(dal greco
katharós: puro). Setta di eretici
cristiani che si dicevano depositari, della dottrina evangelica. Si formò
verso l'XI sec., fra gli slavi di Macedonia, e passò poi in Italia, nella
Provenza, nella Fiandra e in Germania. La sua dottrina è basata sul
dualismo e si ricollega per questo alle teorie manichee: il mondo è
opera, secondo essa, di due divinità eterne: una buona, l'altra cattiva;
il bene deriva dalla prima, il male dalla seconda. Gesù è l'angelo
buono, inviato ad insegnare agli uomini la verità, e a disperdere le
menzogne del Vecchio Testamento. Questa dottrina provocò molte eresie del
Medioevo (patarini, valdesi, albigesi, bulgari, gazzari). I
c. negavano
parecchi dogmi del cattolicesimo, come la transustanziazione, il battesimo,
l'esistenza del purgatorio, ecc. Tendevano a sciogliere l'anima dal peso della
carne, sia praticando l'astinenza dalle carni degli animali, sia votandosi ad
assoluta castità, sia ricorrendo alla morte volontaria e, in ultimo,
affrontando con lieto coraggio la morte e le torture della Inquisizione. Altre
teorie dei
c. erano ancora più rivoluzionarie. Negavano il diritto
alla proprietà terrena, il diritto di condannare gli uomini a morte, di
muover guerre, sia pure difensive, e vietavano assolutamente la menzogna. Contro
il grave pericolo sociale rappresentato dalle teorie dei
c., tanto
più suggestive quanto più vicine al Vangelo, fu indetta da
Innocenzo III nel 1208 una sanguinosa crociata, che mirò a sterminare il
gruppo degli
Albigesi (V.) stanziato nella Francia
meridionale.