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Càlibro.

Diametro interno della canna di un'arma da fuoco. Se la lamina è rigata il c. viene misurato sui pieni delle rigature e può essere espresso in millimetri o pollici. Il c. viene usato anche come unità di misura per determinare la lunghezza delle artiglierie; per esempio un cannone da 76-62 ha un diametro (c.) di 76 millimetri e una lunghezza corrispondente a 62 volte 76 mm, cioè di 4.712 mm (pari a 4,712 m). Generalmente, almeno in Italia, il c. di un pezzo di artiglieria non è mai inferiore a 20 mm e viene classificato come piccolo c. se il diametro della canna è compreso fra 20 e 100 mm; medio c. quando non supera i 210 mm; grosso c. quando è superiore ai 210 mm. Il rapporto lunghezza-c. (cioè la lunghezza delle bocche da fuoco espressa in c.) ha subito con il tempo un costante aumento: si è passati infatti dai 20/30 c. dell'inizio del XX sec., agli attuali 70 c. per i cannoni più lunghi. Nei fucili da caccia, a canna liscia, il c. non rappresenta il diametro, misurato in millimetri o in pollici, della canna ma è calcolato in modo del tutto particolare. Infatti esso corrisponde al numero di proiettili di piombo sferici del diametro della canna di un determinato fucile, occorrenti per arrivare al peso di una libbra. I fucili da caccia vengono oggi fabbricati, per lo più, nei c. 12, 16, 20, 24, 28, 32, 36. • Tecnol. - Il c. è uno strumento di misura di precisione usato per rilevare o controllare le dimensioni (diametri o spessori, in genere) di pezzi meccanici lavorati. I c. oggi in uso si distinguono in c. fissi e c. variabili o a corsoio. I primi servono per il controllo di una dimensione stabilita, cioè per verificare una misura confrontandola con un'altra che serve di riferimento. I c. fissi non possono quindi valutare lo "scostamento" (o "scarto") che è la differenza tra il valore di una media e il valore di ciascun elemento che concorre a formarla. I c. fissi possono essere di vario tipo: a forchetta, cilindrici, conici, ecc. Un tipo particolare è il c. differenziale comunemente chiamato "passa - non passa", usato nella lavorazione in serie di pezzi che richiedono un determinato grado di tolleranza. È formato da due c. fissi di dimensioni diverse, uniti in un unico strumento, uno dei quali è della massima dimensione ammessa, l'altro della minima. I c. fissi per misurare le filettature sono, di solito, quelli cosiddetti a tampone e quelli ad anello; il primo serve per controllare filettature praticate su parti forate; il secondo per gli alberi filettati. A seconda del loro impiego, prima o durante la lavorazione, i c. si distinguono in c. di lavorazione e in c. di collaudo; con i c. di controllo si verifica la precisione degli altri due (questo tipo si chiama anche c. di riscontro). Tra i c. variabili, molto usato è quello a cursore formato da un'asta graduata sulla quale scorre appunto un cursore. Due beccucci a facce parallele, uno fisso col corsoio e l'altro con la guida, permettono di spostare il corsoio rispetto alla guida di una quantità eguale alla dimensione da misurare, abbracciando il pezzo con essi. Lo spostamento relativo fra corsoio e guida viene letto su di una scala graduata, con l'ausilio di un nonio. Questo tipo di c. è anche noto sotto il nome di nonio e permette misure con un'approssimazione fino a 1/50 di mm. Una maggior approssimazione (fino a 1/500 di mm) è data invece dal c. micrometrico che, per la sua elevata sensibilità, deve essere usato con particolari accorgimenti. Essenzialmente è costituito da un dispositivo a vite micrometrica che misura lo spostamento di una testina montata su di una forcella. Il pezzo da misurare viene posto tra la testina e una controtestina, detta anche incudine, rigidamente fissata alla forcella.