Titolo di due libri dell'Antico Testamento, scritti
in ebraico probabilmente tra il 350 e il 300 a.C. L'autore, anonimo, si
proponeva di comporre una storia universale che, prendendo le mosse da Adamo,
ripercorresse, giungendo fino ai suoi tempi, la storia d'Israele. I due libri
costituiscono la riscrittura dei
Libri dei Re, risalenti al VI sec.; in
essi vengono esclusi dalla narrazione gli avvenimenti del regno del Nord, dove
vivevano i Samaritani. Questa popolazione, infatti, nel IV sec., a causa dei
contrasti politici che la opponeva ai Giudei, non era più considerata
ebrea, per quanto adorasse lo stesso Dio. L'azione dei re del Nord non poteva
dunque più essere al centro della storia di Israele e la figura di
Davide, re del Sud al quale era stato promesso un regno eterno che poi non si
era realizzato, andava reinterpretata. Gli episodi meno edificanti
dell'esistenza del sovrano, riportati dalla tradizione, vengono dunque omessi
per presentarlo come giusto; a lui viene inoltre attribuita l'idea della forma
del tempio poi fatto costruire da Salomone; all'epoca di quest'ultimo viene
infine limitata la promessa di durata del regno, sottolineando così
l'importanza della stirpe di Davide, al di là delle vicende politiche che
ne determinarono la caduta.