(dal francese
croisés: crocesegnati,
cioè i combattenti sotto l'insegna della croce). Termine che definisce
tutte le guerre intraprese dai Regni cristiani d'Europa, in risposta al richiamo
del Papato, contro i musulmani, allo scopo di liberare il Santo Sepolcro e
Gerusalemme. ║ Per estens. - Azioni belliche indette dal Papato, ma
condotte materialmente da truppe di regnanti cristiani, contro nemici della fede
in genere; sono esempi di queste
c. improprie quella contro gli eretici
albigesi, o contro i catari o quella contro la dinastia musulmana degli Almohadi
di Spagna. ║ Fig. - Atteggiamento polemico, di lotta contro determinate
ideologie o contro i gruppi che le sostengono. ● St. - Il termine
c. è successivo allo svolgersi delle stesse: risale infatti al
XIII sec. Le cause del fenomeno crociato si possono far risalire già
all'VIII e IX sec., quando si formò e si estese sempre più lo
Stato arabo, le cui propaggini erano costituite dalle grandi isole del
Mediterraneo (Sardegna, Corsica e Sicilia) e che fu bloccato nella sua
espansione, solo a ridosso dei confini europei, da Leone III Isaurico a
Costantinopoli e a Poitiers da Carlo Martello. Tuttavia nell'XI sec. lo Stato
arabo era in crisi e la sua coesione minata dalle contese interne e dinastiche.
In Europa, invece, grazie a una forte ripresa demografica, economica e
istituzionale (nella forma feudale dei Regni nascenti), la cristianità
tendeva ad espandersi, spinta dalle popolazioni cittadine e dai loro interessi
mercantili come dalle necessità politiche dei nuovi Regni nazionali. Da
una parte dunque la Spagna, come ci testimonia anche la memoria delle gesta
epiche del Cid Campeador, procedeva alla
reconquista
(V.) dei territori organizzati intorno al
califfato di Cordóba, da un'altra nel Mediterraneo occidentale le
Repubbliche marinare, Pisa in testa, sottraevano all'influsso arabo Sardegna e
Corsica, mentre su un terzo fronte Ruggero d'Altavilla, duca di Puglia,
procedeva alla conquista normanna della Sicilia. L'Impero bizantino, invece,
versava in maggiore difficoltà a causa dell'avanzata dei Turchi
selgiuchidi che, dopo aver conquistato il Califfato di Baghdad sul Tigri, si
allargavano in Palestina, Siria e Anatolia. Solo dopo la sconfitta
dell'imperatore bizantino a Manzicerta, anche l'Europa cominciò a
preoccuparsi di fronte al dilagare dei Turchi musulmani e all'isolamento della
dinastia dei Comneni, roccaforte della cristianità in Oriente,
ulteriormente accentuata dallo scisma ormai consumato dalla Chiesa ortodossa nei
confronti di quella latina. L'interesse alla difesa dei territori politicamente
e culturalmente cristiani alla riconquista della Terra Santa e alla difesa dei
cristiani là residenti generò l'idea delle
c., anche se a
queste si affiancarono altre motivazioni: la pratica medioevale dei
pellegrinaggi, che avevano come meta saliente la Città Santa; le mire
economiche e sociali per la conquista di nuovi mercati e ricchezze; la ricerca
di nuovi sbocchi e possedimenti territoriali da parte della piccola e media
nobiltà e dei cadetti; gli interessi commerciali delle città
marinare che, ad eccezione di Venezia, non avevano ancora scali orientali; in
ultimo il bisogno da parte della Chiesa di riaffermare la supremazia della
propria autorità politica e spirituale (messa in discussione dalla lotta
per le investiture in corso con gli imperatori) e di incanalare la violenza
insita nella cultura cavalleresca facendo dei suoi membri i difensori del clero,
della cristianità, degli inermi contro gli infedeli. Le
c. si
presentarono come una possibilità concreta di raggiungere tutti o molti
di questi obiettivi: terre e potere per la nobiltà, vie commerciali per
le città, prestigio al papato, sbocco e manifestazione per la
religiosità delle masse. In un certo senso però le
c.
rappresentarono il tentativo di imporre la supremazia dell'Occidente sul mondo
orientale in tutte le sue componenti, politiche, culturali e non solo religiose.
║
Prima c. (1096-1099): quando i Fatimiti d'Egitto conquistarono il
Santo Sepolcro nel 969, in Europa si pensò a una spedizione armata per
liberarlo, senza però che tale intenzione avesse un seguito. Solo un
secolo dopo, nel 1095 (al grido di
Deus vult!), il pontefice Urbano II
lanciò un appello nei concili di Pavia e di Clermond, per soccorrere i
cristiani d'Oriente e di Gerusalemme. I preparativi per quella che sarebbe stata
la prima
c. si misero subito in moto a livello europeo. La data del
raduno fu fissata per l'agosto del 1096 a Costantinopoli, nonostante proprio in
quel momento Alessio I Comneno avesse raggiunto un accordo di tregua con i
Turchi. Tuttavia già nella primavera si formò un movimento
spontaneo, una spedizione non ufficiale che gli storici chiamarono poi la
c.
dei pezzenti. Decine di migliaia di popolani mossero dalla Germania
meridionale verso Oriente, guidati dal monaco
Pietro l'Eremita e dal
cavaliere
Gualtiero Senz'averi, spinti dalla convinzione di guadagnarsi
così dei meriti spirituali o forse ancor più dal desiderio di
sfuggire alla povertà e trovare fortuna in questa impresa. Nella loro
marcia lungo il Danubio e attraverso Ungheria e Bulgaria si verificarono
saccheggi e devastazioni, massacri di Ebrei ma, giunti a Costantinopoli e
passato il Bosforo, i "pezzenti" furono decimati senza fatica dai Turchi presso
Nicea. Nel frattempo si era mossa la spedizione detta poi
dei baroni,
alla quale si riunì in seguito con pochi superstiti Pietro l'Eremita, i
cui partecipanti confluirono a Gerusalemme, con un poco di ritardo, nel 1097.
All'appello papale avevano risposto numerosi esponenti della nobiltà
europea, fra cui: Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, coi fratelli
Baldovino ed Eustachio, i Normanni d'Italia con Boemondo d'Altavilla, principe
di Taranto, e suo nipote Tancredi, i conti di Champagne, di Fiandra, di Tolosa,
i francesi Ugo di Vermandois, figlio del re Enrico I, e Roberto duca di
Normandia. Non avevano un capo militare ma erano guidati dal legato pontificio
Ademaro di Monteil, vescovo di Puy. Le truppe erano formate da circa 60.000
uomini, organizzati in veri eserciti regolari, tra cui numerosi cadetti di
grandi famiglie, alla ricerca di un feudo che la legge del maggiorascato negava
loro in patria. L'imperatore bizantino non accolse favorevolmente gli eserciti
crociati, temendo da una parte che un tale assembramento di armati vanificasse
la tregua con i Turchi e dall'altra che condottieri di tale importanza non
volessero in realtà restituire al suo Regno le terre che i Turchi gli
avevano sottratto. Per questo motivo, prima di impegnarsi a trasportare i
soldati oltre il Bosforo e a vettovagliarli, pretese dai capi crociati un
giuramento formale che tutti i territori che appartenevano in precedenza
all'Impero bizantino sarebbero tornati ad esso. Nel giro di poche settimane
caddero Nicea, Dorileo, presso la quale venne sconfitto un esercito selgiuchide,
e, superato il Tauro, i crociati penetrarono in Siria. Qui Baldovino di Fiandra
si separò dal corpo della
c. e conquistò Edessa, che fece
sua contea: fu il primo Stato crociato. Ad esso seguì l'istituzione dello
Stato di Antiochia. Boemondo si proclamò signore della città e
libero da ogni legame di sudditanza con Bisanzio. Benché decimati da una
grave pestilenza, in cui morì anche il legato papale, e da numerose
defezioni per fame, le truppe continuarono la marcia verso Gerusalemme condotte
da Goffredo di Buglione. La Città Santa fu presa nel 1099. Al termine
della
c., dunque, i Turchi selgiuchidi avevano perso il settore
occidentale dell'Anatolia, tornata ai Bizantini, la Siria e la Palestina
controllate dai crociati. Raimondo di Tolosa e Goffredo di Buglione si contesero
il diritto su quello che sarebbe stato il Regno latino di Gerusalemme. Prevalse
il secondo che assunse il titolo di "difensore del Santo Sepolcro", mutato in
quello di re dal fratello Baldovino che ne fu il successore quando Goffredo
morì nel 1100. Patriarca di Gerusalemme fu designato l'arcivescovo di
Pisa Daiberto, che aveva guidato la flotta pisana, mentre alle città
marinare di Genova e Venezia, per l'aiuto prestato nelle operazioni di
vettovagliamento, furono concessi quartieri d'affari, scali commerciali e
privilegi mercantili nelle città del Regno. Il territorio dello Stato
comprendeva Palestina e Fenicia e in esso furono introdotte le istituzioni
feudali: presto si divise in signorie e principati, fra cui la contea di
Tripoli, il marchesato di Tiro, le signorie di Giaffa, di Tiberiade, di Galilea.
Il quadro politico era complicato dalla presenza dei già ricordati Stati
latini di Antiochia e di Edessa, coi quali il Regno di Gerusalemme avrebbe
dovuto entrare in una sorta di confederazione, mai pienamente realizzata. La
notizia della presa di Gerusalemme suscitò grandi entusiasmi nell'Europa
cristiana, spingendo altri sulla via aperta dai primi crociati: ben quattro
schiere, per lo più "pezzenti", si incamminarono per la Terra Santa,
partendo dalla Lombardia, dalla Baviera, dalla Borgogna, dal Poitou. Tutte e
quattro furono annientate dai Turchi durante la traversata dell'Asia Minore.
L'istituzione degli Stati latini in Oriente, che riprodussero le strutture
economiche, politiche e sociali del mondo occidentale, e l'insediamento del
clero cristiano in Gerusalemme, diedero grande impulso ai pellegrinaggi in Terra
Santa da tutto il continente europeo. Tuttavia il territorio ben presto rimase
sguarnito, avendo fatto ritorno in patria gran parte dei contingenti militari, e
paradossalmente la necessità di rafforzare questi nuovi insediamenti
occidentali contro le ricorrenti minacce musulmane diventò una delle
cause che portarono in seguito alle altre
c., per finanziare le quali il
Papato istituì un tributo sui benefici ecclesiastici, costituendo
un'entrata in più per il fisco dello Stato Pontificio. ║
Seconda
c. (1147-1149): nel 1144 l'emiro di
Mōsul occupò Aleppo ed Edessa con un colpo
di mano, minacciando la Palestina e smascherando l'intrinseca debolezza degli
Stati latini d'Oriente. I cristiani di Gerusalemme, sentendosi inadeguati a
resistere a un possibile attacco, nonostante l'appoggio delle Repubbliche
marinare e l'istituzione degli ordini monastico-cavallereschi, chiesero aiuto
agli Stati europei. Luigi VII di Francia sollecitò, da parte di papa
Eugenio III, il bando di una
c., la cui predicazione venne affidata a San
Bernardo di Clairvaux. Essa fu guidata dallo stesso Luigi VII e dall'imperatore
Corrado III che, alla testa delle rispettive armate, si diressero separatamente
a Costantinopoli attraverso i Balcani. L'imponenza delle forze
c. spinse
l'imperatore bizantino Manuele I Comneno ad allearsi con il sultano di Rum,
sconfiggendo Corrado III a Dorileo e obbligando Luigi VII a imbarcarsi con la
cavalleria abbandonando i suoi fanti. I due sovrani si riunirono a Gerusalemme,
nel 1148, con l'intenzione di appoggiare Baldovino III, re gerosolimitano dal
1143, in una spedizione contro Damasco salvo
abbandonare l'impresa all'avvicinarsi
dell'esercito di Mōsul. La seconda
c. non
ebbe dunque alcun esito positivo. ║
Terza c. (1189-1192): mentre il
Regno di Gerusalemme si indeboliva per le continue lotte dinastiche e civili,
Siria ed Egitto si fusero in unico organismo statale sotto la guida del sultano
di Aleppo
Nūr
ad-Dīn e del suo successore
Salāh ad-Dīn
Yusuf, passato alla storia in Occidente come il
Saladino. Quest'ultimo, in una battaglia presso il lago di Tiberiade, ad Hattin,
distrusse gran parte delle forze della Siria latina e fece prigioniero il nuovo
re di Gerusalemme Guido di Lusignano (1187). Si mostrava nuovamente la
fragilità della compagine degli Stati crociati, tanto reale che, nel giro
di tre mesi, Saladino entrò a Gerusalemme, rispettandone peraltro gli
abitanti. Di tutte le città in mano ai latini solo Tiro seppe validamente
resistere, difesa da Corrado marchese di Monferrato. Queste notizie misero in
moto l'organizzazione della terza
c., già sollecitata da papa
Gregorio VIII e poi bandita dal successore Clemente III. All'appello risposero
diversi sovrani, tanto che questa fu definita la
c. dei re: Federico
Barbarossa imperatore, Filippo II Augusto re di Francia, Riccardo Cuor di Leone
re d'Inghilterra, Guglielmo II re normanno di Sicilia. Mentre re Guglielmo con
la sua flotta disturbava i movimenti di Saladino in Siria, ritardandone
l'intervento militare, il Barbarossa partì con un fortissimo esercito e
conquistò Adrianopoli, allo scopo di convincere l'imperatore bizantino a
traghettare le truppe al di là del Bosforo. Una volta in Asia, l'armata
cristiana espugnò Iconio (1190), ma si disperse quando, nel giugno del
medesimo anno, l'imperatore morì. I re di Francia e di Inghilterra,
salpati dalla Sicilia, giunsero in Palestina nel 1191, anche perché il re
inglese approfittò di uno sbarco imprevisto a Cipro per conquistare
l'isola, possedimento bizantino. I due re espugnarono Acri, assediata fino ad
allora da Guido di Lusignano, con l'aiuto di una squadra navale pisana e
genovese. Dal momento, però, che entrambi miravano al comando supremo
della
c. per ottenerne i maggiori vantaggi, le discordie crebbero al
punto che Filippo Augusto tornò in Francia. Riccardo Cuor di Leone si
attardò in Palestina, sconfiggendo due volte il Saladino ad Arsuf nel
1191 e a Giaffa nel 1192; tuttavia la riconquista di Gerusalemme si
rivelò impossibile e Riccardo stipulò una tregua quinquennale con
Saladino che prevedeva garanzie per i pellegrini. La terza
c., dunque,
raggiunse l'obiettivo minimale di impedire la caduta della Siria franca e
portò alla nascita di un nuovo Regno di Gerusalemme, affidato a Corrado
di Monferrato. ║
Quarta c. (1202-1204): fu bandita da papa
Innocenzo III non appena salì al soglio pontificio, rientrando nei suoi
progetti un intervento cristiano in Oriente quale momento di sostegno e
realizzazione della sua politica teocratica. Dal momento che i sovrani d'Europa
non aderirono al nuovo appello papale, essendo impegnati a risolvere le contese
reciproche, la
c. stentò a partire per la mancanza di fondi
adeguati, che Innocenzo cercò di raccogliere imponendo nuovi tributi a
laici ed ecclesiastici. I crociati, per lo più cavalieri francesi e
italiani, si riunirono a Venezia, guidati da Baldovino IX di Fiandra e da
Bonifacio II di Monferrato. Fu proprio la mancata soluzione del problema
finanziario a sottrarre la
c. ai suoi assunti ideali e alla direzione
politico-spirituale della Chiesa, fatto che diede inizio a una deriva laica e
puramente militare di queste spedizioni. Infatti, non disponendo del denaro
necessario a noleggiare le navi, i crociati barattarono con il doge Enrico
Dandolo il loro aiuto alla riconquista di Zara, in cambio del trasporto.
L'avanzata delle truppe cristiane si arrestò dunque, contro il parere del
papa, alla cittadina dalmata, che fu riconsegnata ai Veneziani nel 1202,
meritando alla Serenissima la scomunica papale. Fu deciso, in aggiunta, di
accogliere la richiesta di soccorso inoltrata dall'imperatore bizantino Isacco
II Angelo, che era stato deposto da un fratello, in cambio della somma di
200.000 marchi d'argento. Si trattava questa volta di espugnare la stessa
Costantinopoli, impresa caldeggiata dal doge che ne scorgeva i possibili
vantaggi per il suo stato. Nel 1203, investita dai crociati e cinta d'assedio,
Costantinopoli capitolò e l'imperatore Angelo tornò sul trono,
associandovi il figlio. I due tuttavia non onorarono il patto stretto con le
truppe cristiane, temendo forse le conseguenze politiche, più che quelle
economiche, che ciò avrebbe comportato. Una nuova rivolta popolare
rovesciò i due imperatori e li sostituì con Alessio V Marzuflo
(1204) e i crociati, sempre in attesa del pagamento, decisero la presa della
città: vi entrarono nel 1204, abbandonandosi a una terribile strage e al
saccheggio. In tal modo nacque l'
Impero Latino d'Oriente
(V. LATINO D'ORIENTE, IMPERO), il cui primo
sovrano fu Baldovino di Fiandra. Il territorio fu diviso in numerosi feudi: il
ducato di Atene, il principato di Acaia, le signorie di Tebe e di Corinto, e il
più importante Regno di Tessalonica affidato a Bonifacio del Monferrato.
Venezia, dal canto suo, occupò le posizioni commerciali di maggior
rilievo, rendendo le isole greche dello Ionio e dell'Egeo poco meno che colonie.
Poco o niente ottennero Pisa e Genova, fatto che le rese avversarie irriducibili
della Serenissima, nettamente privilegiata su tutti. La
c., dunque,
anziché liberare i Luoghi Santi e restituirli ai cristiani, ebbe l'esito
di abbattere l'Impero bizantino realizzando le mire di espansione commerciale di
Venezia. L'Impero latino d'Oriente fu in realtà un organismo assai
fragile, indebolito sin dalle origini da rivalità feudali interne,
dall'ostilità delle popolazioni locali (acuita non poco dalla componente
confessionale che contrapponeva i regnanti cattolici al popolo greco-ortodosso),
dalla presenza incombente dell'imperatore Teodoro Lascaris, che aveva portato la
sua sede a Nicea. A tutto ciò si aggiunse il sostanziale disinteresse
europeo e il conseguente isolamento dell'Impero. Infine, nel 1261, Michele VIII
Paleologo riconquistò Costantinopoli, grazie all'aiuto prestato da
Genova, in odio alla rivale Venezia. ║
Quinta c. (1217-1221): dal
momento che la precedente non aveva nemmeno raggiunto la Terra Santa, Innocenzo
III bandì fin dal 1215 una quinta
c., che fu però
organizzata dal suo successore Onorio III. Per la prima volta i Francesi non
parteciparono in modo consistente, essendo impegnati in patria nella
c.
contro gli Albigesi (1209-29), e l'impresa fu condotta da Andrea II d'Ungheria,
Leopoldo VI d'Austria e Giovanni di Brienne, re titolare di Gerusalemme.
Sbarcati ad Acri, i crociati attaccarono senza esito la fortezza del monte
Tabor, insuccesso che fece rimpatriare subito una parte delle truppe. I
più convinti, guidati da Giovanni di Brienne, si rivolsero allora contro
l'Egitto ritenendolo un ponte più sicuro per toccare la Palestina: nel
1219 conquistarono il porto di Damietta e avanzarono lungo il Nilo nell'intento
di prendere Il Cairo. Furono sconfitti e costretti a rendere Damietta (1221).
Nel 1227, Federico II, che aveva già preso la croce nel 1215 ma aveva
sempre rinviato la partenza, organizzò una nuova spedizione
c..
Alcuni storici attribuiscono alla sua impresa il nome di
sesta c., anche
se in realtà essa fu una risposta, seppur distinta dalla precedente, al
bando del 1215. Salpato da Otranto, Federico ritornò subito indietro
dicendosi ammalato e il papa Gregorio IX non esitò a scomunicarlo.
L'imperatore riprese il mare l'anno seguente, sbarcò in Terra Santa e,
nel 1229, trattò con il sultano d'Egitto al-Kamil una tregua e il
possesso decennale per i cristiani di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e una
serie di località costiere comprese fra Acri e Giaffa. Federico II
assunse anche il titolo di re di Gerusalemme. Tale iniziativa diplomatica non fu
riconosciuta dalla Chiesa, che non sfruttò l'opportunità
favorevole, finché nel 1244 Gerusalemme fu nuovamente presa dai musulmani
d'Egitto, che a Gaza avevano travolto l'esercito del Regno latino. ║
Sesta c. (1248-1254): il Concilio di Lione del 1245 bandì una
nuova
c., cui rispose il re di Francia Luigi IX che organizzò da
solo la spedizione. Partì nel 1248 ma sbarcò in Egitto solo un
anno dopo, conquistando Damietta. Rifiutò una soluzione diplomatica
offerta dal sultano, disposto a cedere Gerusalemme, Ascalona e gran parte della
Galilea e marciò in direzione del Cairo. Seguirono due gravi sconfitte
durante il 1250, la più grave presso El-Mansura, quando lo stesso re fu
fatto prigioniero. La sua liberazione e quella dei crociati superstiti
costò un'enorme somma di danaro e, naturalmente, la riconsegna di
Damietta. Luigi IX, tuttavia, si fermò ancora a lungo in Palestina con
l'intento di rafforzare e riorganizzare le piazzaforti cristiane di Acri,
Sidone, Giaffa, Cesarea. ║
Settima c. (1270): su invito di papa
Clemente IV, in seguito alla notizia della caduta di Antiochia nel 1268, lo
stesso Luigi IX guidò una nuova
c. seguito dal fratello Carlo
d'Angiò, re di Sicilia. Quest'ultimo, mosso per lo più da progetti
espansionistici nel Mediterraneo, convinse Luigi IX a porre Tunisi come prima
tappa: la città venne presa d'assedio nel 1270, ma il diffondersi di una
violenta epidemia, in cui morì di peste lo stesso re, decimò
l'esercito. Carlo d'Angiò, tuttavia, riuscì a trattare una pace
vantaggiosa con il
bey di Tunisi, da cui ottenne il possesso delle isole
di Malta e di Pantelleria. ║
C. improprie (XIV-XV sec.): l'ultimo
quarto del XIII sec. vide tutti i possedimenti cristiani in Terra Santa tornare
nelle mani dei Turchi (Acri cadde nel 1291), senza che i Regni europei in via di
consolidamento se ne occupassero. Se le
c., almeno a partire dalla
quarta, avevano già perso la loro connotazione religiosa, tale
connotazione ormai era messa in dubbio nella sua validità stessa
all'interno della stessa Chiesa, quando esponenti di Ordini religiosi, quali
francescani, domenicani e cluniacensi, criticarono le
c. in quanto
spedizioni armate, aprendo la strada all'idea di missione e di conversione
attraverso la predicazione. Nella prima metà del XIV sec. furono tuttavia
bandite delle
c., definite improprie in quanto operazioni difensive in
risposta al dilagare dell'Impero turco verso l'Europa cristiana, e non di
liberazione.
C. furono dunque chiamate le spedizioni dei cavalieri
Ospitalieri alla conquista di Rodi nel 1308 (che essi peraltro tolsero ai
Bizantini, non ai musulmani) e di Smirne, in mano ai Turchi, nel 1344. Nel 1365
papa Urbano V bandì una
c. cui rispose Amedeo VI di Savoia, che
non ebbe però conseguenze significative. L'impresa condotta nel 1396
contro i Turchi da Giovanni Senza Paura, in soccorso di Sigismondo di
Lussemburgo re d'Ungheria e col concorso di un gran numero di cavalieri
cristiani di ogni Nazione, fu assai più rilevante, ma si concluse con una
drammatica disfatta a Nicopoli, che permise ai Turchi di dilagare nella valle
danubiana. Il secolo successivo vide la
c. antiottomana guidata dal
cardinale e legato pontificio Cesarini con il re di Polonia Ladislao e il
principe di Transilvania Giovanni Hunyadi, terminata con la disfatta di Varna
nel 1444. La caduta di Costantinopoli nel 1453 e il crollo dell'Impero bizantino
ad opera dei Turchi di Maometto II, pur causando grande sgomento, non mosse la
cristianità ad alcuna
c., che pure era stata bandita da Pio II
(1464). La battaglia di Lepanto, combattuta un secolo dopo (1571) con vero
spirito di
c., segnò anche il tramonto di questo tipo di imprese.
║
Conseguenze delle c.: pur fallendo, nel loro complesso, lo scopo
originario della liberazione del Sacro Sepolcro, le
c. portarono a
conseguenze importantissime in diversi ambiti. Da un punto di vista
politico-militare, le campagne
c. e le forme statali da esse create, pur
se relativamente effimere, contribuirono a frenare l'avanzata turca verso
l'Europa, consentendo agli Stati cristiani di crescere e svilupparsi. Da un
punto di vista sociale ed economico, aprirono sbocchi sia alla feudalità
minore sia alla borghesia cittadina. Da un punto di vista culturale, permisero
la circolazione fra Europa cristiana e Oriente musulmano di testi e codici
classici come di opere arabe, che allargarono enormemente l'orizzonte delle
conoscenze.