Serie di operazioni subite dalle fibre tessili, per dare origine ai filati.
║ Risultato di tali operazioni. ║ Modo con cui sono state eseguite.
║ Operazione del filatoio, che trasforma il lucignolo in filato. ║
Opificio nel quale si trasformano in filati le fibre tessili. ● Bot. -
F. dei grappoli della vite: trasformazione in cirri di alcuni grappoli.
║ In patologia vegetale: filosità. ● Encicl. - Prima
testimonianza dell'inizio della tessitura, sono le vesti delle figure muliebri
dipinte, durante il Paleolitico Superiore, sulle pareti rocciose a Cogul e ad
Alpesa (Spagna). Tecnicamente, la
f. presenta interessanti fasi di
evoluzione: al sistema primitivo, completamente manuale, segue, già
nell'antichità classica, quello con la rocca ed il fuso; nel XV sec.
viene introdotta in Europa la
f. con la rocca ed il fuso ad alette, che
consente il passaggio da operazione intermittente ad operazione continua.
● Tecn. -
F. meccanica: per rendere completamente meccanico il
sistema di filare, occorreva trovare il modo, dopo aver preparate le fibre sotto
forma di nastro a mezzo della carda, di stirare meccanicamente tale nastro per
ridurlo al grado di finezza voluto. Il primo stiratoio pratico fu costruito nel
1780 da Arkwright. L'invenzione del primo filatoio, a
lavoro
intermittente, che meccanizzava il lavoro della rocca e del fuso, risale al
periodo tra il 1764 e il 1767, mentre quella del primo filatoio a
lavoro
continuo (1769) è dovuta allo stesso Arkwright, che perfezionò
la carda e lo stiratoio. Ulteriori perfezionamenti condussero alla macchina di
Crompton (1779), cui seguirono (1825) quella di Roberts e (1833) di Mason. Da
queste, poi, si è giunti alle macchine moderne completamente
automatizzate. Le prime manipolazioni delle fibre, fatte generalmente sul luogo
di produzione, hanno lo scopo di pulirle dalle sostanze estranee. Le fibre
vengono poi sottoposte, secondo il bisogno, a una serie di operazioni:
classifica, per scegliere quella più adatta al filato da produrre:
apertura e
pulitura, per togliere dalle fibre le sostanze
eterogenee;
cardatura e
pettinatura, per isolare e raddrizzare le
fibre, separando quelle troppo corte;
accoppiamento e
stiro, per
mescolare e rendere parallele le fibre sulla lunghezza del nastro e dello
stoppino;
f., per formare il filato nel titolo e con la torsione voluti;
ritorcitura, per riunire due o più fili con determinata torsione;
condizionamento, per fissare la torsione del filato e dargli il dovuto
grado di umidità;
confezionatura, per mettere il filato in
matasse, in pacchi od in rocche, secondo l'uso al quale è destinato.
● Arch. - Gli stabilimenti di
f. sono di solito ad un solo piano,
per facilitare lo svolgimento delle successive operazioni. Nei locali è
necessario mantenere la temperatura ed il grado di umidità più
adatti per i diversi trattamenti e una buona ventilazione per allontanare le
polveri. ● Etn. - Attualmente, tutti i popoli conoscono la
f.: non
tutti, però, sono giunti all'impiego del fuso. I Polinesiani, infatti, ed
alcune tribù dell'America Meridionale, lo ignorano; gli Australiani
filano a mano fibre vegetali, ed a fuso capelli umani e peli di canguro e di
opossum. In Asia ed in Africa è diffuso il fuso a peso; nell'Indonesia
s'impiega anche il mulinello. Sull'alto Madeira, varie tribù, hanno un
fuso a pseudopeso, che viene mosso orizzontalmente; nelle Guiane, il fuso porta
un disco, ed è mosso obliquamente sulla coscia.