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Cànfora.

(dall'arabo kafur). Sostanza aromatica estratta da un albero della Cina e del Giappone, il Cinnamomum camphora. La c. si presenta sotto forma cristallina con odore forte, penetrante e sapore amaro e può essere preparata anche sinteticamente in laboratorio. La c. è velenosa per pulci, ragni e altri insetti come le tarme e simili e per questo viene abbondantemente adoperata per usi domestici. La c. ha trovato larga applicazione anche in medicina per usi esterni e interni. I preparati di c. esternamente arrossano la pelle e la irritano, determinando un afflusso di sangue e attivando, perciò una più intensa circolazione locale e un più vivace ricambio di tessuti. I preparati adoperati esternamente sono: lo spirito canforato che è una semplice soluzione di c. in alcool al 10%, e il linimento che porta il nome di balsamo opodeldoch, preparato con c. sapone, alcool, ammoniaca e varie altre sostanze. L'alcool canforato, mescolato con acqua calda, si usa come stimolante per le vie respiratorie. La crema di c. dà sollievo alla pelle screpolata. Si prepara mescolando due parti di c., cinque di cera bianca, tre di spermaceti, tre di olio di mandorla e 1/4 di tintura di Tolù. Una buona crema per la pelle è la cosiddetta cera di c. L'olio canforato, composto da una parte di fiori di c. disciolti in quattro parti di olio d'oliva, viene usato efficacemente in casi di bronchiti o di pertosse, mediante applicazioni al petto. La c. al cloralio, infine, è un liquido adoperato come anestetico locale.