Complesso delle conoscenze, dottrina, erudizione
possedute da una persona. L'insieme delle tradizioni, usanze, nozioni, valori
propri di un popolo; con tale significato è considerato sinonimo di
civiltà. ║ Conoscenza specifica e approfondita in un particolare
ramo del sapere, in una data materia o disciplina. ● Encicl. - Il termine
esprime in realtà un concetto molto complesso e di difficile definizione,
a causa della vastità e varietà, a seconda di luoghi e periodi
storici, dei fenomeni che comprende. Infatti, nonostante la sempre maggior
importanza assunta dal concetto di
c. nel corso del Novecento, in
coincidenza con lo sviluppo delle scienze sociali e antropologiche, esso non
è tuttavia usato sempre nella medesima accezione e si è ancora
lontani da una sua precisa definizione. Diverso è pertanto l'uso che ne
viene fatto non solo dagli studiosi che operano in campi diversi di ricerca
(sociologi, antropologi, psicologi sociali), ma dagli stessi studiosi che, pur
operando nello stesso campo di ricerca, appartengono a branche e correnti
diverse. A ciò si deve inoltre aggiungere il diverso significato che il
termine
c. ha nelle varie lingue e l'uso che ne viene fatto da parte di
studiosi di diversa nazionalità. ● St. - Presso i Greci il termine,
riferito alla singola persona, indicava il processo di formazione e di
perfezionamento che conduceva l'uomo alla scoperta e alla realizzazione del
proprio essere, all'affinamento del proprio spirito. La
c. veniva
identificata con la
paidéia, l'educazione mediante l'esercizio
delle buone arti (poesia, filosofia, eloquenza, ecc.) che realizzano l'uomo come
tale, nella sua perfezione, e lo distinguono da qualsiasi altro animale.
Caratteristica dell'idea di
c. posseduta dai Greci fu l'importanza
attribuita alla riflessione filosofica, forma suprema di conoscenza e di ricerca
della verità, e alla vita associata della comunità, unica forma di
vita che permette all'uomo una piena realizzazione. La stessa concezione
passò ai Romani, che usarono il termine
humanitas per indicare il
complesso delle conoscenze e delle attività in grado di esprimere l'uomo
nella sua interezza e nella sua forma perfetta. Il concetto classico di
c., tanto presso i Greci quanto presso i Romani, escludeva evidentemente
qualsiasi tipo di attività pratica, in quanto indirizzata a fini
utilitaristici, e comunque non rivolta alla realizzazione dell'uomo nella vita
terrena. Si trattava dunque di un concetto aristocratico e, nel suo profondo
legame con la realtà terrena e concreta, naturalistico; esso prediligeva
inoltre il metodo teorico-contemplativo. In epoca medioevale il concetto
classico di
c. fu in parte ripreso, soprattutto per la sua
caratterizzazione aristocratica e contemplativa. Non venne accettata la sua
limitazione al mondo terreno e naturale; l'educazione e la conoscenza furono
invece interpretate come preparazione alla vita ultraterrena e la
c., in
particolare la riflessione filosofica, fu sentita come modo di fruizione e
comprensione delle verità rivelate della religione. Il carattere
concretamente naturalistico della
c. fu recuperato dal Rinascimento, che
ebbe una concezione della
c. per molti aspetti simile a quella della
civiltà classica: formazione dell'uomo perfetto, con una spiccata
accentuazione del carattere attivo di qualsiasi conoscenza, finalizzata alla
costruzione di un mondo e di una società perfetti. Solo l'Illuminismo,
tuttavia, si sforzò di superare il carattere aristocratico che nel corso
dei secoli aveva mantenuto il concetto di
c.; uno dei principi
fondamentali della critica illuministica fu, infatti, l'importanza della
diffusione della
c. presso tutte le classi sociali, esigenza alla quale
tentò di rispondere l'ambizioso progetto dell'
Encyclopédie
di Diderot e D'Alembert. Nonostante il concetto di
c. abbia conosciuto
una nuova limitazione in senso aristocratico nel primo Ottocento, con il
movimento romantico, l'epoca moderna ha comunque conservato il principio
dell'universalità e della diffusione. Inoltre, a partire dal secondo
Ottocento e durante tutto il XX sec., il campo della
c. si è
venuto ampliando, con la nascita di nuove branche del sapere e di nuove
discipline scientifiche, tutte interpretate come fondamentali nella formazione
di una perfetta vita umana. Una tale concezione, così aperta e vasta, che
tendeva all'enciclopedismo, ha come limite la genericità e insieme
l'estrema specializzazione del sapere; il problema della
c. contemporanea
si profila sempre più chiaramente come urgente necessità di
conciliare specializzazione del sapere e formazione integrale dell'uomo. ●
Etn. - Fu E.B. Tylor il primo a parlare di
c. come di un insieme
complesso di conoscenze, credenze, arte, morale, leggi, costumi e qualsiasi
abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro di una società. Tale
definizione, contenuta nel volume
Primitive Culture (1871), comprendeva
tutti i tipi di comportamento appreso; essa non venne interamente accettata
dall'antropologo B. Malinowski, che usò il termine in senso più
restrittivo, insistendo in particolare sul carattere funzionale della
c.,
concepita come uno strumento adottato dall'uomo per soddisfare i propri bisogni.
Tema centrale di discussione e di studio negli studi di antropologi ed etnologi
americani del Novecento, soprattutto a partire dal 1930 (Kroeber, Linton,
Bidney, Herskovits), della
c. venne sottolineata la continua evoluzione e
rielaborazione, poiché essa risulta dall'eredità sociale
accumulata nel corso dei secoli e passata in eredità da ogni generazione
a quella seguente. La pubblicazione del saggio
Patterns of Culture (1934)
di Benedict segnò la nascita della corrente "Cultura e
Personalità", che si contraddistinse per l'applicazione al settore
etnologico di principi appartenenti alla psicologia. Gli studiosi che aderirono
(oltre a Mead, Dubois, Linton, anche il linguista Sapir) ebbero il merito di
studiare i processi educativi del singolo, specificando i legami con la
c. alla quale egli appartiene. Essi stabilirono che la
c. viene
assunta gradualmente, a cominciare dalla nascita, attraverso l'assorbimento dei
valori, conoscenze, norme sociali che regolano un determinato gruppo di
appartenenza. Diversi, tuttavia, sono nei singoli individui i livelli di
partecipazione culturale e di conoscenza dei valori propri della società:
da un livello di base, che comprende i caratteri fondamentali del gruppo sociale
e al quale partecipano quindi tutti gli individui appartenenti a quella
società, si passa a livelli gradatamente più ristretti, che
indicano il grado di integrazione sociale dell'individuo e la particolare
c. del gruppo stesso. Fra i contributi più importanti del
Novecento si ricordano in particolare gli studi di Lévi-Strauss, che
introdusse nell'antropologia culturale i metodi dell'indagine strutturale
elaborati in campo linguistico e che si soffermò in particolare
sull'importanza dei fenomeni di parentela. ║
C. popolare: il
complesso dei prodotti elaborati da un determinato popolo, in modo conscio o
inconscio, e che comprende canzoni, poesie, racconti mitologici tramandati
oralmente, valori ricevuti in eredità dalle generazioni precedenti. A
causa del carattere prevalentemente orale della tradizione di queste
popolazioni, viene attribuita grande importanza agli anziani del gruppo,
detentori del patrimonio culturale del popolo. ║
C. di massa:
complesso di conoscenze e di valori, recepiti dalla maggior parte dei componenti
di una società mediante i moderni mezzi di comunicazione (
mass
media); questi ultimi sono quindi in grado di orientare il comportamento di
grandi masse e di influire profondamente sulle scelte e sulla mentalità
dei singoli individui, senza incontrare particolari resistenze psicologiche. La
nascita di una
c. di massa è conseguenza dei rapidi mutamenti sul
piano sociale determinati dall'industrialismo e dall'importanza assunta dalla
tecnologia, in seguito ai quali si è disgregata la vecchia
c.
tramandata per secoli da particolari classi sociali. ● Zool. - Fenomeno di
trasmissione di determinati comportamenti, acquisiti dagli animali non per via
genetica ma per apprendimento e costituenti un'abitudine. Il modo più
caratteristico di trasmissione è dato dall'imitazione, secondo la quale
un individuo animale si rende in grado di compiere determinati movimenti o
azioni solo tramite l'osservazione, saltando la fase dell'esperienza diretta.
Studi recenti hanno appurato che la trasmissione culturale è più
frequente e più diffusa nelle specie organizzate secondo una precisa
struttura gerarchica e nelle quali le cure parentali abbiano una durata
piuttosto lunga.