Stato (56.594 kmq; 4.460.000 ab.) dell'Europa
balcanica. Confina a Nord con la Slovenia e l'Ungheria, a Est con la Serbia, a Sud
con la Bosnia-Erzegovina e, per un breve tratto, con il Montenegro; a Ovest è bagnata
dal Mare Adriatico. Capitale: Zagabria. Città principali: Spalato, Fiume, Osijek, Pola,
Karlovac e Sisak. Ordinamento: già Repubblica federale della Jugoslavia,
la
C. ha dichiarato la propria indipendenza il 25 giugno 1991,
costituendosi in Repubblica presidenziale. La Costituzione, varata il 21
dicembre 1990, stabilisce che il presidente della Repubblica disponga di ampi
poteri e venga eletto a suffragio universale al pari del Parlamento che detiene
il potere legislativo, ed è diviso nell'Assemblea nazionale e nella
Camera dei distretti, per un totale di 356 deputati. Il Parlamento può
essere sciolto dal presidente della Repubblica. Moneta:
kuna. Lingua:
croata. Religione: cattolica, con minoranze ortodosse e musulmane. Popolazione:
attualmente è impossibile tracciare un quadro attendibile della
composizione etnica della popolazione. Prima dello scoppio della guerra civile
(1992) il 78% della popolazione era di etnia croata, mentre il 12% era di
etnia serba; la proclamazione dell'indipendenza ha provocato una serie di flussi
migratori di profughi (di volta in volta Serbi o Croati dai territori di Krajina
o musulmani e croato-bosniaci dalla Bosnia-Erzegovina) che hanno modificato le
precedenti proporzioni.
GEOGRAFIA
La
C. comprende paesaggi di diversa natura
morfologica: a Est, fra la Sava e la Drava, le pianure ondulate della Slavonia,
della Podravina e della Posavina costituiscono estese e fertili regioni agricole
con poche alture; a Ovest si elevano le Alpi Dinariche, con estesi altopiani
carsici terminanti a strapiombo sul mare, che si saldano a Nord-Ovest con le
Alpi Giulie e digradano in ripiani verso l'interno. A Sud il territorio è
formato da alti pianori a morfologia carsica e poco popolati. La sezione
costiera della
C., caratterizzata da uno sviluppo irregolare, comprende
l'Istria e quasi tutto il litorale e la parte insulare della Dalmazia, fino alle
Bocche di Cattaro. Il monte più elevato è il Troglav, al confine
con la Bosnia (1.913 m). Le Alpi Dinariche costituiscono lo spartiacque fra i
due fronti del sistema fluviale croato: i corsi d'acqua del versante adriatico
sono brevi e a carattere torrentizio (Cetina, Krka), gli altri fiumi sono
affluenti della Sava e della Drava che, come il fiume Vuka, sono tributari del
Danubio. Il clima è continentale all'interno, caratterizzato da estati
calde e inverni rigidi, e mediterraneo nella fascia
costiera.
Cartina della Croazia
ECONOMIA
Da un punto di vista economico, nel Paese sono
riconoscibili due aree: quella di Nord-Ovest, più industrializzata,
compresa fra la costa istriana e la regione di Zagabria; quella orientale,
comprendente gli estremi lembi del bassopiano pannonico, cioè la
Podravina e la Slavonia, regioni caratterizzate dalla produzione agricola.
Questo settore rappresenta una risorsa fondamentale nell'economia croata: tra
le coltivazioni più importanti si segnalano mais, orzo, frumento e
cereali in genere, patate, canapa, barbabietola da zucchero, tabacco, ortaggi e
frutta. Nelle zone costiere sono coltivati la vite e l'ulivo. Voci di rilievo per
l'economia sono anche l'allevamento (ovino e bovino), lo sfruttamento delle
risorse forestali e la pesca, che a sua volta alimenta l'industria conserviera.
Abbondanti le risorse del sottosuolo, all'origine della sviluppata attività
estrattiva: carbone, bauxite, gas naturale e petrolio. Già all'interno
dell'ex federazione jugoslava, la
C. era una delle Repubbliche più
industrializzate ed è tutt'ora attiva in diversi settori: siderurgico
(ghisa e acciaio), metallurgico (alluminio), meccanico, chimico, alimentare,
tessile, del tabacco, del materiale edile. La zona litoranea e la presenza di
città d'arte hanno sempre favorito l'industria turistica. Questo settore,
tuttavia, è stato il più duramente colpito dagli anni di guerra
nelle Repubbliche della ex Jugoslavia che, peraltro, sono stati causa di un
generale dissesto economico e produttivo in
C. e di una ingente
inflazione. Negli ultimi anni, però, proprio il settore turistico ha contribuito
a una parziale rinascita dell'economia croata.
STORIA
Abitata dagli Illiri, fu aggregata alla provincia
di Pannonia in epoca romana e, dopo un breve periodo di dominazione ostrogota,
fu annessa a Bisanzio da Giustiniano. A partire dal VII sec. cominciarono a
stanziarsi in
C., prima tra i fiumi Sava e Drava poi anche lungo la
costa, popolazioni slave. Soggetta all'influenza politica ora di Bisanzio, ora
dei Franchi, ora germanica e poi di nuovo bizantina, una regione croata
costituita in Stato indipendente si ebbe solo nel 925 col re Tomislao. La
C. si stabilizzò e ingrandì fino a comprendere la Dalmazia,
ma entrò presto nell'orbita del Regno di Ungheria finché, estinta
la linea dinastica, la corona passò direttamente a un re ungherese. Nel
1260 Bela IV di Ungheria la divise amministrativamente, separandone la regione
di Slavonia, e la
C. rimase agli Ungheresi fino al 1526, quando fu
conquistata dagli Asburgo. Per i Croati furono secoli di accanita resistenza,
almeno culturale, essendo occupati a respingere da un lato i Turchi, dall'altro
il centralismo asburgico che tendeva ad appiattirli sull'etnia serba. Nel 1809
la
C. fu parte delle Province Illiriche di Napoleone; da questa esperienza
si originò il movimento politico-culturale dell'Illirismo (V.), di schietta
matrice nazionalistica. La lotta per l'autonomia croata continuò anche dopo il
riassorbimento nell'Impero asburgico e la separazione dall'Ungheria nel 1849. Nel
1918, alla fine della prima guerra mondiale e col dissolvimento dell'Impero
austro-ungarico, la
C. fu unita con Serbia e Slovenia al Regno di
Jugoslavia, senza che per questo venissero meno i motivi di scontro e tensione
fra l'elemento croato e quello serbo, egemone e accentratore all'interno dello
Stato. L'occupazione nazista di Zagabria nel 1941 diede impulso alla violenta
componente nazionalista
ustascia (V.) che proclamò la
C.
Regno indipendente, guidato da un re fantoccio,
l'italiano Aimone d'Aosta. In realtà il potere effettivo era nella mani
di Ante Pavelic (V. PAVELIC, ANTE) fautore di un regime collaborazionista e
terroristico, nonché persecutorio nei confronti della popolazione serba ed
ebraica. Osteggiato già dal 1941 dai partigiani, organizzati dal Partito comunista
jugoslavo ma comprendenti gran parte del popolo croato in genere, il Regime
ustascia cadde nel 1945 con l'arrivo a Zagabria delle truppe di Tito. Nel
1946 la
C. entrò a far parte della Repubblica popolare jugoslava,
federata a Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Slovenia e alle
due regioni autonome della Vojvodina e del Kosovo. Dopo la morte di Tito
(1980), la Jugoslavia precipitò in una crisi politica ed economica che riacutizzò
i mai risolti conflitti etnici fra e nelle Repubbliche federate. In
C. già
nel 1990 si tennero le prime elezioni dell'epoca post-comunista, vinte dal
Partito ultranazionalista anticomunista (HDZ) fondato da Franjo Tudjman,
il quale fu eletto presidente. Tale vittoria
innescò il malcontento delle minoranze serbe di
C., concentrate
per lo più nella regione di Slavonia, che cercarono garanzie per se
stesse, rivendicando l'autonomia delle zone in cui erano maggioranza.
Così, mentre la
C. promulgava la sua Costituzione (dicembre 1990)
e dichiarava la propria indipendenza (giugno 1991), la Krajina - comprendente la
Slavonia orientale, parte di quella occidentale e la Krajina stessa -
affermò, tramite un referendum dei residenti mai riconosciuto dalle
autorità croate, la volontà di unirsi alla Serbia. Nel gennaio
1992 diversi Stati dell'Unione europea, fra cui l'Italia e il Vaticano,
riconobbero l'indipendenza della
C., sperando di bloccare l'atteggiamento
bellicoso della Serbia che aveva portato le sue truppe in
C. e bombardato
più volte Zagabria. L'assedio della città di Vukovar, enclave
croata nelle zone a maggioranza serba della Krajina, fu il drammatico esempio
dell'impossibilità di accordo fra i due Paesi contendenti. Gli scontri
nella regione autonoma di Krajina continuarono a dispetto della presenza delle
forze di intermediazione dell'ONU. Il presidente Tudjman, confermato nel 1992,
continuò a fomentare la linea dello scontro rivendicando la
sovranità su tutto il territorio croato. L'ultima offensiva militare
venne lanciata dalla
C. nel maggio 1995, con un attacco massiccio contro
la Krajina, conquistata nell'agosto del medesimo anno: ne seguì un
ennesimo spostamento in massa di profughi serbi da quelle regioni verso la
Serbia e di Croati, a loro tempo fuggiti dalla sacca di Vukovar, di ritorno alle
loro case. Nel 1997 furono ripristinati i collegamenti ferroviari con la Serbia,
interrotti nel 1991, e nel gennaio 1998 il Governo riprese il controllo della
Slavonia orientale (posta dal gennaio 1996 sotto l'amministrazione transitoria
dell'ONU). La morte di Tudjman (dicembre 1999), contestato all'interno e a
livello internazionale per il mancato rispetto dei diritti civili e per i limiti
imposti alla libertà di stampa e di informazione, aprì una nuova fase nella vita
politica del Paese. Il partito (HDZ) subì una netta sconfitta nel corso del 2000,
sia alle elezioni legislative del 3 gennaio, sia alle presidenziali del 7 febbraio,
che decretarono la nomina a presidente della Repubblica di Stjepan Mesic,
fermo sostenitore dell'ingresso del Paese nell'Unione
europea e nella NATO. Nel 2001 il Tribunale internazionale dell'Aia chiese
l'estradizione di alcuni esponenti del Governo e dell'esercito croati, in
relazione al conflitto interetnico dei primi anni Novanta (in settembre il
Tribunale accusò l'ex presidente jugoslavo Slobodan Miloševic per crimini di
guerra e contro l'umanità perpetrati in
C.). Nel luglio 2002 il primo
ministro Racan si dimise dopo che controversie con la coalizione bloccarono
il percorso di approvazione di nuove riforme economiche. Il presidente Mesic,
tuttavia, lo convinse a tentare la strada di una nuova coalizione governativa. Nel
settembre dello stesso anno il Governo decise di rifiutare l'estradizione del generale
in pensione Janko Bobetko, accusato di crimini contro l'umanità e per questo sotto
processo all'Aia. Le polemiche successive alla decisione si placarono solo
nell'aprile 2003, alla morte dello stesso Bobetko. Nel febbraio 2003 la
C. fece ufficialmente domanda di ammissione all'Unione europea.
Le elezioni politiche tenutesi il 23 novembre decretarono la vittoria della
destra nazionalista cha aveva dominato durante i tragici anni Novanta, l'HDZ
di Ivo Sanader, che in dicembre fu nominato primo ministro dal presidente
Mesić. Nel gennaio 2005 il liberale Stjepan Mesic, sostenuto dal centro-sinistra,
venne confermato presidente della Repubblica con una larga maggioranza. Nel marzo 2005
la candidatura della
C. all'Ue venne sospesa a tempo indeterminato, poiché Zagabria
non avrebbe collaborato con il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia nella
cattura del presunto criminale di guerra ed ex generale Ante Gotovina, che fu arrestato
in Spagna nel mese di dicembre.