo (E. Mounier);
Neorealismo (W. Schuppe, O. Kulpe, N.
Hartmann);
Fenomenologismo (E. Husserl);
Esistenzialismo (M.
Heidegger, K. Jaspers, J.P. Sartre). Tra le correnti di pensiero che si sono
sviluppate negli ultimi decenni figura poi anche il
Neopositivismo o
Positivismo logico, che si propone come analisi della scienza.