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Corano.

Libro sacro dell'Islam, al tempo stesso codice religioso, fonte del diritto e opera letteraria. Il termine arabo qu'rān, letteralmente significa declamare ad alta voce e quindi inizialmente indicava la recitazione di brani della rivelazione e solo in seguito, per estensione, il libro stesso che li conteneva. Secondo l'ortodossia, Maometto non sarebbe l'autore, ma solo l'intermediario fisico della sua rivelazione. Infatti il C., in quanto verbo eterno di Dio, come Dio è eterno e increato e si è rivelato al Profeta, attraverso l'angelo Gabriele, in "chiara lingua araba" in un lasso di tempo determinato, mentre il suo archetipo rimane custodito in cielo. La scienza orientalistica è unanime nell'attribuire il C. a Maometto che lo rivelò a brani ai suoi discepoli fra il 610 e il 632. Tuttavia il suo racconto non era mai dettato direttamente a scrivani, ma piuttosto tramandato oralmente e solo dopo la morte del Profeta se ne ebbero redazioni complete che però, ovviamente, non potevano più offrire una esatta successione cronologica delle varie parti. Il primo califfo, Abū Bakr, raccolse tutto il materiale coranico scritto e orale e ne affidò la sistemazione a Zayd ibn Thabīt, che era stato segretario di Maometto. Solo sotto il terzo califfo, 'Othman, fu stesa la redazione definitiva e ufficiale, ordinando la distruzione di tutte le versioni non autorizzate. I manoscritti più antichi di questa redazione in nostro possesso risalgono all'VIII sec. Il C. è costituito da 114 sure (capitoli), disposte in ordine decrescente di lunghezza, ad esclusione della prima detta Fātiha. Ogni sura è suddivisa in versetti, āyat, ed è preceduta da un titolo che spesso indica l'argomento trattato. Essendo ordinato secondo il criterio formale della lunghezza e non secondo il criterio di tipo contenutistico, il C. non appare come un'opera organica e ordinata, ma piuttosto come una giustapposizione di capitoli i quali, però, presi autonomamente hanno spesso un valore elevato anche da un punto di vista letterario. I filologi sono riusciti a stabilire la cronologia interna dei capitoli, sicché per ogni sura è indicato anche il luogo della rivelazione: la Mecca o Medina. Le cosiddette meccane, appartenenti cioè al primo periodo della predicazione del Profeta, sono dotate di maggior afflato poetico e mistico, mentre le medinesi, posteriori all'egira del 622, hanno tono più discorsivo e contenuto normativo. Il contenuto è assai vario: la rivelazione della nuova fede a Maometto e l'ordine di predicarla; l'onnipotenza di Allah; discorsi escatologici; le invettive contro gli infedeli e i nemici del Profeta; le storie e i racconti aventi come protagonisti personaggi e patriarchi biblici; norme giuridiche e di culto per i fedeli dell'Islam. Sono senz'altro riconoscibili come fonte d'ispirazione, teologica ma anche normativa e cultuale, l'Ebraismo e il Cristianesimo, in particolare nell'accezione orientale e gnostica. A partire dall'VIII sec. cominciarono a fiorire i lavori di esegesi e di commento al C., che raccolsero anche tradizioni orali che si facevano risalire a Maometto e ai suoi discepoli, ma che non avevano trovato spazio nella redazione ufficiale. Il più famoso dei commenti (tafsir) al C. è quello di at-Tabarī. Solo recentemente, a beneficio dei Paesi musulmani non di lingua araba, il modernismo islamico ha accettato le traduzioni del C. che, però, sono sempre corredate del testo a fronte in arabo, che è la sacra lingua della rivelazione.