(dal greco
chorèia: danza e
gráfo: descrivo). Arte di comporre i balletti, disegnando i passi
e le figure che i singoli e i gruppi dovranno eseguire e armonizzandoli con la
musica e con gli altri elementi dello spettacolo. ║ Per estens. -
Attività di ideazione e creazione di un balletto. ║ Per estens. -
Il termine viene utilizzato anche in relazione ad altri generi di spettacolo
come il cinema, la televisione. ║ Spreg. - Il termine viene utilizzato con
riferimento a cerimonie e cerimoniali sfarzosi ma troppo formali. ●
Encicl. - Le origini della
c. vengono fatte risalire alle descrizioni
contenute nel trattato di Messer Domenico da Piacenza
De arte saltandi et
choreas ducendi (XIV sec.). Dopo quest'opera altri autori si interessarono
all'argomento e fornirono descrizioni delle diverse danze, corredate da
indicazioni figurative sull'esecuzione dei passi in relazione alla musica. Tra i
volumi più interessanti ricordiamo:
De practica seu arte tripudii
(XV sec.) di Guglielmo Ebreo da Pesaro,
Il ballarino (1581) di Fabrizio
Caroso da Sermoneta,
Orchésographie (1588) di Thoinot Arbeau,
Le gratie dell'amore (1602) di Cesare Negri. Nel 1700 fu pubblicato il
trattato
Choréographie ou l'art d'écrire la danse par
caractères, figures et signes demonstratifs di R.-A. Feuillet, che
segnò il punto di partenza per gli ulteriori sviluppi della
c.
Nell'opera è possibile ricostruire le linee essenziali del balletto
francese, attraverso le esperienze di Lully, Beauchamps e Pécourt, attivi
alla corte di Luigi XIV. Il sistema di scrittura coreografica subì
ulteriori sviluppi nei secc. XIX e XX. In particolare si ricordano le
innovazioni nel campo della notazione, introdotte da Rudolf von Laban
(V.).