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Cèllula.

Unità morfologica e fisiologica elementare degli esseri animali e vegetali. ║ Fig. - Nome di strutture che possono considerarsi elemento costitutivo di insiemi più complessi: c. di partito, c. aziendale, c. sanitaria. • Biol. - Esistono animali costituiti da una sola c., come l'ameba o da miliardi di c., come nel caso di organismi complessi ed evoluti. La c. annovera le seguenti proprietà comuni agli organismi viventi: respirazione, accrescimento, nutrizione, riproduzione, capacità di sintesi, reattività agli stimoli, attività motoria. Al suo interno presenta una struttura molto articolata, formata di parti ben differenziate e specializzate: protoplasma, nucleo, mitocondrii, vacuoli, corpuscoli e membrana cellulare. Il protoplasma è la parte vivente della c., la sostanza fondamentale di cui sono costituiti tutti gli esseri viventi. Osservato al microscopio si presenta come una soluzione gelatinosa, trasparente, viscosa, incolore, elastica, in grado di contrarsi e di espandersi sotto l'azione del calore e di determinati stimoli, nonché di muoversi spontaneamente qualora la c. sia libera; ha la proprietà caratteristica di coagularsi sotto l'azione del calore. Molto si è discusso e si discute circa la sua struttura, cioè il modo di ordinarsi degli elementi eterogenei (costituenti solidi e liquidi) di cui è formato. Nel 1841 Dujardin lo considerò sostanza fondamentale omogenea; W. Flemming (1886) parlò di struttura fibrillante (struttura reticolare) entro le cui maglie circolerebbe una parte più liquida, secondo una teoria sviluppata anche da R. Altmann (1886), le cui importanti ricerche citologiche lo portarono a descrivere i granuli fucsinofili delle c. ghiandolari e alla tesi secondo la quale il protoplasma è composto da particelle microscopiche viventi di vita autonoma. Detta teoria è stata riproposta oggi in seguito agli studi sulle simbiosi intracellulari fisiologiche. Che il protoplasma sia costituito di sostanze viventi lo dimostra il fatto che esso compie tutto il ciclo vitale, cioè nasce, si nutre, cresce, si riproduce, si muove e, dopo un tempo più o meno lungo, muore. Quando il protoplasma compie le sue funzioni nutritizie, se è nudo (cioè privo di membrana), non fa che assorbire direttamente liquidi e gas, oppure, se si tratta di particelle solide, le avvolge, le ingloba, le decompone, ne assorbe la parte utile ed espelle la rimanente. Quando sia provvisto di membrana permeabile, assorbe attraverso i pori di questa liquidi e gas (osmosi); mentre, se la membrana è impermeabile, esso vi pratica dei fori attraverso i quali può emettere delle propaggini più o meno lunghe, atte all'assorbimento di sostanze liquide e gassose, e a digerire le sostanze solide. Il moto del protoplasma è assicurato attraverso il movimento ameboide, cosiddetto perché tipico di alcuni protozoi come le amebe, il movimento ciliare e il movimento per flagelli, il cui esempio tipico è quello dello spermatozoo. Quando la c. è legata ad altre c. costituendo il corpo di animali o di piante superiori, il protoplasma si muove continuamente nell'interno della c. trascinando con sé il nucleo e gli altri corpicciuoli. Chimicamente il protoplasma è un sistema colloidale complesso, con un'alta percentuale di acqua in cui si trovano disciolti composti di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, a cui si uniscono calcio, magnesio, ferro, potassio, bromo, iodio, ecc., i primi in quantità notevolmente superiore a questi ultimi. Non è possibile fissare la formula chimica del protoplasma vivente giacché la sua composizione risulta continuamente variabile con l'assimilazione di nuova materia prima e la successiva espulsione. Il nucleo è un corpicciolo di forma varia, spesso sferica, talora irregolare, stellata, che si trova entro il protoplasma. Esso è delimitato da una sottile membrana (membrana nucleare) piena di un liquido, il succo nucleare, in cui è immerso un filamento avvolto a gomitolo, detto filamento cromatico per la sua capacità di colorarsi intensamente con alcuni coloranti basici (verde di metile, ematossilina). Il nucleo è la sede degli acidi nucleici (DNA e RNA) preposti alla sintesi di tutte le proteine cellulari. Il DNA, inoltre, avendo capacità di autoreplicarsi, rappresenta il substrato chimico dell'eredità nucleare. Secondo De Wries il nucleo conterrebbe i pangeni, cioè i portatori dei caratteri ereditari, che ivi si moltiplicherebbero per passare poi nel citoplasma al momento di diventare attivi. De Wries ammette come Darwin un trasporto dei pangeni ma lo limita all'ambito della c. laddove Darwin ritiene che le sue gemmule siano trasportate dalle c. vegetative, attraverso il corpo, fin nelle c. germinali. La differenza fra le due concezioni è sostanziale in quanto, per l'ipotesi dewriesiana, non è necessario ammettere che i pangeni del citoplasma ritornino al nucleo, mentre tale condizione è indispensabile per l'ipotesi di Darwin. Da queste conclusioni De Wries enunciava la sua teoria delle mutazioni: se ogni specie è dotata di un determinato corredo di pangeni, essa deve essere costante e non potrà modificarsi né per la lenta azione dell'ambiente (Lamarck) né per la selezione naturale (Darwin), ma soltanto per variazioni brusche in seguito alle modificate condizioni dei pangeni (passaggio dallo stato attivo a quello latente o viceversa) o a comparsa di nuovi pangeni. Il nucleo è l'organo più importante nel processo di riproduzione; esso è sempre presente nella c., anzi si può dire che non esiste c. viva senza nucleo e protoplasma. L'eventuale assenza di nucleo è di natura patologica, determinando la morte della c. interessata. In casi non rari il nucleo contiene uno o più corpuscoli detti nucleoli, corpi sferici ricchi di acido ribonucleico. I mitocondrii sono granuli cellulari, il cui significato fisiologico in relazione alla c. è tuttora oggetto di discussione. Alcuni autori attribuiscono ai mitocondrii attività di fabbricatori di tutte le altre strutture cellulari; altri li interpretano quali microrganismi simbiotici adattati alla vita intracellulare; altri ancora assegnano ai mitocondrii un notevole potere riduttivo a causa del glutiatone che essi conterrebbero. Dal punto di vista biochimico, si presentano come catene di enzimi ossidativi. La loro forma si presenta notevolmente varia: in granuli semplici, separati (mitocondrii); allineati in serie (condriomiti), allungati in bastoncini o filamenti (condrioconti), in masse sferoidali (condriosfere). I vacuoli sono piccole tasche del protoplasma, ripiene di un liquido chiamato succo cellulare. Tale liquido può contenere sia sostanze nutritizie sia sostanze di rifiuto o di difesa, come acidi, sali e veleni di varia natura. I corpuscoli, rispetto al protoplasma e al nucleo, sono corpi di natura differente e di estrema piccolezza. I più importanti di essi sono il centrosoma e i plastidi. Questi ultimi, in base al loro aspetto e alla loro funzione, assumono nomi vari, di cui i principali sono i cloroplasti e i cromoplasti. I primi, così chiamati per lo speciale colore verde dato alla clorofilla in essi contenuta, hanno forma molto varia: sferici, lenticolari, ovoidei, stelliformi, nastriformi, ecc. I secondi contengono invece sostanze coloranti rosse o gialle che cristallizzano nell'interno del plastidio. I cromoplasti si trovano negli organi del fiore, in particolare nei petali, talvolta nei frutti e nelle radici di certe piante. Fra le altre funzioni, hanno anche quella di attirare l'attenzione degli insetti a scopo fecondativo. La membrana cellulare rappresenta una pellicola di spessore variabile tutt'intorno al protoplasma delle c. vegetali ed è costituita di una sostanza chimica ternaria (carbonio, idrogeno, ossigeno) chiamata cellulosa. La natura chimica della cellulosa costituisce un altro importante carattere di distinzione fra piante e animali; in questi ultimi infatti la membrana cellulare ha una composizione chimica più complessa essendo costituita di sostanza quaternaria. L'accrescimento della membrana può avvenire per superficie e per ispessimento: nel primo caso l'accrescimento è in rapporto con la morfologia della c. e si distingue in generale e parziale a seconda che la c. mantenga la sua forma originaria o che la modifichi quando alcuni elementi cellulari si accrescano rispetto ad altri. L'accrescimento per ispessimento può risultare centripeto, centrifugo e misto, a seconda che avvenga a spese o meno della cavità cellulare, nella faccia concava o convessa di essa.