Nome di tre re di Prussia. ║
F. I di Hohenzollern: figlio e
successore (1688) di
F. Guglielmo; re di Prussia dal 1701 al 1713.
Fondò l'Università delle Scienze e l'Accademia di Belle Arti e
fece costruire insigni monumenti (1657-1713). ║
F. II il Grande: re
di Prussia. Figlio di
F. Guglielmo I e di Sofia Dorotea di Hannover, fu
educato con grande rigore e severità ed ebbe la prima giovinezza
travagliata da aspri contrasti col padre (il "re sergente"), rifiutandosi
però di rinunciare alla successione in favore del fratello Augusto. I
contrasti erano dovuti al tipo di educazione impostogli dal padre, che voleva
inculcargli il costume militaresco della sua corte e circoscrivere la sua
istruzione alle discipline politico-militari. Solo grazie alla complicità
del suo precettore, il calvinista francese Suhan de Jandun, egli riuscì a
soddisfare le proprie inclinazioni e a farsi una cultura umanistica. Esasperato
per le rigide disposizioni paterne, giunse persino a progettare nel 1730 la fuga
dal regno, ma il suo tentativo, scoperto, gli costò il processo davanti a
un consiglio di guerra (nonostante la giovane età egli aveva il grado di
colonnello) e la detenzione nella fortezza di Küstrin. Uscito di prigione,
si rassegnò a seguire la volontà paterna e accettò di fare
da uditore alla Camera dei Demani di Küstrin, procurandosi una preziosa
esperienza dei problemi amministrativi del regno. Ottenuto il perdono del padre,
nel 1733 si sposò con Elisabetta Cristina di Brunswick-Bevern e, pur non
trascurando i problemi amministrativi e finanziari, né le attività
militari, poté riprendere con maggiore libertà gli studi
prediletti e, nel castello di Rheinsberg, si circondò di scrittori e
filosofi, rappresentanti la cultura illuministica, tra l'altro entrando in
relazione con Voltaire. Risalgono a quel periodo alcuni suoi scritti, tra cui:
l'
Antimachiavel e
Considerations sur l'état présent du
corps politique de l'Europe. Il 31 maggio 1740 salì al trono,
ereditando un regno non vasto né popoloso, ma che disponeva di un
esercito ottimamente equipaggiato e addestrato e di un tesoro eccezionalmente
prospero. Forte di questa posizione,
F. seppe approfittare della
difficile posizione in cui era venuto a trovarsi l'impero austriaco dopo la
morte di Carlo VI, a causa della contrastata successione di Maria Teresa, contro
la quale
F. fece pesare la propria forza con l'intento di entrare in
possesso della Slesia. Egli uscì ed entrò a varie riprese dal
conflitto, violando di volta in volta i trattati: nel gennaio 1741 occupò
Breslavia; in aprile conseguì la vittoria di Molwitz e, nell'ottobre
successivo, con la Convenzione di Klein-Schnellendorf, ottenne da Maria Teresa
la Bassa Slesia. In violazione al trattato, riprese poi la guerra e, con il
trattato di Breslavia (giugno 1741) ottenne anche l'Alta Slesia e la contea di
Glatz. Riaperto il conflitto nel 1745, riportò varie vittorie e, con la
pace di Dresda, ottenne la Frisia orientale e la riconferma del possesso sulla
Slesia.
F. si dedicò allora con particolare fervore al
rinnovamento interno dello Stato, nello spirito dell'illuminismo e del
più rigido accentramento. Tipico rappresentante dell'assolutismo
illuministico, egli era persuaso di essere il primo servitore degli interessi
dello Stato, superiori a quelli personali e dinastici. Accentrò in
sé tutti i poteri e, coerentemente coi propri principi, unificò la
legislazione prussiana in un nuovo codice civile (
Corpus iuris
fredericianum, 1745-51), ispirato al diritto romano. Inoltre migliorò
la magistratura; favorì il progresso agricolo, intraprendendo vasti
lavori di bonifica e di colonizzazione; promosse la nascita di nuove industrie,
soprattutto tessili, con ogni forma di protezione; cercò di attuare
l'istruzione elementare obbligatoria; potenziò l'esercito. Frattanto, in
campo internazionale, andavano modificandosi le tradizionali alleanze: contro la
crescente potenza prussiana, Austria e Francia, già nemiche, si allearono
(Trattato di Versailles, 1756) e ad esse si aggiunse poi anche la Russia, mentre
l'Inghilterra appoggiava la Prussia. Per prevenire l'attacco
borbonico-asburgico,
F., con un'audace iniziativa, invase all'improvviso
la Sassonia (1756). Aveva così inizio la "guerra dei Sette anni" in cui
F. dimostrò largamente le proprie doti geniali di stratega,
conseguendo strepitose vittorie (Rossbach, novembre 1757; Leuthe, dicembre 1757;
Zorndorf, agosto 1758). Tuttavia, la schiacciante superiorità dei suoi
potenti nemici lo portò, dopo la sconfitta di Kunersdorf (agosto 1759)
sull'orlo della disfatta, e solo l'indecisione e le divergenze insorte tra i
suoi avversari lo salvarono dalla capitolazione totale. La situazione appariva
ormai insostenibile per il piccolo Stato prussiano, quando, morta la zarina
Elisabetta e salito al trono Pietro III, che era un grande ammiratore di
F., la Russia abbandonò gli Alleati, consentendo alla Prussia di
risollevare le proprie sorti. Nel luglio 1762 gli Austriaci furono battuti a
Burkesdorf e, infine, la pace di Hubertsburg (gennaio 1763) mise fine al lungo
conflitto. La Prussia ebbe garantita l'integrità territoriale, e inoltre
le fu riconosciuta la sua posizione di grande potenza, nonostante contasse
appena due milioni e mezzo di abitanti. Negli anni seguenti,
F.
poté riprendere la propria opera di riordinamento interno e di
ristrutturazione agraria, operando peraltro riforme destinate a non intaccare il
predominio dell'aristocrazia latifondista degli Junker. Egli cercò,
contemporaneamente, di consolidare sul piano internazionale la posizione della
Prussia, che poté ingrandire e unificare territorialmente in seguito alla
prima spartizione della Polonia (1772) e con l'annessione dei principati di
Ausbach e di Bayreuth (1779). Nel 1785 promosse, in funzione antiaustriaca, una
Lega dei principi tedeschi (Fürstenbund). Fedele nella sostanza alla
tradizione politica della sua dinastia, fece della Prussia uno Stato
militarista, rafforzando la propria autorità e accentrando il Governo
nelle proprie mani, a danno dei privilegi municipalistici e feudali, così
da fare della Prussia il candidato più probabile per la realizzazione
dell'unificazione nazionale della Germania.
F. non fu solo un grande
politico e stratega militare, ma anche un uomo di vasta cultura, e la sua
politica culturale lo caratterizzò come uno dei più tipici sovrani
illuminati del XVIII sec. Fu amico e protettore di filosofi, artisti e
letterati, e favorì il progresso intellettuale in ogni campo.
Coltivò la musica e scrisse opere storico-politiche e di teoria militare
(Berlino 1712 - Potsdam 1786). ║
F. III: figlio dell'imperatore
Guglielmo e di Augusta di Sassonia Weimar. Si dedicò alla carriera
militare, sotto la guida del Moltke, ottenendo la nomina a generale di brigata.
In politica ebbe un orientamento liberale e fu avversario del Bismarck in merito
alla costituzione dell'impero, che voleva modellata su base parlamentare come
l'inglese. Succeduto al padre (1888), per il quale tenne già la reggenza
dopo l'attentato di Nobiling, chiuse il Congresso di Berlino, sciolse il
Parlamento e concluse la conciliazione con la Chiesa (1831-1888).