Parte della ragioneria che si occupa del controllo e
dell'amministrazione economica di un'azienda. ║ L'insieme delle operazioni
contabili, delle scritture dei fatti riguardanti la gestione. ● Econ. pol.
- Precise norme, ispirate alla Costituzione repubblicana e modificate nel corso
degli anni, regolano l'amministrazione del patrimonio statale, in particolare
tutte le operazioni relative al movimento del danaro pubblico. La
c.
dello Stato si distingue in nazionale e generale. ║
C. nazionale o
sociale: ramo della scienza economica che si occupa di rilevare in modo
sistematico tutte le transazioni tra i diversi settori dell'economia durante un
determinato periodo di tempo. Analizza in particolare i flussi reali e monetari
tra i diversi aggregati di operatori economici, stabilendo il processo di
formazione del reddito nazionale e la ripartizione di questo tra i consumi e gli
investimenti, senza sottovalutare la componente estera, rappresentata dal saldo
tra importazioni ed esportazioni; scopo della
c. nazionale è
dunque quello di porre in evidenza il funzionamento interno del sistema e i
legami di interdipendenza che connettono le sue diverse componenti. A tal fine
si distinguono le componenti del sistema, le forme di attività economica
(produzione, consumo, accumulazione della ricchezza), i settori o le
suddivisioni istituzionali del sistema stesso, i tipi di transazione (vendite,
acquisti di beni e di servizi, donazioni, imposte, trasferimenti correnti). Il
primo problema che si pone in sede di elaborazione di un sistema di
c.
nazionale è quello della suddivisione dell'economia in settori. Si tende
generalmente a considerare solo pochi settori fondamentali (o operatori
globali): produttori, consumatori, amministrazione pubblica (preposta alla
produzione dei servizi pubblici), Paesi esteri. Servendosi di metodi statistici
e della tecnica contabile delle grandi imprese, la
c. è importante
per la programmazione economica di un Paese, anche se il grado di
attendibilità delle rilevazioni in materia di
c. nazionale
effettuate dai diversi Paesi è incerto. In genere, si ammette che esso
sia generalmente inferiore a quello delle statistiche economiche, poiché
la
c. nazionale riguarda campi di rilevazione e di misurazioni
quantitative di fenomeni economici dei quali in precedenza non si era tentata
una valutazione quantitativa in forma organica. L'adozione di una
c.
nazionale comporta tuttavia notevoli miglioramenti nelle raccolte delle
statistiche economiche, in particolare nella valutazione del reddito nazionale.
Poiché l'adozione di un sistema di
c. nazionale comporta delicati
problemi di ordine metodologico, per evitare che nei vari Paesi si giunga alla
scelta di sistemi tra loro fondamentalmente dissimili e, quindi, a risultati tra
loro non comparabili, da parte degli organismi internazionali sono stati
proposti sistemi standardizzati. Per quanto riguarda l'Italia, essa ha aderito
al sistema proposto dall'OCSE. ║
C. generale: insieme delle norme
giuridiche che regolano le operazioni e le modalità di esecuzione, da
parte delle diverse amministrazioni, delle operazioni di movimento del denaro
pubblico. ● Econ. -
C. speciale: insieme di rilevazioni
economico-amministrative, prevalentemente di tipo analitico, che concernono
settori specifici dell'attività aziendale (ad esempio, la
c.
industriale serve a stabilire il costo totale e quello industriale di un
prodotto, al fine di misurare la remuneratività dei prezzi). ║
C. a ricalco: registrazione dei fatti contabili e amministrativi di
un'azienda effettuata mediante fogli di giornale vidimati e bollati e schede non
bollate; su di essi le scritture sono impresse contemporaneamente, diminuendo
così la possibilità di errori. La tecnica del ricalco, a mano o a
macchina, viene generalmente applicata al metodo della partita doppia. ║
C. meccanizzata: operazioni di
c. eseguite per mezzo di macchine
contabili, calcolatori, ecc. ● Encicl. - Anche se in forma estremamente
semplificata, quasi tutte le antiche civiltà fecero uso di tecniche di
c.; secondo quanto si può desumere dalle prime testimonianze,
inizialmente furono registrate cronologicamente le entrate e le uscite, che solo
in una seconda fase furono divise in due colonne diverse. Già nel Vecchio
Testamento si accenna a un sistema di controlli e di scritture per la
riscossione delle decime e per la custodia dei valori; presso gli Ateniesi, al
tempo di Aristotele, operavano tre segretari di Stato ai quali era affidato
l'incarico di vigilare sulle spese e di leggere i rendiconti nelle pubbliche
assemblee; ad essi erano affiancate due classi di magistrati contabili. Inoltre,
i prospetti delle entrate e delle spese erariali, dopo essere stati approvati
dalle assemblee, venivano incisi sulla pietra e resi noti al popolo. I Romani
distinsero il demanio dai beni patrimoniali dello Stato e, preoccupandosi del
controllo sul pubblico denaro che veniva custodito nei templi, affiancarono ai
funzionari dell'erario (
quaestores) una compagine di contabili
(
ratiocinatores) per la tenuta delle necessarie scritture. In seguito,
durante i secoli delle invasioni barbariche, il sistema contabile romano fu
abbandonato, ma con il feudalesimo fu ripristinata la distinzione tra il demanio
pubblico e la proprietà privata. Di particolare interesse è lo
svolgimento della finanza feudale in Inghilterra; qui nacque quel "diritto del
bilancio" che costituì la base essenziale della
c. pubblica
moderna. Infatti il Parlamento britannico, dopo aspre lotte, ottenne che fossero
ad esso comunicati periodicamente i bilanci statali dell'entrata e della spesa,
stabilendo che, senza il suo consenso, la Corona non potesse imporre alcun
tributo ai cittadini. Lo sviluppo della Monarchia assoluta impedì, in
Francia, uno sviluppo analogo ma, all'avvento della Rivoluzione, fu affidato ad
un'apposita commissione il compito di controllare la gestione finanziaria dello
Stato. In Italia fin dall'epoca dei liberi Comuni furono stabilite precise norme
in materia di
c., soprattutto per quanto riguardava la riscossione dei
tributi, perfezionate nelle epoche successive. Nella Repubblica Veneta, dalla
fine del XIII sec. la
c. assunse forme più complesse, che sono
alla base dell'attuale
c. a partita doppia: a causa dell'espansione del
commercio marittimo e del conseguente sviluppo del credito, divenne infatti
indispensabile separare i conti intestati al cliente da quelli dei fornitori e
tenere libri differenti per i conti dei terzi e il conto di cassa. Durante il
periodo rinascimentale fu creato il cosiddetto conto patrimonio o capitale
netto, adoperato per misurare l'entità del patrimonio del commerciante.
Nell'Italia meridionale la
c. di Stato fu adottata particolarmente dagli
Svevi e dagli Aragonesi; più tardi, i Borboni istituirono organi
specifici preposti alla gestione del pubblico denaro, mentre l'esercizio del
controllo venne affidato alla Gran Corte dei Conti. In Piemonte, infine,
già durante tutto il Medioevo i prìncipi sabaudi riconobbero alle
assemblee dei sudditi (Stati generali) il diritto di intervenire con il loro
voto nelle questioni finanziarie dello Stato. Nel XVI sec. fu istituito
l'ufficio del Controllore generale, da affiancare alla più antica Camera
dei Conti, e venne iniziata la pubblicazione periodica del bilancio dello Stato.