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Criminologìa.

Scienza che ha per oggetto lo studio del crimine o dei comportamenti devianti di singoli o gruppi, avvalendosi dell'ausilio di altre discipline (dalla biologia alla psicologia, dall'economia alla sociologia) per cercare di spiegare le cause dei delitti e i modi più idonei per prevenirli. ● Encicl. - L'introduzione di una metodologia sistematica, per quanto sorpassata, nell'ambito della c. si deve a C. Lombroso che, nella sua opera L'uomo delinquente apparsa nel 1876, teorizzò l'esistenza di una predisposizione biologica alla criminalità: in altre parole, il criminale sarebbe un essere biologicamente determinato. Lombroso descrisse cinque tipi antropologici corrispondenti ciascuno a un modello comportamentale ben preciso: il criminale nato, il criminale pazzo, il criminale passionale, il criminale occasionale, il criminale abituale. Teorizzazione questa, che venne accettata da numerosi studiosi, ma venne poi gradualmente confutata dall'evoluzione degli studi sociologici e psicologici: G. Tarde ed E. Durkheim, per esempio, attribuivano il comportamento criminale esclusivamente a cause di natura socio-psicologica. Altri studiosi ancora (E.H. Sutherland, K. Mannheim) tentarono una sorta di compromesso tra le due opposte tendenze, proponendo una metodologia interpretativa globale che tenesse conto sia del contesto sociale nel quale l'individuo vive ed opera, sia delle sue personali caratteristiche fisiche e psichiche. A differenza di quanto pensava Lombroso, oggi si riconosce al criminale un livello notevole di intelligenza; una certa deficienza mentale è, semmai, legata ai crimini di tipo sporadico, anziché a quelli di tipo professionale. Lo studio della delinquenza si è molto avvantaggiato dell'introduzione di test; si deve a Müstenberg il merito di aver per primo applicato la psicologia ai procedimenti giudiziari. Notevole anche il contributo della psicoanalisi, che considera il reato alla stregua di una nevrosi, come conseguenza cioè dei rapporti conflittuali tra l'Io e il Super-Io: alla base di molti crimini starebbe, secondo Freud, un inconscio senso di colpa. Alcuni studi recenti attribuiscono importanza anche ai fattori ecologici, nonché alla dose di aggressività del singolo; altri mettono in evidenza il rapporto che intercorre spesso tra il comportamento criminale e la presenza di alterazioni di carattere cromosomico. Va, infine, sottolineato che il superamento della concezione biologica e determinista della vecchia scuola di c. ha avuto modo di riflettersi nella legislazione italiana: il nuovo testo del primo libro del Codice Penale, approvato nel 1973, tra le altre innovazioni comporta l'abolizione della figura giuridica del delinquente per tendenza.