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Feticismo.

Culto tributato a oggetti inanimati (feticci) che si suppone siano dotati di un'intrinseca potenza spirituale. Il termine fu usato dai primi viaggiatori portoghesi per descrivere gli oggetti magici trovati nell'Africa occidentale. Tali oggetti possono essere i più vari: pietre, conchiglie, pezzi di legno o di osso, pelli, statuine, ecc. Per esempio in Nigeria, nei villaggi Yokö, le offerte all'altare della fertilità consistono in una grande varietà di oggetti e l'antropologo Evans-Pritchard descrive piccole fascine di legno ritenute capaci di danneggiare i nemici e alle quali i Nuer (Sudan) fanno offerte di cibo e di tabacco. Il f. rientra nella definizione di religione data da E. Taylor, poiché si ritiene che gli oggetti ai quali vengono fatte offerte racchiudano una sorta di spirito, anche se non si tratta di un essere personificato. Psicol. - Nel linguaggio medico il termine indica un'anomalia psichica, che consiste in un'eccitazione sessuale provocata da oggetti, classificata fra le perversioni sessuali. L'interesse erotico si concentra su un oggetto inanimato o su una parte del corpo diversa dagli organi genitali, di solito, piedi e capelli. Nonostante, in quanto perversione, il f. rappresenti il negativo della nevrosi, esso non si pone in contrasto con questa, tanto che lo stesso Freud gli assegnò una posizione di rilievo per lo studio tanto delle nevrosi che delle perversioni, con particolare riferimento alla paura dell'evirazione e al complesso di Edipo. Non molti sono stati tuttavia gli studi post-freudiani sul f., per cui i frammenti di Freud su questo tema, e in particolare quanto da lui scritto nei Tre saggi sulla teoria della sessualità, rimangono di fondamentale importanza. Secondo Freud, il f. è motivato dal fatto che l'individuo, quasi sempre di sesso maschile, si rifiuta di riconoscere la mancanza del pene nella donna, in quanto tale mancanza prova la possibilità di poter essere egli stesso evirato. Questo si riferisce naturalmente alle situazioni conflittuali della prima infanzia, ma la percezione infantile, avvenuta con la scoperta dei genitali femminili e il rifiuto di riconoscerli come tali, può fissarsi e persistere in età adulta rivolgendosi verso qualche cosa (parte del corpo o oggetto) cui viene attribuita, simbolicamente, la funzione del pene della quale non si può fare a meno. Per lo più l'oggetto (feticcio) è qualcosa che l'individuo vide contemporaneamente e associò alla scoperta del genitale femminile, oppure si tratta di un surrogato simbolico del pene. Il feticista prova eccitamento sessuale, e talvolta esaurisce la soddisfazione, alla vista o al tatto di particolari oggetti o parti del corpo: pellicce, scarpe, calze, biancheria intima femminile, ciocche di capelli, ecc., di cui si serve associandoli soprattutto alla masturbazione. Per quanto il f., nella sua forma piena, faccia parte della psicopatologia, tendenze feticistiche si riscontrano anche in numerosi individui psichicamente sani. Pressoché universale è infatti la tendenza alla predilezione per alcune parti del corpo o per certe caratteristiche fisiche, così come determinati oggetti (monili), fogge, odori, ecc. possono provocare, in particolari circostanze, eccitamento sessuale.