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Falangismo.

Movimento politico spagnolo, organizzato nella Falange, e tendenza ideologica da esso espressa. La Falange Española venne fondata nel gennaio 1933 dal giovane José Antonio Primo de Rivera, figlio dell'ex dittatore militare. Egli era affiancato dall'asso dell'aviazione Ruiz de Alda e dal professore Garcia Valdescas. All'atto della sua costituzione, la Falange si propose come partito autenticamente fascista di estrazione nazionale, reclutando i propri adepti tra gli ufficiali dell'esercito e tra gli studenti universitari appartenenti alla piccola-media borghesia urbana. Servendosi delle sue milizie ausiliarie, le Juntas Ofensivas Nacional-Sindacalistas, riuscì a sfruttare le difficoltà e gli errori del debole governo repubblicano finché la vittoria delle sinistre nelle elezioni del 1936 non indusse i militari di destra a scatenare la guerra civile. La sua consistenza rimase per vari anni piuttosto esigua anche perché la classe borghese urbana su cui si appoggiava risultava piuttosto debole in un paese come la Spagna ancora prevalentemente agricolo. Il programma presentato da Primo de Rivera era essenzialmente antiliberale, antipartitico, antiparlamentare e giustificava il ricorso alla violenza: "non bisogna rifuggire dalla violenza... è giusto che la discussione debba essere il primo strumento di comunicazione, ma nessun'altra dialettica che quella dei pugni e delle pistole è ammissibile quando la giustizia o la patria siano in pericolo". Nel 1934-35 gli attivisti della Falange si limitarono a fare uscire un manifesto, ad addestrare le camice azzurre, a promuovere incursioni nei quartieri operai e a provocare scontri con gli studenti di sinistra. Alla vigilia delle elezioni del 1935 il partito era ancora numericamente molto debole. Non raggiungeva infatti neppure diecimila iscritti, per la maggior parte reclutati a Madrid e a Valladolid e costituiti da giovani al di sotto dei 21 anni. Frattanto il loro leader era andato perdendo gran parte dell'entusiasmo per i modelli fascisti italiano e tedesco e nel 1934 aveva rifiutato di partecipare all'Internazionale fascista di Montreaux. Aveva invece preso a parlare della Chiesa come di un aspetto non secondario dell'anima nazionale spagnola. Con la vittoria delle sinistre nelle elezioni del 1936, la Falange, che nel periodo precedente era stata più volte sull'orlo della disgregazione, modificò radicalmente la propria posizione, ottenendo appoggi da vari settori della destra, compreso quello cattolico. Nel clima di violenza che seguì alle elezioni, andò rafforzandosi sempre più la posizione dei terroristi legati alla Falange. Privati del loro capo in seguito all'arresto di Primo de Rivera, i falangisti si abbandonarono a ogni genere di violenze, essendo tuttavia pressoché privi di ogni collegamento con gli ufficiali che stavano progettando il rovesciamento della Repubblica. Inizialmente la guerra civile, scoppiata nel luglio 1936, vide schierati, da una parte, l'esercito e, dall'altra, le organizzazioni operarie. Dove i lavoratori ebbero la meglio, furono però soprattutto i falangisti a pagare. Pressoché tutti i loro capi vennero imprigionati e giustiziati, compreso lo stesso fondatore della Falange, Primo de Rivera. Privato dei suoi massimi dirigenti, il movimento falangista andò ricostituendosi e consolidandosi nel corso della guerra civile. Esso acquistò una nuova autorità quando i militari si resero conto dell'utilità di appoggiarsi a un'organizzazione politica e la Falange, irrobustita dalla confluenza degli appartenenti all'ex partito cattolico, andò rapidamente aumentando il numero dei propri iscritti. Nell'aprile 1937 il generale Franco, affiancato da Serrano Suñer, assunse le redini del partito che, assorbiti anche i carlisti, prese il nome di Falange Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional-Sindacalista (FET), divenendo un partito di Stato, ossia il pilastro del regime clerico-fascista instaurato in Spagna con l'affermazione del Franchismo (V. anche SPAGNA, STORIA).