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Crociate.

(dal francese croisés: crocesegnati, cioè i combattenti sotto l'insegna della croce). Termine che definisce tutte le guerre intraprese dai Regni cristiani d'Europa, in risposta al richiamo del Papato, contro i musulmani, allo scopo di liberare il Santo Sepolcro e Gerusalemme. ║ Per estens. - Azioni belliche indette dal Papato, ma condotte materialmente da truppe di regnanti cristiani, contro nemici della fede in genere; sono esempi di queste c. improprie quella contro gli eretici albigesi, o contro i catari o quella contro la dinastia musulmana degli Almohadi di Spagna. ║ Fig. - Atteggiamento polemico, di lotta contro determinate ideologie o contro i gruppi che le sostengono. ● St. - Il termine c. è successivo allo svolgersi delle stesse: risale infatti al XIII sec. Le cause del fenomeno crociato si possono far risalire già all'VIII e IX sec., quando si formò e si estese sempre più lo Stato arabo, le cui propaggini erano costituite dalle grandi isole del Mediterraneo (Sardegna, Corsica e Sicilia) e che fu bloccato nella sua espansione, solo a ridosso dei confini europei, da Leone III Isaurico a Costantinopoli e a Poitiers da Carlo Martello. Tuttavia nell'XI sec. lo Stato arabo era in crisi e la sua coesione minata dalle contese interne e dinastiche. In Europa, invece, grazie a una forte ripresa demografica, economica e istituzionale (nella forma feudale dei Regni nascenti), la cristianità tendeva ad espandersi, spinta dalle popolazioni cittadine e dai loro interessi mercantili come dalle necessità politiche dei nuovi Regni nazionali. Da una parte dunque la Spagna, come ci testimonia anche la memoria delle gesta epiche del Cid Campeador, procedeva alla reconquista (V.) dei territori organizzati intorno al califfato di Cordóba, da un'altra nel Mediterraneo occidentale le Repubbliche marinare, Pisa in testa, sottraevano all'influsso arabo Sardegna e Corsica, mentre su un terzo fronte Ruggero d'Altavilla, duca di Puglia, procedeva alla conquista normanna della Sicilia. L'Impero bizantino, invece, versava in maggiore difficoltà a causa dell'avanzata dei Turchi selgiuchidi che, dopo aver conquistato il Califfato di Baghdad sul Tigri, si allargavano in Palestina, Siria e Anatolia. Solo dopo la sconfitta dell'imperatore bizantino a Manzicerta, anche l'Europa cominciò a preoccuparsi di fronte al dilagare dei Turchi musulmani e all'isolamento della dinastia dei Comneni, roccaforte della cristianità in Oriente, ulteriormente accentuata dallo scisma ormai consumato dalla Chiesa ortodossa nei confronti di quella latina. L'interesse alla difesa dei territori politicamente e culturalmente cristiani alla riconquista della Terra Santa e alla difesa dei cristiani là residenti generò l'idea delle c., anche se a queste si affiancarono altre motivazioni: la pratica medioevale dei pellegrinaggi, che avevano come meta saliente la Città Santa; le mire economiche e sociali per la conquista di nuovi mercati e ricchezze; la ricerca di nuovi sbocchi e possedimenti territoriali da parte della piccola e media nobiltà e dei cadetti; gli interessi commerciali delle città marinare che, ad eccezione di Venezia, non avevano ancora scali orientali; in ultimo il bisogno da parte della Chiesa di riaffermare la supremazia della propria autorità politica e spirituale (messa in discussione dalla lotta per le investiture in corso con gli imperatori) e di incanalare la violenza insita nella cultura cavalleresca facendo dei suoi membri i difensori del clero, della cristianità, degli inermi contro gli infedeli. Le c. si presentarono come una possibilità concreta di raggiungere tutti o molti di questi obiettivi: terre e potere per la nobiltà, vie commerciali per le città, prestigio al papato, sbocco e manifestazione per la religiosità delle masse. In un certo senso però le c. rappresentarono il tentativo di imporre la supremazia dell'Occidente sul mondo orientale in tutte le sue componenti, politiche, culturali e non solo religiose. ║ Prima c. (1096-1099): quando i Fatimiti d'Egitto conquistarono il Santo Sepolcro nel 969, in Europa si pensò a una spedizione armata per liberarlo, senza però che tale intenzione avesse un seguito. Solo un secolo dopo, nel 1095 (al grido di Deus vult!), il pontefice Urbano II lanciò un appello nei concili di Pavia e di Clermond, per soccorrere i cristiani d'Oriente e di Gerusalemme. I preparativi per quella che sarebbe stata la prima c. si misero subito in moto a livello europeo. La data del raduno fu fissata per l'agosto del 1096 a Costantinopoli, nonostante proprio in quel momento Alessio I Comneno avesse raggiunto un accordo di tregua con i Turchi. Tuttavia già nella primavera si formò un movimento spontaneo, una spedizione non ufficiale che gli storici chiamarono poi la c. dei pezzenti. Decine di migliaia di popolani mossero dalla Germania meridionale verso Oriente, guidati dal monaco Pietro l'Eremita e dal cavaliere Gualtiero Senz'averi, spinti dalla convinzione di guadagnarsi così dei meriti spirituali o forse ancor più dal desiderio di sfuggire alla povertà e trovare fortuna in questa impresa. Nella loro marcia lungo il Danubio e attraverso Ungheria e Bulgaria si verificarono saccheggi e devastazioni, massacri di Ebrei ma, giunti a Costantinopoli e passato il Bosforo, i "pezzenti" furono decimati senza fatica dai Turchi presso Nicea. Nel frattempo si era mossa la spedizione detta poi dei baroni, alla quale si riunì in seguito con pochi superstiti Pietro l'Eremita, i cui partecipanti confluirono a Gerusalemme, con un poco di ritardo, nel 1097. All'appello papale avevano risposto numerosi esponenti della nobiltà europea, fra cui: Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, coi fratelli Baldovino ed Eustachio, i Normanni d'Italia con Boemondo d'Altavilla, principe di Taranto, e suo nipote Tancredi, i conti di Champagne, di Fiandra, di Tolosa, i francesi Ugo di Vermandois, figlio del re Enrico I, e Roberto duca di Normandia. Non avevano un capo militare ma erano guidati dal legato pontificio Ademaro di Monteil, vescovo di Puy. Le truppe erano formate da circa 60.000 uomini, organizzati in veri eserciti regolari, tra cui numerosi cadetti di grandi famiglie, alla ricerca di un feudo che la legge del maggiorascato negava loro in patria. L'imperatore bizantino non accolse favorevolmente gli eserciti crociati, temendo da una parte che un tale assembramento di armati vanificasse la tregua con i Turchi e dall'altra che condottieri di tale importanza non volessero in realtà restituire al suo Regno le terre che i Turchi gli avevano sottratto. Per questo motivo, prima di impegnarsi a trasportare i soldati oltre il Bosforo e a vettovagliarli, pretese dai capi crociati un giuramento formale che tutti i territori che appartenevano in precedenza all'Impero bizantino sarebbero tornati ad esso. Nel giro di poche settimane caddero Nicea, Dorileo, presso la quale venne sconfitto un esercito selgiuchide, e, superato il Tauro, i crociati penetrarono in Siria. Qui Baldovino di Fiandra si separò dal corpo della c. e conquistò Edessa, che fece sua contea: fu il primo Stato crociato. Ad esso seguì l'istituzione dello Stato di Antiochia. Boemondo si proclamò signore della città e libero da ogni legame di sudditanza con Bisanzio. Benché decimati da una grave pestilenza, in cui morì anche il legato papale, e da numerose defezioni per fame, le truppe continuarono la marcia verso Gerusalemme condotte da Goffredo di Buglione. La Città Santa fu presa nel 1099. Al termine della c., dunque, i Turchi selgiuchidi avevano perso il settore occidentale dell'Anatolia, tornata ai Bizantini, la Siria e la Palestina controllate dai crociati. Raimondo di Tolosa e Goffredo di Buglione si contesero il diritto su quello che sarebbe stato il Regno latino di Gerusalemme. Prevalse il secondo che assunse il titolo di "difensore del Santo Sepolcro", mutato in quello di re dal fratello Baldovino che ne fu il successore quando Goffredo morì nel 1100. Patriarca di Gerusalemme fu designato l'arcivescovo di Pisa Daiberto, che aveva guidato la flotta pisana, mentre alle città marinare di Genova e Venezia, per l'aiuto prestato nelle operazioni di vettovagliamento, furono concessi quartieri d'affari, scali commerciali e privilegi mercantili nelle città del Regno. Il territorio dello Stato comprendeva Palestina e Fenicia e in esso furono introdotte le istituzioni feudali: presto si divise in signorie e principati, fra cui la contea di Tripoli, il marchesato di Tiro, le signorie di Giaffa, di Tiberiade, di Galilea. Il quadro politico era complicato dalla presenza dei già ricordati Stati latini di Antiochia e di Edessa, coi quali il Regno di Gerusalemme avrebbe dovuto entrare in una sorta di confederazione, mai pienamente realizzata. La notizia della presa di Gerusalemme suscitò grandi entusiasmi nell'Europa cristiana, spingendo altri sulla via aperta dai primi crociati: ben quattro schiere, per lo più "pezzenti", si incamminarono per la Terra Santa, partendo dalla Lombardia, dalla Baviera, dalla Borgogna, dal Poitou. Tutte e quattro furono annientate dai Turchi durante la traversata dell'Asia Minore. L'istituzione degli Stati latini in Oriente, che riprodussero le strutture economiche, politiche e sociali del mondo occidentale, e l'insediamento del clero cristiano in Gerusalemme, diedero grande impulso ai pellegrinaggi in Terra Santa da tutto il continente europeo. Tuttavia il territorio ben presto rimase sguarnito, avendo fatto ritorno in patria gran parte dei contingenti militari, e paradossalmente la necessità di rafforzare questi nuovi insediamenti occidentali contro le ricorrenti minacce musulmane diventò una delle cause che portarono in seguito alle altre c., per finanziare le quali il Papato istituì un tributo sui benefici ecclesiastici, costituendo un'entrata in più per il fisco dello Stato Pontificio. ║ Seconda c. (1147-1149): nel 1144 l'emiro di Mōsul occupò Aleppo ed Edessa con un colpo di mano, minacciando la Palestina e smascherando l'intrinseca debolezza degli Stati latini d'Oriente. I cristiani di Gerusalemme, sentendosi inadeguati a resistere a un possibile attacco, nonostante l'appoggio delle Repubbliche marinare e l'istituzione degli ordini monastico-cavallereschi, chiesero aiuto agli Stati europei. Luigi VII di Francia sollecitò, da parte di papa Eugenio III, il bando di una c., la cui predicazione venne affidata a San Bernardo di Clairvaux. Essa fu guidata dallo stesso Luigi VII e dall'imperatore Corrado III che, alla testa delle rispettive armate, si diressero separatamente a Costantinopoli attraverso i Balcani. L'imponenza delle forze c. spinse l'imperatore bizantino Manuele I Comneno ad allearsi con il sultano di Rum, sconfiggendo Corrado III a Dorileo e obbligando Luigi VII a imbarcarsi con la cavalleria abbandonando i suoi fanti. I due sovrani si riunirono a Gerusalemme, nel 1148, con l'intenzione di appoggiare Baldovino III, re gerosolimitano dal 1143, in una spedizione contro Damasco salvo abbandonare l'impresa all'avvicinarsi dell'esercito di Mōsul. La seconda c. non ebbe dunque alcun esito positivo. ║ Terza c. (1189-1192): mentre il Regno di Gerusalemme si indeboliva per le continue lotte dinastiche e civili, Siria ed Egitto si fusero in unico organismo statale sotto la guida del sultano di Aleppo Nūr ad-Dīn e del suo successore Salāh ad-Dīn Yusuf, passato alla storia in Occidente come il Saladino. Quest'ultimo, in una battaglia presso il lago di Tiberiade, ad Hattin, distrusse gran parte delle forze della Siria latina e fece prigioniero il nuovo re di Gerusalemme Guido di Lusignano (1187). Si mostrava nuovamente la fragilità della compagine degli Stati crociati, tanto reale che, nel giro di tre mesi, Saladino entrò a Gerusalemme, rispettandone peraltro gli abitanti. Di tutte le città in mano ai latini solo Tiro seppe validamente resistere, difesa da Corrado marchese di Monferrato. Queste notizie misero in moto l'organizzazione della terza c., già sollecitata da papa Gregorio VIII e poi bandita dal successore Clemente III. All'appello risposero diversi sovrani, tanto che questa fu definita la c. dei re: Federico Barbarossa imperatore, Filippo II Augusto re di Francia, Riccardo Cuor di Leone re d'Inghilterra, Guglielmo II re normanno di Sicilia. Mentre re Guglielmo con la sua flotta disturbava i movimenti di Saladino in Siria, ritardandone l'intervento militare, il Barbarossa partì con un fortissimo esercito e conquistò Adrianopoli, allo scopo di convincere l'imperatore bizantino a traghettare le truppe al di là del Bosforo. Una volta in Asia, l'armata cristiana espugnò Iconio (1190), ma si disperse quando, nel giugno del medesimo anno, l'imperatore morì. I re di Francia e di Inghilterra, salpati dalla Sicilia, giunsero in Palestina nel 1191, anche perché il re inglese approfittò di uno sbarco imprevisto a Cipro per conquistare l'isola, possedimento bizantino. I due re espugnarono Acri, assediata fino ad allora da Guido di Lusignano, con l'aiuto di una squadra navale pisana e genovese. Dal momento, però, che entrambi miravano al comando supremo della c. per ottenerne i maggiori vantaggi, le discordie crebbero al punto che Filippo Augusto tornò in Francia. Riccardo Cuor di Leone si attardò in Palestina, sconfiggendo due volte il Saladino ad Arsuf nel 1191 e a Giaffa nel 1192; tuttavia la riconquista di Gerusalemme si rivelò impossibile e Riccardo stipulò una tregua quinquennale con Saladino che prevedeva garanzie per i pellegrini. La terza c., dunque, raggiunse l'obiettivo minimale di impedire la caduta della Siria franca e portò alla nascita di un nuovo Regno di Gerusalemme, affidato a Corrado di Monferrato. ║ Quarta c. (1202-1204): fu bandita da papa Innocenzo III non appena salì al soglio pontificio, rientrando nei suoi progetti un intervento cristiano in Oriente quale momento di sostegno e realizzazione della sua politica teocratica. Dal momento che i sovrani d'Europa non aderirono al nuovo appello papale, essendo impegnati a risolvere le contese reciproche, la c. stentò a partire per la mancanza di fondi adeguati, che Innocenzo cercò di raccogliere imponendo nuovi tributi a laici ed ecclesiastici. I crociati, per lo più cavalieri francesi e italiani, si riunirono a Venezia, guidati da Baldovino IX di Fiandra e da Bonifacio II di Monferrato. Fu proprio la mancata soluzione del problema finanziario a sottrarre la c. ai suoi assunti ideali e alla direzione politico-spirituale della Chiesa, fatto che diede inizio a una deriva laica e puramente militare di queste spedizioni. Infatti, non disponendo del denaro necessario a noleggiare le navi, i crociati barattarono con il doge Enrico Dandolo il loro aiuto alla riconquista di Zara, in cambio del trasporto. L'avanzata delle truppe cristiane si arrestò dunque, contro il parere del papa, alla cittadina dalmata, che fu riconsegnata ai Veneziani nel 1202, meritando alla Serenissima la scomunica papale. Fu deciso, in aggiunta, di accogliere la richiesta di soccorso inoltrata dall'imperatore bizantino Isacco II Angelo, che era stato deposto da un fratello, in cambio della somma di 200.000 marchi d'argento. Si trattava questa volta di espugnare la stessa Costantinopoli, impresa caldeggiata dal doge che ne scorgeva i possibili vantaggi per il suo stato. Nel 1203, investita dai crociati e cinta d'assedio, Costantinopoli capitolò e l'imperatore Angelo tornò sul trono, associandovi il figlio. I due tuttavia non onorarono il patto stretto con le truppe cristiane, temendo forse le conseguenze politiche, più che quelle economiche, che ciò avrebbe comportato. Una nuova rivolta popolare rovesciò i due imperatori e li sostituì con Alessio V Marzuflo (1204) e i crociati, sempre in attesa del pagamento, decisero la presa della città: vi entrarono nel 1204, abbandonandosi a una terribile strage e al saccheggio. In tal modo nacque l'Impero Latino d'Oriente (V. LATINO D'ORIENTE, IMPERO), il cui primo sovrano fu Baldovino di Fiandra. Il territorio fu diviso in numerosi feudi: il ducato di Atene, il principato di Acaia, le signorie di Tebe e di Corinto, e il più importante Regno di Tessalonica affidato a Bonifacio del Monferrato. Venezia, dal canto suo, occupò le posizioni commerciali di maggior rilievo, rendendo le isole greche dello Ionio e dell'Egeo poco meno che colonie. Poco o niente ottennero Pisa e Genova, fatto che le rese avversarie irriducibili della Serenissima, nettamente privilegiata su tutti. La c., dunque, anziché liberare i Luoghi Santi e restituirli ai cristiani, ebbe l'esito di abbattere l'Impero bizantino realizzando le mire di espansione commerciale di Venezia. L'Impero latino d'Oriente fu in realtà un organismo assai fragile, indebolito sin dalle origini da rivalità feudali interne, dall'ostilità delle popolazioni locali (acuita non poco dalla componente confessionale che contrapponeva i regnanti cattolici al popolo greco-ortodosso), dalla presenza incombente dell'imperatore Teodoro Lascaris, che aveva portato la sua sede a Nicea. A tutto ciò si aggiunse il sostanziale disinteresse europeo e il conseguente isolamento dell'Impero. Infine, nel 1261, Michele VIII Paleologo riconquistò Costantinopoli, grazie all'aiuto prestato da Genova, in odio alla rivale Venezia. ║ Quinta c. (1217-1221): dal momento che la precedente non aveva nemmeno raggiunto la Terra Santa, Innocenzo III bandì fin dal 1215 una quinta c., che fu però organizzata dal suo successore Onorio III. Per la prima volta i Francesi non parteciparono in modo consistente, essendo impegnati in patria nella c. contro gli Albigesi (1209-29), e l'impresa fu condotta da Andrea II d'Ungheria, Leopoldo VI d'Austria e Giovanni di Brienne, re titolare di Gerusalemme. Sbarcati ad Acri, i crociati attaccarono senza esito la fortezza del monte Tabor, insuccesso che fece rimpatriare subito una parte delle truppe. I più convinti, guidati da Giovanni di Brienne, si rivolsero allora contro l'Egitto ritenendolo un ponte più sicuro per toccare la Palestina: nel 1219 conquistarono il porto di Damietta e avanzarono lungo il Nilo nell'intento di prendere Il Cairo. Furono sconfitti e costretti a rendere Damietta (1221). Nel 1227, Federico II, che aveva già preso la croce nel 1215 ma aveva sempre rinviato la partenza, organizzò una nuova spedizione c.. Alcuni storici attribuiscono alla sua impresa il nome di sesta c., anche se in realtà essa fu una risposta, seppur distinta dalla precedente, al bando del 1215. Salpato da Otranto, Federico ritornò subito indietro dicendosi ammalato e il papa Gregorio IX non esitò a scomunicarlo. L'imperatore riprese il mare l'anno seguente, sbarcò in Terra Santa e, nel 1229, trattò con il sultano d'Egitto al-Kamil una tregua e il possesso decennale per i cristiani di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e una serie di località costiere comprese fra Acri e Giaffa. Federico II assunse anche il titolo di re di Gerusalemme. Tale iniziativa diplomatica non fu riconosciuta dalla Chiesa, che non sfruttò l'opportunità favorevole, finché nel 1244 Gerusalemme fu nuovamente presa dai musulmani d'Egitto, che a Gaza avevano travolto l'esercito del Regno latino. ║ Sesta c. (1248-1254): il Concilio di Lione del 1245 bandì una nuova c., cui rispose il re di Francia Luigi IX che organizzò da solo la spedizione. Partì nel 1248 ma sbarcò in Egitto solo un anno dopo, conquistando Damietta. Rifiutò una soluzione diplomatica offerta dal sultano, disposto a cedere Gerusalemme, Ascalona e gran parte della Galilea e marciò in direzione del Cairo. Seguirono due gravi sconfitte durante il 1250, la più grave presso El-Mansura, quando lo stesso re fu fatto prigioniero. La sua liberazione e quella dei crociati superstiti costò un'enorme somma di danaro e, naturalmente, la riconsegna di Damietta. Luigi IX, tuttavia, si fermò ancora a lungo in Palestina con l'intento di rafforzare e riorganizzare le piazzaforti cristiane di Acri, Sidone, Giaffa, Cesarea. ║ Settima c. (1270): su invito di papa Clemente IV, in seguito alla notizia della caduta di Antiochia nel 1268, lo stesso Luigi IX guidò una nuova c. seguito dal fratello Carlo d'Angiò, re di Sicilia. Quest'ultimo, mosso per lo più da progetti espansionistici nel Mediterraneo, convinse Luigi IX a porre Tunisi come prima tappa: la città venne presa d'assedio nel 1270, ma il diffondersi di una violenta epidemia, in cui morì di peste lo stesso re, decimò l'esercito. Carlo d'Angiò, tuttavia, riuscì a trattare una pace vantaggiosa con il bey di Tunisi, da cui ottenne il possesso delle isole di Malta e di Pantelleria. ║ C. improprie (XIV-XV sec.): l'ultimo quarto del XIII sec. vide tutti i possedimenti cristiani in Terra Santa tornare nelle mani dei Turchi (Acri cadde nel 1291), senza che i Regni europei in via di consolidamento se ne occupassero. Se le c., almeno a partire dalla quarta, avevano già perso la loro connotazione religiosa, tale connotazione ormai era messa in dubbio nella sua validità stessa all'interno della stessa Chiesa, quando esponenti di Ordini religiosi, quali francescani, domenicani e cluniacensi, criticarono le c. in quanto spedizioni armate, aprendo la strada all'idea di missione e di conversione attraverso la predicazione. Nella prima metà del XIV sec. furono tuttavia bandite delle c., definite improprie in quanto operazioni difensive in risposta al dilagare dell'Impero turco verso l'Europa cristiana, e non di liberazione. C. furono dunque chiamate le spedizioni dei cavalieri Ospitalieri alla conquista di Rodi nel 1308 (che essi peraltro tolsero ai Bizantini, non ai musulmani) e di Smirne, in mano ai Turchi, nel 1344. Nel 1365 papa Urbano V bandì una c. cui rispose Amedeo VI di Savoia, che non ebbe però conseguenze significative. L'impresa condotta nel 1396 contro i Turchi da Giovanni Senza Paura, in soccorso di Sigismondo di Lussemburgo re d'Ungheria e col concorso di un gran numero di cavalieri cristiani di ogni Nazione, fu assai più rilevante, ma si concluse con una drammatica disfatta a Nicopoli, che permise ai Turchi di dilagare nella valle danubiana. Il secolo successivo vide la c. antiottomana guidata dal cardinale e legato pontificio Cesarini con il re di Polonia Ladislao e il principe di Transilvania Giovanni Hunyadi, terminata con la disfatta di Varna nel 1444. La caduta di Costantinopoli nel 1453 e il crollo dell'Impero bizantino ad opera dei Turchi di Maometto II, pur causando grande sgomento, non mosse la cristianità ad alcuna c., che pure era stata bandita da Pio II (1464). La battaglia di Lepanto, combattuta un secolo dopo (1571) con vero spirito di c., segnò anche il tramonto di questo tipo di imprese. ║ Conseguenze delle c.: pur fallendo, nel loro complesso, lo scopo originario della liberazione del Sacro Sepolcro, le c. portarono a conseguenze importantissime in diversi ambiti. Da un punto di vista politico-militare, le campagne c. e le forme statali da esse create, pur se relativamente effimere, contribuirono a frenare l'avanzata turca verso l'Europa, consentendo agli Stati cristiani di crescere e svilupparsi. Da un punto di vista sociale ed economico, aprirono sbocchi sia alla feudalità minore sia alla borghesia cittadina. Da un punto di vista culturale, permisero la circolazione fra Europa cristiana e Oriente musulmano di testi e codici classici come di opere arabe, che allargarono enormemente l'orizzonte delle conoscenze.