Sforzo materiale che si fa per lavorare o ad altro scopo, e di cui si sente il
peso e poi la stanchezza. ● Agric. -
F. del terreno: si manifesta
quando esso ha sostenuto per molto tempo la medesima coltura, con grande
diminuzione della vigoria e quindi della produttività delle piante
coltivate e con il pullulare delle erbe infestanti. ● Tecn. - Si denomina
f. la condizione di resistenza cui è sottoposto un materiale sotto
l'azione di carichi variabili ripetutamente con rapido ritmo. Le esperienze
eseguite in questo campo hanno messo in evidenza che, in queste condizioni, la
rottura può avvenire sotto carico anche notevolmente minore di quello
statico di rottura. ● Fisiol. - Processo di usura da un'eccessiva o troppo
prolungata attività del sistema muscolare e del sistema nervoso. Di
solito, per
f., si intende la stanchezza normalmente avvertita alla fine
di un lavoro o di una giornata lavorativa, senza però una precisa
distinzione tra quella derivata da attività prevalentemente muscolare e
quella derivata da un logoramento prevalentemente psichico. Del resto, una
suddivisione schematica fra
f. nervosa e
f. muscolare non è
possibile, e questo tanto più oggi che, con la meccanizzazione e
automazione, anche il cosiddetto lavoro manuale tende a interessare
prevalentemente il sistema nervoso. L'adattamento dell'individuo ai ritmi delle
macchine comporta una serie di operazioni ripetitive che richiedono
velocità, attenzione, prontezza di riflessi e, quindi, tensione. Il tipo
di stanchezza neuropsichica, oggi prevalente, appare notevolmente più
pericoloso per l'organismo di quella muscolare. Infatti, mentre l'affaticamento
muscolare è facilmente superabile col riposo, l'affaticamento, e
conseguentemente, l'esaurimento neuropsichico, logorando le cellule nervose, che
non sono rigenerabili, può provocare danni irreparabili o, comunque,
disturbi psichici più o meno gravi (
nevrosi industriali). La
f., o meglio la
stanchezza (cioè la
f. cosciente del
bisogno di riposo), così come si manifesta a fine giornata, è la
conseguenza di una serie di modificazioni e di fenomeni dovuti al consumo delle
riserve energetiche e al conseguente squilibrio dei processi del ricambio, con
accumulo dei prodotti di rifiuto, specie di acido lattico, ammoniaca, potassio.
è però sufficiente un breve riposo, per ripristinare le condizioni
di equilibrio. Tuttavia, quando l'attività supera certi limiti, che
variano da individuo a individuo (in rapporto alla costituzione, età,
alimentazione, fattori ambientali, organici, neuropsichici, ecc.) e diventa
eccessiva (beninteso, non nell'arco di una giornata di lavoro, ma in un tempo
prolungato), si verifica un particolare stato di
f., caratterizzato da
una diminuzione del rendimento, apatia e malesseri vari, che può
degenerare in gravi processi morbosi. Rilevante è oggi l'impiego di
farmaci contro la
f., cioè tali da attenuare o far scomparire
temporaneamente la stanchezza. Si tratta di psicostimolanti, soprattutto
anfetamine, che tendono a mascherare i sintomi della
f. e il cui uso
continuato può perciò arrecare gravi danni all'organismo. Per
quanto riguarda in particolare la
f. mentale, in essa si rileva una
stretta interdipendenza tra esaurimento della cellula nervosa e
inibizione che preserva la cellula stessa dall'
esaurimento. Quindi
uno degli aspetti più comuni dell'esaurimento che non abbia raggiunto
proporzioni patologiche vere e proprie è la
f. mentale.