(dal greco
phílos: amico e
atéleia: franchigia).
Passione del raccogliere e collezionare francobolli. ║ Termine coniato
nella seconda metà del XIX sec. e usato per indicare la passione e l'arte
del collezionista di francobolli antichi o moderni. Col passare del tempo il
vocabolo acquistò anche altri significati come lo studio storico della
posta e del francobollo, dai vari servizi ai diversi metodi di stampa: il
commercio dei francobolli come investimento di denaro: l'analisi dei
regolamenti, delle leggi, delle tariffe postali, dei timbri (segni grafici di
annullamento dei francobolli), delle frodi postali: l'indagine sui bozzetti,
sulle prove, sui saggi effettuati prima di stampare il francobollo; lo studio
degli inchiostri, della carta, dei tipi di filigrana, della gomma impiegati per
la realizzazione dei francobolli: e così via. La
f. estende le sue
ricerche anche al periodo che precedette l'introduzione del francobollo come
mezzo corrispondente alla tariffa relativa alla presa, al trasporto, alla
consegna della corrispondenza o dei pacchi. Nei tempi antichissimi le notizie
venivano trasmesse mediante messaggi orali affidati ai pastori nomadi, alle
carovane e, più tardi ai
cursori, cioè a quegli uomini
espressamente pagati per portare i messaggi da una località all'altra, i
veri antenati dei corrieri. In tempi più recenti, in Egitto e in Grecia,
le notizie da trasmettere venivano vergate su papiri, su foglie, su tavolette di
legno cerate ed inviate per mezzo di appositi messaggeri. Questo sistema
però era soggetto a ritardi, con grave danno non solo per le famiglie ma
soprattutto per i governi delle città o delle nazioni; perciò
questi ultimi provvidero ad un certo momento ad istituire un vero e proprio
servizio regolare per mezzo di corrieri da un centro abitato all'altro: ai
corrieri veniva corrisposta una paga in base al chilometraggio da essi percorso.
Anche questo servizio, tuttavia, doveva presentare molte lacune se i mittenti
erano costretti a scrivere sul frontespizio del foglio piegato - le buste non
esistevano ancora - il motto
cito-cito (presto-presto). Dal 1200 al 1400
certe lettere portavano l'indicazione
Cito-cito, cito, citissime,
volantissime (presto, presto, presto, prestissimo, volando) per incitare il
corriere a recapitare il più rapidamente possibile la corrispondenza:
erano queste lettere gli antenati del moderno espresso. Talvolta, accanto al
motto veniva anche disegnata una forca quale monito, di chiarissimo significato,
per il corriere. È a questo punto che nasce la
f.; molti sono oggi
i collezionisti che si dedicano alla ricerca e allo studio di quei fogli,
rarissimi per la verità, ma tuttora rintracciabili. Verso la fine del
Medioevo non è più soltanto il signorotto che spedisce le sue
missive minacciando addirittura di morte il messaggero se questi non compie con
diligenza il suo dovere di corriere: tutti cominciano a tener corrispondenza con
altre persone lontane, dal mercante all'artigiano, dal soldato al popolano e se
non sanno scrivere, all'angolo del borgo essi troveranno lo scrivano pubblico
che vergherà la lettera. I vari governi sono quindi costretti a
organizzare un pubblico servizio postale per mezzo dei soliti corrieri; in ogni
centro viene istituito un apposito ufficio che sull'ingresso reca il simbolico
corno da posta; quando il corriere, infatti, arrivava a destinazione si recava
in piazza e qui dava fiato al corno, il cui suono richiamava i villici
incuriositi dallo spettacolo della consegna della posta. Ai signorotti, invece,
la posta veniva consegnata a domicilio. Giorno dopo giorno migliora anche il
sistema di corrispondere: dal semplice foglio di carta piegato a metà si
passa alla
lettera, cioè al foglio piegato ma sigillato mediante
un'"ostia" adesiva con impresso lo stemma della casata; più tardi
sarà sostituita dal sigillo di ceralacca. In tempi più recenti
ecco apparire il
bollo impresso sul frontespizio della lettera in
inchiostro oleoso nero o rosso: reca soltanto il nome della città di
partenza. Col passar del tempo il bollo indicherà anche la "data" di
inoltro. Con il "bollo" inizia il periodo delle
lettere prefilateliche (o
precursori), veri tesori per i collezionisti. Più recenti sono le
"prefilateliche" sul cui frontespizio appare anche un particolare segno che
indica l'avvenuto pagamento (anticipato) del
porto: uno "zero"
significava che nulla doveva essere pagato alla consegna, mentre una cifra
indicava la tariffa che doveva essere corrisposta dal destinatario al momento
del recapito. Il segno
P.D. voleva dire: "pagato fino a destinazione".
Poi, nel 1819, il Regno di Sardegna inaugurò la "carta bollata postale";
si trattava di carta da lettere sulla quale appariva un timbro azzuro
raffigurante un genietto a cavallo entro un contorno circolare o d'altra forma.
La "carta bollata postale" veniva fornita al pubblico dalle autorità
dietro pagamento della tariffa. Un sistema simile era stato attuato, dal 1610,
anche nella Repubblica di Venezia con i "tagli delli soldi 4 per lettera" che
portavano impresso il Leone di San Marco. I timbri adottati dal Regno di
Sardegna vengono oggi chiamati dai collezionisti
cavallini di Sardegna.
Nel 1840, in Inghilterra, si ebbero le
buste postali bollate che
servivano a racchiudere la lettera vera e propria. Ma l'iniziativa non ebbe
successo. Già nel 1837, sempre in Gran Bretagna, un esperto di
statistica, certo Rowland Hill, pubblicò un libercolo intitolato
Post
office reform, la Riforma dell'ufficio postale. Nel suo fascicolo, Hill
sosteneva la necessità di adottare una tassa unica (un
penny) per
l'inoltro e la consegna di lettere qualunque ne fosse la destinazione stabilendo
anche che la tariffa avrebbe dovuto esser pagata all'atto della partenza. A
comprovare l'avvenuto pagamento Hill consigliava di usare un
francobollo
adesivo da applicare sulla busta. Nacque in tal modo il primo francobollo da un
penny (
Penny black). Era nero, con l'effigie della regina Vittoria
di profilo e con la scritta
postage (servizio postale): a questo
francobollo seguì poco dopo il
due pence azzurro sempre
raffigurante la sovrana. In seguito il francobollo fu adottato in Svizzera
(1843-1845), in Brasile (1843), in Finlandia (1845), nell'isola Mauritius (1847)
e dagli USA. L'Italia ebbe i suoi primi francobolli nel 1850 (Granducato di
Toscana e Regno Lombardo-Veneto); nello stesso anno si ebbero i francobolli
della Prussia, di Hannover e della Sassonia. A poco a poco tutti gli Stati
ricorsero ai francobolli, ciascuno con un proprio simbolo: effigi di sovrani,
stemmi, paesaggi, ecc. Il francobollo, in seguito, venne usato oltre che per
lettere, anche per le stampe, per i pacchi postali, per la posta aerea; si
ebbero
francobolli di servizio usati per la corrispondenza fra gli uffici
statali,
francobolli di posta militare, francobolli per servizi telegrafici,
francobolli in franchigia, francobolli per la posta pneumatica, francobolli per
il recapito autorizzato, francobolli per raccomandate, per _espressi, vaglia
postali, per
assicurate e i
francobolli segnatasse, anti-frode
postale, ecc. In quanto ai soggetti raffigurati sul francobollo si giunse
ben presto al costume di rappresentare uomini celebri, fatti storici, ecc. allo
scopo di ricordare le più eminenti personalità, le glorie di
ciascuna nazione; nacquero così i
francobolli commemorativi.
L'Italia ebbe i suoi primi commemorativi nel 1910 (serie G. Garibaldi). Col
diffondersi della
f., che conta un vastissimo numero di appassionati, le
Amministrazioni postali hanno poi cominciato ad emettere serie speciali di
francobolli commemorativi (o figurativi: animali, fiori, piante, ecc.) allo
scopo di disporre di notevoli entrate con la vendita delle stesse ai
collezionisti realizzando una vera e propria speculazione. I francobolli, oggi,
vengono stampati con metodi diversi (tipografico, litografico,
offset,
rotocalco, fotocalcografico, ecc.). Le tirature possono essere limitate a poche
migliaia di esemplari o raggiungere le centinaia di migliaia: importanti per il
collezionista sono gli "errori" che si possono riscontrare e che spesso
determinano l'alto valore di quel francobollo o di quella serie. Altro
particolare importante è la
filigrana utilizzata soprattutto allo
scopo di evitare i "falsi". Anche la
dentellatura rappresenta un
carattere tipico del francobollo, così come il colore; basta a volte una
lievissima differenza di tinta, una maggior o minor intensità di un verde
o di un rosso perché il francobollo assuma un valore diverso da quello
riconosciuto all'esemplare normale. La collezione può prendere in
considerazione solo i francobolli nuovi oppure quelli usati (annullati dal
timbro postale) od anche entrambi i tipi. Grande importanza possono avere anche
le "sovrascritte " cui le amministrazioni postali ricorrono per poter usare un
grossissimo stock di francobolli senza sostituirli con altri (sostituzione del
prezzo di vendita, sostituzione del nome del Paese, come quelli della repubblica
di Weimar sovrastampati "Bayern", ecc.). I primi collezionisti di francobolli
raccoglievano esemplari di "tutto il mondo" e ciò era possibile quando il
numero globale dei francobolli esistenti era piuttosto limitato; ma quando i
vari Stati cominciarono a "sfornare" serie nuove in quantità
impressionanti, i filatelici pensarono bene di orientarsi verso le
specializzazioni. Si ebbero così collezioni riguardanti un unico Stato
(Italia, Stato Pontificio, Svizzera, ecc.) oppure collezioni di "francobolli
commemorativi ", di "francobolli con l'effigie di sovrani", di "francobolli
figurativi" (soggetti di animali, piante, fiori, ecc.). In tal modo essi
potevano sperare di "completare" o prima o poi la loro collezione, cosa divenuta
impossibile se si vuole raccogliere francobolli del mondo intero. Altri
collezionano francobolli con soggetti sportivi, con riproduzioni di quadri
celebri, o raffiguranti costumi popolari, episodi bellici, od altro. Altri
ancora, e sono i collezionisti più esigenti, non raccolgono che
francobolli viziati da errori di stampa, o francobolli su busta annullati con lo
speciale "annullo filatelico", francobolli su "foglietto-ricordo" (emissioni non
ufficiali) o francobolli emessi da particolari corpi armati durante le guerre o
le rivoluzioni, ecc. Oggi, di norma, il collezionista non ricorre più,
per ordinare e conservare la propria raccolta, agli album che furono un tempo di
gran moda; si serve di speciali "classificatori ". I cultori della
f.,
già dal secolo scorso, cominciarono a riunirsi in associazioni per meglio
effettuare scambi culturali e di materiale filatelico, per organizzare mostre ed
esposizioni. In Italia, fra le più antiche società, sono l'Unione
Filatelica Subalpina di Torino, l'Associazione Filatelica Lombarda,
l'Associazione Filatelica di Roma; le associazioni sono riunite in federazioni
che fanno capo alla FIP (Federation Internationale Philatelique). Nel 1878 si
tenne a Parigi il primo Congresso Filatelico Internazionale; in Italia il primo
congresso si svolse a Napoli nel 1910. La letteratura filatelica è
abbastanza vasta ma non eccessiva; numerose sono le riviste specializzate e in
buon numero sono pure i "cataloghi" che seguono spesso orientamenti
diversi.