Che ha forma di cuneo. ● Anat. -
Ossa
c.: le tre ossa del tarso, poste tra lo scafoide e il cuboide. ● Ling.
- Genere di scrittura usata, dal IV millennio a.C., dai Sumeri, dagli
Assiro-Babilonesi e da altri popoli dell'Asia occidentale antica. È il
più antico sistema organizzato di notazione grafica fino ad oggi
conosciuto. I caratteri
c. vengono generalmente considerati come una
derivazione dalla scrittura lineare assiro-babilonese, derivata a sua volta
dalla scrittura geroglifica egiziana; attraverso un processo di semplificazione
queste scritture si vennero gradatamente trasformando sino a dare origine ai
caratteri
c. La scrittura originariamente fu
pittografica (ripresa
naturalistica della realtà circostante): ogni segno aveva un suo
significato preciso e indicava un elemento della natura o dell'ambiente umano
(così testimoniano ad esempio i testi di Uruk del 3000 a.C.). Per la
significazione di determinati concetti astratti veniva indicato lo strumento o
l'organo ad essi preposto: per significare la funzione del "camminare" veniva ad
esempio disegnato un piede. Dal III millennio a.C. questo primitivo genere di
scrittura si trasformò: le curve che componevano gli ideogrammi vennero
sempre più semplificate e progressivamente sostituite con elementi
grafici a forma di cuneo, tracciati dagli scribi, con uno stilo, nell'argilla
molle delle tavolette, che resero le figure irriconoscibili. Si antepose o
pospose ad ogni segno un determinativo che ne indicava la categoria. In seguito,
con l'estendersi della scrittura alla letteratura, fu necessario rappresentare
gli elementi flessionali (prefissi e suffissi) ed esprimere le variazioni
sintattiche che non potevano essere descritte con le strutture precedenti. Alle
caratteristiche ideografiche vennero così aggiunte
strutture
fonetiche, legate cioè all'espressione dei suoni. Si usarono a tale
scopo dei segni che avevano un puro valore fonetico (così per indicare il
suffisso locativo dei nomi si ricorse al segno
a, senza porre più
attenzione al suo significato originario di acqua). Tale trasformazione,
avvenuta nel III millennio a.C., derivò probabilmente dal monosillabismo
dominante nel vocabolario sumerico. Gli scribi non abbandonarono però
completamente l'antica scrittura ideografica che, combinata con i nuovi elementi
fonetici, formò il
c. vero e proprio. Mentre gli scribi
mesopotamici non superarono mai lo stadio sillabico, a Ugarit, nel XIV sec.
a.C., fu elaborato un alfabeto
c. di sole consonanti. La stragrande
maggioranza dei segni
c. pervenuti sono incisi. La direzione della
scrittura, dapprima definita da destra a sinistra, venne successivamente
spostata in senso inverso a partire dal 1700 a.C. circa. Il repertorio classico
era costituito da 550 caratteri di cui 250 di uso corrente. L'uso della
scrittura
c. si diffuse nella maggior parte delle regioni dell'Asia
Anteriore. Ne fecero uso, oltre che Assiri e Babilonesi, gli Hittiti, gli Armeni
e, in un'epoca successiva, i Persiani. La scrittura
c. fu soppiantata
dalla scrittura alfabetica aramaica.