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Càrica.

Mecc. - Operazione di immagazzinamento di energia elastica sotto forma di deformazione di un materiale (molla o lamina) o di energia potenziale (sollevamento di un peso). Tale energia viene poi restituita in un tempo più o meno lungo. Si usa, ad esempio, per giocattoli, orologi, ecc. Nel caso degli orologi, la c. può essere manuale o - per quelli da polso - anche automatica. Questa differisce dalla prima solo perché la deformazione della molla non è prodotta direttamente a mano, ma da un peso all'interno dell'orologio, libero di ruotare attorno a un perno centrale. I movimenti del braccio, spostando tale peso, che si orienta diversamente secondo l'inclinazione dell'orologio, provvedono alla c. dell'orologio tramite la deformazione della solita molla a spirale. • Metall. - Si dice c. l'insieme dei minerali metallici, rottami, leganti, carbone, ecc., che vengono introdotti in un forno (forno a vento, alto forno, forno a suola, cubilotto, ecc.) per eseguire una preparazione, affinazione, correzione o fusione di un metallo o lega. Ad esempio, una c. tipo per la produzione di ghisa da minerale ossidato è la seguente: minerale 2÷2,5 t; carbone 1 t; fondente 0,2÷0,3 t per ogni tonnellata di ghisa prodotta. In senso più generale, si dice c. un insieme di prodotti chimici alimentati in una qualsiasi apparecchiatura, in cui avvengano reazioni chimiche o chimico-fisiche. • Ind. tess. - Sostanza che nella finitura dei tessuti viene aggiunta per aumentare il peso. Si usano sali vari, come solfati di bario e di zinco, o miscele come il caolino. • Chim. - Qualsiasi aggiunta a un polimero, per variarne le caratteristiche o anche solo per aumentarne la quantità di prodotto. Le materie plastiche in commercio contengono sempre quantità molto grandi di c. inerti; a volte queste ammontano al 60% e più del prodotto. È, infatti, una caratteristica pressoché unica delle materie plastiche, quella di poter ricevere grandissime quantità di sostanze estranee inerti senza perdere le proprie caratteristiche. Vi si aggiunge quasi sempre un miscuglio a base di sostanze poco costose, come ad esempio la polpa di legno. Spesso alcune sostanze della c. hanno una funzione ben precisa (il poletilene, ad esempio, per l'opera di degradazione dell'ossigeno, dell'aria e dei raggi ultravioletti); caso interessante è quello della plastificazione del polivinilcloruro (PVC) rigido (usato per fare giocattoli, tubi, dischi, ecc.) a PVC plastificato (usato per fare borse, ecc., col nome di similpelle o vilpa). Qui, i plastificanti vengono aggiunti alla c., e può trattarsi di varie sostanze: molto usato è il diottifalato. Un discorso a parte meritano le gomme, sia sintetiche, sia naturali. L'aggiunta base che si fa ad esse è costituita da nerofumo molto puro, cioè carbon black, ottenuto da petrolio o idrocarburi. Esso ha il compito di rendere la gomma stabile all'atmosfera e all'esposizione alla luce; inoltre, aumenta alquanto la resistenza meccanica e migliora le qualità elastiche. Sono, invece, inerti le aggiunte fatte col nero fumo di carbonato di calcio, talco, caolino, silicagel, ecc. In piccole percentuali si aggiungono anche ammine aromatiche, polfenoli (antinvecchianti) e oli minerali, cere, resine (plastificanti). Nelle gomme di qualità scadente una parte della c. può essere sostituita da altra gomma, opportunamente trattata, proveniente da pneumatici usati. Infine, si aggiungono sostanze coloranti (ossido di titanio, ossido di zinco, solfuro di antinomio, ecc.) e lo zolfo, che serve per la vulcanizzazione. L'aggiunta di c. è frequente anche nell'industria cartaria. • Fis. - Col nome di c. elettrica si indica la quantità di c. (positiva o negativa) che può essere localizzata su un conduttore. In realtà, essendo tutta la materia costituita da particelle elementari per lo più elettricamente cariche, sarebbe più esatto parlare di c. non compensate, anziché semplicemente di c. elettriche. Ogni quantità di elettricità, localizzata o in moto sotto forma di corrente elettrica, risulta essere un multiplo di una quantità elementare detta c. elettrica elementare, il cui valore si determina con accuratissime misurazioni. La convenzione che determina il segno della c. si basa sull'attribuzione all'elettrone e al protone (due costituenti elementari della materia che portano, appunto, c. elementari di tipo diverso) rispettivamente c. negativa e c. positiva, di valore uguale a: ±1,602·10-19 coulomb (unità di misura della c.). Finora, le esperienze tendenti a dimostrare l'esistenza di c. più piccole di quella elementare non hanno dato risultati probanti. ║ Densità parziale di c.: in un conduttore è il rapporto fra la c. contenuta nel conduttore (o nello spazio) e il suo volume. ║ Densità di c. superficiale di un conduttore: è il rapporto fra le c. esistenti sulla superficie del conduttore e l'area della stessa. Questa definizione è importante in quanto sappiamo che le c. elettriche a riposo si localizzano sulla superficie dei conduttori; il campo elettrico in prossimità della superficie del conduttore dipende dalla densità superficiale di c., secondo la legge di Coulomb. • Balist. - Elemento dell'arma da fuoco, costituito da una determinata quantità d'esplosivo la cui accensione produce lo sviluppo dei gas che, espandendosi all'interno della canna, imprimono al proiettile la voluta velocità. La composizione dell'esplosivo può variare notevolmente; in genere, è un miscuglio di nitroglicerina, nitrocellulosa e sostanza stabilizzante; si presenta strutturalmente in grani, bacchette, strisce, ecc., le cui dimensioni vengono determinate mediante calcoli di balistica interna. La rapida trasformazione della c. in gas, a causa della reazione chimica esplosiva, produce una quantità di calore corrispondente all'energia potenziale contenuta nella c. stessa. Il calore, a sua volta, porta a elevata temperatura i gas che, acquistando grande forza d'espansione, esercitano pressioni sulle pareti della canna e sul proiettile, il quale si sposta lungo di essa. Esistono c. ridotte, aventi peso inferiore a quelle normali, impiegate o per tiri di esercitazione, al fine di non logorare la bocca da fuoco, o per avere angoli di caduta in grado di battere bersagli defilati. Gli obici, i mortai e anche i cannoni, normalmente, adoperano c. multiple, che consentono di realizzare traiettorie di forma conveniente rispetto alla natura del terreno e alla copertura dell'obiettivo. La c. di scoppio è l'esplosivo contenuto all'interno di un proiettile ed è composta, in genere, da polvere nera, tritolo, picrati, ecc. L'esplosione viene provocata da un apposito detonatore, collegato con la spoletta, che può essere a tempo, a percussione, a doppio effetto o radioelettrica. Il peso della c. varia, a seconda degli effetti che si vogliono ottenere e, quindi, del tipo di proiettile, che può essere dirompente, perforante, ecc. ║ C. cava: c. di scoppio ad alto potenziale, avente una forma concava particolarmente adatta ad aumentarne l'effetto dirompente. Il suo fondamento teorico sta nel cosiddetto effetto Neumann (poiché la reazione esplosiva delle c. di scoppio è una detonazione che viene provocata agendo su una sola particella dell'esplosione, i prodotti gassosi da questa derivati, urtando violentemente le particelle vicine, ne determinano la decomposizione; così la reazione si propaga come un'onda esplosiva). Concentrando in un punto la maggior parte delle onde esplosive prodotte dalla detonazione d'una c. di scoppio, si ottengono i massimi effetti: tale concentrazione si realizza praticando una cavità nella fascia della c. a contatto con la parete del mezzo resistente che si vuol distruggere. L'effetto dell'esplosione aumenta proporzionalmente alla forma e al volume della cavità praticata ed è dovuto al fatto che le onde di propagazione, emesse da ciascuna particella delle pareti della cavità, tendono a concentrarsi sul centro di figura della cavità stessa. Dando alla cavità la forma detta ovale di Cartesio, il suo centro di figura, detto fuoco di convergenza, risulta fuori della cavità stessa. I proiettili a c. cava sono, quindi, organizzati in maniera che la c. non possa aderire al mezzo da abbattere, ma risulti distante da esso quanto è necessario perché il fuoco di convergenza delle onde venga a trovarsi sulle pareti del mezzo. Le c. cave possono essere monofocali e polifocali; in entrambi i casi hanno forma simile a quella di una campana con l'innesco al culmine, ma le prime presentano un profilo più largo e più tozzo delle seconde, pertanto le c. monofocali vengono adoperate maggiormente per le mine e per le c. fisse di uso campale, mentre le polifocali sono più adatte alla forma dei proiettili. L'uso delle c. cave dà efficacissimi risultati contro la corazza dei carri armati e contro qualsiasi opera blindata. Inoltre, le c. cave conseguono effetti notevolissimi con l'impiego di piccole quantità di esplosivo, realizzando quindi il massimo rendimento e un notevole vantaggio economico, anche perché grazie ad esse aumenta la produzione e si alleggerisce il problema importante del rifornimento delle munizioni. Le c. cave, largamente applicate nel campo delle mine e delle armi come i lanciabombe, i lanciarazzi, i mortai, i cannoni senza rinculo, furono impiegate per la prima volta da paracadutisti tedeschi l'11 maggio 1940, nell'attacco contro il forte belga Eben Emael. Gli stessi Tedeschi le impiegarono, poi, contro le corazze delle fortificazioni della Linea Maginot. Successivamente, sviluppandosi le operazioni della seconda guerra mondiale, si diffusero con molta rapidità presso tutti gli eserciti belligeranti, e il loro impiego fu esteso a varie bombe e a vari tipi di proiettili di artiglieria. • Mil. - Atto tattico risolutivo, adottato nel passato dalle truppe a cavallo che, a veloce andatura, andavano incontro a quelle nemiche per vincerne le ultime resistenze. Nella storia sono rimaste famose le c. di Maurizio di Sassonia a Lawfeld (1747), quella della brigata inglese a Balaklava (1854), quelle compiute durante il Risorgimento italiano a Pastrengo e Montebello, e quella del reggimento Savoia Cavalleria in Russia (1942). • Sport - Nei giochi di squadra con la palla, consiste nell'urtare con il proprio corpo un avversario e contrastarlo nell'azione. La c. è punibile, se eseguita in maniera irregolare.